Giro dele Orobie (Bergamo): Rifugio Tagliaferri 2328 m.

Il rifugio è posto quale tappa intermedia all'itinerario naturalistico Antonio Curò trovandosi esattemnete a metà strada tra il rifugio Curò e il passo del Vivione.

 

L'ambiente è molto interessante sia per la • Apertura:continuato dal 12/6 al 10/9; fauna e la flora (la zona è tutelata dalla riserva faunistica Belviso/Barbellino), sia per i numerosi specchi d'acqua sparsi quà e là lungo tutti i versani delle montagne circostanti.

ACCESSO DA SCHILPARIO (RONCO)

Difficoltà: E, per Escursionisti;

Dislivello: 1250 m;

Segnavia: 413;

Attrezzatura: Scarponcini.

 

A meno di i Km da Schilpario, in corrispondenza delle case di Ronco, si supera il ponte sul torrente Vo e si prosegue a sinistra lungo la strada sterrata che in circa 800 metri porta al piazzale del Ristorante Vo (1100 m).

 

Si lascia l’automezzo e si seguita lungo la ella stradina che, in mezzo al bosco, lasciata a destra la muiattiera che porta al Passo del Venerocolo, supera il torrente su un caratteristico ponticello e con alcune curve porta alla Cascata del Vo. Una cinquantina di metri prima di giungere alla cascata (consigliata la visita) sulla sinistra un doppio ponticello di travi in legno scavalca il torrente Vo (segnalazione). Imboccare questo ponticello e innalzarsi lungo il bosco per ripido pendio fino ad incrociare poco più sopra la mulatteria che proviene da Ronco. Seguire a lungo con moderata pendenza questa mulattiera, alta sul torrente, fino a sbucare sul pianoro erboso dove, sulla sinistra, si trova la Baita di Venano di Sotto (quota 1500); con largo giro la mulattiera vince il cocuzzolo sul quale fa bella mostra di sé il piccolo fabbricato in muratura del rifugio dedicato a Placido Piantoni (1671 m). Senza raggiungere il rifugio che si lascia sulla sinistra, la mulattiera prosegue in piano poi, su alcuni massi, scavalca il torrente e si inerpica in direzione delle Baite di Venano di Mezzo (1679 m).

 

Un ripido sentiero dietro le baite sale in alto e va a raggiungere la mulattiera prima di una cengia scavata nella roccia; al di sopra il sentierino fa alcune curve, lascia a sinistra un bel pianoro erboso e in una ventina di minuti raggiunge la Baita di Venano di Sopra (1864 m), recentemente ristrutturata.

 

Il sentiero continua in piano nel pascolo (fare attenzione ai segnali); con un largo giro prima a ovest poi decisamente a sud si innalza gradatamente con una numerosa serie di serpentine. A quota 2100 circa oltrepassa un canale, generalmente con residui di neve: attenzione nell’attraversamento come attenzione si deve porre poco prima nell’attraversare un torrentello dove la mulattiera è letteralmente scomparsa.

 

Sempre con pendenza regolare, tipica delle mulattiere di guerra, ci sì innalza lungo un pendio di erbe e pietrame chiamato “i Solegà”; si oltrepassa un minuscolo laghetto a quota 2200 e qui la mulattiera prende decisamente la direzione nord. Quasi perfettamente in piano e per circa un chilometro e mezzo, la mulattiera continua assecondando alcune vallette poi, quando scompare perché franata, bisogna attraversare lungo una cengia di non facile percorso per una decina di metri; dopo un centinaio di metri facili ecco il Passo di Venano (2328 m). Al di là, la Valle di Belviso e vista sul Monte Torena e Pizzo Strinato.

 

Al Passo di Venano è stato costruito nel corso dell’estate 1985 un rifugio in muratura a cura della Sottosezione del CAI di Valle di Scalve, intitolato a Nani Tagliaferri scomparso sul Pukajirka Central (Ande Peruviane) il 14 luglio 1981. L’inaugurazione del rifugio è avvenuta il 22 settembre 1985.

IL PERIPLO DEL GRUPPO STRINATO-GLENO-RECASTELLO

Difficoltà: EE, per Escursionisti Esperti;

Dislivello: 500 m;

Segnavia: 324 per tutto il percorso;

Attrezzatura: Scarponi.

Nota: tutto il percorso è stato segnato dal CAI di Bergamo con il segnavia 324. Nella descrizione dell’itinerario però facciamo riferimento anche ai segnavia utilizzati dal CAI di Aprica per maggiore chiarezza.

Combinando questo itinerario con la seconda tappa del Sentiero Naturalistico A. Curò, si compie l’interessantissimo periplo del gruppo Strinato-Gleno-Recastello.

Dal rifugio Tagliaferri si sale al vicino passo del Venano, valico che permette di accedere alla valle dominata dal grandioso lago di Belviso, il maggiore invaso artificiale delle Orobie. Qui si imbocca la traccia segnalata dell’alta via delle Orobie Valtellinesi (segnavia 13) che scende sull’opposto versante: dopo alcuni tornanti il sentiero taglia in diagonale verso sinistra e incrocia la bella mulattiera (segnavia 12) che sale al passo di Belviso partendo dalle sponde del sottostante lago omonimo.

 

Sempre verso sinistra si aggirano le pendici della cima del Trobio e del monte Costone fino a raggiungere, presso quota 2000 m, un secondo bivio: lasciando a destra la traccia n. 12 si continua a mezza costa verso sinistra e in breve si arriva allo spiazzo dove è costruita la Malga Pila. Questa località è molto panoramica e permette di abbracciare con un solo colpo d’occhio tutto il versante destro della valle di Belviso, dominato dalle cuspidi del monte Telenek, del Sellero e del monte Venerocolo. Alla baita perviene anche la mulattiera pianeggiante (segnavia n. 5) proveniente dalla splendida conca che ospita il lago Verde e il lago Nero (percorso dell’Alta Via delle Orobie Valtellinesi): proseguendo su questo tracciato si continua per circa un chilometro in direzione Nord, Nord-Est finché non si incrocia il torrente che scende dal passo di Pila. Senza scavalcalo si resta sulla sua destra idrografica e, seguendo alcune tracce di sentiero (segnavia 324), si inizia la faticosa salita che permette di vincere i 500 metri di dislivello che separano dal valico. Dopo un buon tratto in direzione Ovest si taglia a destra e poi nuovamente sulla sinistra del torrente finché non si raggiunge la ripida barriera rocciosa sovrastante. Qui l’unico punto di passaggio è dato dal solco acquifero: seguendolo si trovano le tracce di sentiero e in breve si arriva all’ampia sella del passo di Pila.

 

Dal passo di Pila si torna sul versante meridionale delle Orobie, dove la traccia n. 324 prosegue fino ad arrivare al rifugio Curò. La zona, nonostante la presenza a poca distanza di tre rifugi alpini, è tra le più selvagge ed isolate di tutto il gruppo montuoso e non sarà senz’altro difficile avvistare branchi di camosci o sentire i caratteristici fischi delle marmotte. Poco al di sotto del valico si raggiunge il piccolo laghetto di Pila e, sempre rimanendo sul fondo del valle, con un giro prima in direzione Nord-Ovest poi decisamente Ovest, si arriva al lago Naturale del Barbellino.

Contornata la sponda settentrionale del bacino, si supera il nuovo rifugio Barbellino (privato) e si imbocca la bella mulattiera militare: dopo aver superato il torrente che scende dalla valle della Malgina, si giunge nella sottostante conca occupata dal grande invaso artificiale del Barbellino. Percorrendone la sua sponda meridionale, con un percorso quasi pianeggiante si arriva infine al rifugio Curò.

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