Giro delle Orobie (Bergamo): Rifugio Lecco 1777 m.
Anche se si trova a pochi minuti dagli impianti di risalita delle piste da sci ai Piani di Bobbio, questo rifugio, costruito al centro di un bellissimo anfiteatro calcareo dominato dallo Zuccone dei Campelli, è immerso in un'atmosfera selvaggia e suggestiva.
E' un punto di passaggio obbligato per compiere ascensioni allo Zuccone dei Campelli e allo Zucco Pesciola e per la più facile traversata del "sentiero degli stradini".
ACCESSO DA VALTORTA
Difficoltà: T, Turistico;
Dislivello: 400 m;
Segnavia: dai piani di Bobbio n. 101;
Attrezzatura: Scarponcini.
Da Valtorta (935 m), nella Valle del Torrente Stabina, si continua lungo la strada carrozzabile che conduce ai Piani di Ceresola con baite, poi prosegue con curve e tornanti fino a toccare i Piani di Bobbio, a poche decine di metri dal Rifugio Sora (1662 m - privato). Si prosegue in direzione est sui bei piani erbosi, e in meno di un’ora si tocca il Rifugio Lecco (1779 m) del CAI di Lecco, posto su un cocuzzolo all’imbocco del Vallone dei Camosci.
IL SENTIERO DEGLI STRADINI
Difficoltà: E, per Escursionisti;
Dislivello: 150 m;
Segnavia: bolli e indicazioni della S.E.L.;
Attrezzatura: Scarponcini.
Questa traversata, molto frequentata, collega i piani di Bobbio a quelli d'Artavaggio, con un percorso però complessivamente più breve e meno ripido di quello utilizzato dal Sentiero delle Orobie Occidentali. In alcuni punti richiede comunque un certo impegno, lungo la testata della valle del Faggio si devono infatti superare brevi passaggi su roccia, talvolta attrezzati con catene fisse, per attraversare i canali che scendono sul fianco meridionale dello Zuccone Campelli e della cresta Ongania. Dal punto di vista geomorfologíco questa è l'area più interessante toccata dall'ítínerario che, tenendosi sotto l'alta bastionata dello Zucco di Pesciola, permette di osservarne i torrioni, le pareti, i pinnacoli e i salti di roccia in un paesaggio "dolomitico". Molto gradevole anche il panorama sull'altopiano, le Grigne e il Resegone.
Dal rifugio Lecco si seguono le indicazioni per la via ferrata alla Zucco di Pesciola (via ferrata “Rebuzzini”) che conducono, dopo un breve saliscendi, alla vicina bocchetta di Pesciola (1784m), depressione tra la cresta Ongania e lo Zucco Orscellera, da cui si ha un bel panorama sul vallone dei Camosci e, alle spalle, dal Pizzo dei Tre Signori al Legnone.
Qui si lascia a destra l'itinerario n. 9 che sale da Moggio e si prosegue in piano, entrando nell'impluvio della valle del Faggio tenendosi al di sotto della bastionata della cresta Ongania, ricca di interessanti conformazioni calcaree. Si lascia a sinistra l'attacco della "via ferrata Rebuzzini” e si oltrepassano diversi spalloni e canali rocciosi (uno assai ripido richiede molta attenzione), percorrendo il fianco meridionale dello Zucco di Pesciola che si alza alla testata della valle del Faggio. Aiutati da una scaletta e da catene fisse si superano canali e piccole cenge, quindi si continua alternando tratti di sentiero su terreno erboso a passaggi su roccia fino ad arrivare all'ampia dorsale del Colletto del Faggio (1838m, panorama sul monte Sodadura e la cima di Piazzo), che si attraversa per entrare nell'altopiano d'Artavaggio.
Si scende verso la casera Campelli, che si scorge in basso, ma poco prima, a un bivio, si tralasciano le tracce per la casera e per i rifugi Cazzaniga-Merlini e Nicola seguendo il percorso a destra indicato dai segnavia (lettera "A", cerchio e freccia in minio con scritta "Funivia"). Per un breve tratto non vi sono tracce evidenti sul terreno, poi si ritrova il sentiero, si giunge a un secondo bivio e si continua diritto sulle tracce meno marcate. In ambiente carsico, sul bordo di doline e conche erbose, si prosegue la discesa, si attraversa il piano della Scaletta dove si perviene a un altro bivio e, lasciando a destra il sentiero per i piani di Artavaggio, si prosegue a sinistra fino a raggiungere il rifugio Cazzaniga-Merlini.
NOTA: Per tornare al rifugio Lecco è possibile servirsi della 2° tappa del Sentiero delle Orobie Occidentali, oppure seguire l’itinerario escursionistico descritto per raggiungere lo Zuccone dei Campelli dal rifugio Cazzaniga.
VIA FERRATA "MINONZIO" ALLO ZUCCONE DEI CAMPELLI
Difficoltà: EEA, per Escursionisti Esperti con l'Attrezzatura necessaria; Dislivello: 450 m;
Segnavia: bolli e indicazioni della S.E.L.;
Attrezzatura: Scarponcini, Casco, Imbracatura e Kit da Ferrata.
Dal rifugio Lecco si prende il sentiero che sale da Valtorta e lo si segue in senso inverso sino a raggiungere la stazione superiore di uno skilift ai piedi dell’erboso versante occidentale dello Zucco Barbesino. Sul muro in cemento di una casetta nei pressi dell’impianto di risalita è ben dipinta una freccia in vernice: seguendola ci si avvicina al pendio più ripido e aiutandosi con alcuni segnavia si inizia a guadagnare quota. La spalla dello Zucco Barbesino è in gran parte erbosa, ma durante la salita sono sempre più numerosi i pinnacoli rocciosi che svettano rendendo più suggestivo il paesaggio. Comunque, senza particolari problemi, si vincono circa 300 metri di dislivello e si raggiunge il filo dell’ampia cresta occidentale, seguendo la quale in breve si sale al cucuzzolo dello Zucco Barbesino, avendo di fronte tutto il maestoso anfiteatro del vallone dei Camosci dominato dalle verticali pareti calcaree dello Zuccone dei Campelli.
Per arrivare all’attacco della via ferrata, dalla vetta bisogna scendere verso Sud al sottostante intaglio della cresta che divide lo Zucco Barbesino dallo Zuccone dei Campelli (questo valico può anche essere raggiunto direttamente tagliando a mezza costa il versante meridionale dello Zucco stesso non appena la traccia di sentiero sale alla cresta occidentale). Presso l’intaglio giunge pure un ripidissimo sentiero che sale dal vallone dei Camosci: partendo dal rifugio Lecco questo percorso è senz’altro più breve e diretto rispetto a quello che abbiamo descritto, però è meno panoramico e non consente di effettuare il giro completo del gruppo montuoso.
Dalla forcella, scendendo di poco sull’opposto versante, si raggiungono i primi cavi metallici della via ferrata. Il passaggio più duro è subito all’inizio: aiutandosi solo con la catena si vince, piegando verso sinistra, un salto di roccia piuttosto liscio e leggermente strapiombante; al di sopra si va verso la cresta e restando leggermente sul versante orientale si procede facilmente fino a raggiungere la base di un torrione verticale che interrompe bruscamente la cresta. Con l’aiuto di altri cavi metallici si aggira l’ostacolo sfruttando una cengia sul lato Ovest; in seguito una ripida discesa ben attrezzata permette di ritornare in cresta. Il percorso procede ora più semplice con una serie di vari saliscendi in un ambiente che diventa via via più bello e suggestivo. Alla fine una ripida discesa conduce alla base di un profondo intaglio al di là del quale si giunge alla base della paretina più emozionante di tutto l’itinerario. Aiutandosi con i pioli infissi nella roccia e sfruttando anche l’appoggio di una lama staccata, si sale verso destra con un passaggio suggestivo e si esce più in alto sulla grande cengia che contorna la vetta principale e ben visibile anche dal basso. Ora con brevi e facili passaggini su roccia si vincono gli ultimi gradoni e senza difficoltà si sale alla punta principale, dominata da una croce in ferro.
Per tornare al rifugio Lecco si consiglia di percorrere il sentiero della via Normale: dalla vetta si scende sulla cresta in direzione Sud; dopo aver scavalcato con l’aiuto di una catena metallica una stretta forra rocciosa, si raggiunge l’intaglio della bocchetta dei Camosci. Qui arrivano da Est il sentiero che sale dal rifugio Cazzaniga e da Ovest il sentiero che sale dal rifugio Lecco. Prendendo questa seconda traccia si piega a sinistra entrando nel canalone che sfocia alla base del vallone dei Camosci: inizialmente esso è stretto e ripido, poi la pendenza diminuisce e allora il percorso diventa facile sino al pianoro sottostante. In ogni caso durante questa discesa è importante non smuovere i numerosi sassi mobili presenti. Una volta raggiunto il fondo della valle dei Camosci, in breve si torna al rifugio Lecco percorrendo per pochi minuti la mulattiera di servizio allo skilift.
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