Giro delle Orobie (Bergamo): Rifugio Grassi 1987 m.

Il rifugio Grassi si trova presso la placida conca ai piedi del passo Camisolo, in posizione panoramica stupenda sullo slanciato profilo occidentale del pizzo dei Tre Usato prevalentemente per scopi escursionistici permette di accedere anche a tutto l'anno sabato e domenica. qualche via di arrampicata sul Tre Signori

stesso e sul non distante pizzo Varrone.

ACCESSO DA VALTORTA

Difficoltà: E, per Escursionisti;

Dislivello: 650 m;

Segnavia: dai piani di Bobbio n. 101;

Attrezzatura: Scarponcini.

 

L’accesso più veloce da Valtorta segue in parte il percorso del Sentiero delle Orobie Occidentali.

Lasciata la macchina al parcheggio alla partenza degli impianti da sci, si continua a piedi lungo la stretta strada asfaltata (divieto di transito agli automezzi privati) e dopo alcuni tornanti si passa accanto ad una pista da sci. Per questa o ancora sulla strada si sale direttamente verso i Piani di Bobbio: appena prima di raggiungerli, sulla destra della strada si incontra il segnale con le indicazioni per il rifugio Grassi.

 

Con andamento pianeggiante all’interno di un bosco, si tocca il passo del Cedrino e, dopo poco, il passo del Gandazzo. Qui inizia una faticosa salita lungo gli erbosi versanti meridionali dello Zucco del Corvo: vinti circa trecento metri di dislivello si scavalca la cresta terminale del monte e si raggiunge la suggestiva cengia che permette di guadagnare l’aereo passo del Toro, alto sopra i dirupi che precipitano sul fondovalle. Da qui è già visibile, superiore alle altre, la cuspide rocciosa del Pizzo dei Tre Signori.

 

Il successivo tratto di percorso, dopo una breve salita, corre quasi pianeggiante lungo i pianori che si distendono tra le dolci elevazioni di questa zona: scavalcata la bocchetta di Foppabona si esce in vista del rifugio Grassi, che si raggiunge in pochi minuti con un sentiero prima in discesa e poi in lieve salita.

IL PIZZO DEI TRE SIGNORI PER LA VIA "DEL CAMINETTO"

Difficoltà: EE, per Escursionisti Esperti;

Dislivello: 600 m;

Segnavia: n. 101 fino alla bocchetta Alta, poi segnalazioni S.E.L.; Attrezzatura: Scarponi.

Dal rifugio Grassi imboccare il sentiero delle Orobie occidentali n. 101 in direzione del rifugio Benigni che, per il primo tratto, avanza praticamente pianeggiante. Dopo aver superato i vasti pendii erbosi del cucuzzolo dietro al rifugio, si sale sul filo della spaziosa e panoramica cresta che scende dal Pizzo e, sempre procedendo in lieve pendenza, ci si dirige verso Est, raggiungendo in breve tempo la Cima di Camisolo (2157 m.).

 

Ora il crinale diventa un poco più stretto: poco oltre due tratti rocciosi vengono facilmente superati aiutandosi con le mani e piegando prima sul versante Brembano e subito dopo su quello lecchese. Presso questo tratto di cresta è curioso osservare un vecchio cippo di pietra del 700 che indicava il confine tra territorio milanese e veneto; verso Nord colpisce invece l’attenzione il bellissimo laghetto naturale del Sasso (1922 m.), adagiato sul fondo dell’ampia valle che nel frattempo si è aperta di fronte a noi.

 

Continuando a salire si giunge ad un bivio: sulla destra il sentiero delle Orobie Occidentali (segnavia 101) abbandona la cresta e, procedendo a mezza costa, aggira i pendii meridionali del pizzo dei Tre Signori sino ad attraversare la Valle d’Inferno; sulla sinistra, una traccia marcata dai segnavia S.E.L. conduce invece in vetta al pizzo. Seguendo quest’ultimo percorso si rimonta un ulteriore tratto di crinale erboso finché un marcato salto roccioso non interrompe bruscamente la cresta. Piegando allora sul più facile versante Brembano, le tracce portano all’imbocco di un ripidissimo canalone erboso che viene risalito completamente con frequenti e faticose svolte (attenzione alla caduta sassi e a non scivolare) fino a sbucare sulla cresta Ovest, nuovamente ampia e praticabile.

 

Procedendo adesso per qualche minuto verso Est, si giunge facilmente ai piedi della rocciosa e snella calotta finale del pizzo dei Tre Signori, l’ultimo ostacolo da superare per guadagnare la vetta. A questo punto il sentiero entra in una singolare frattura della roccia larga un paio di metri e che permette di scavalcare il blocco roccioso senza troppe difficoltà (catene fisse); al termine si sbuca sul fianco della parete Nord, ripidissima ma interrotta da una provvidenziale cengetta (punto più difficile). Il passaggio è piuttosto esposto, ma alcune catene fisse permettono di uscire facilmente dalle difficoltà e di salire così alla sovrastante anticima.

 

La cima vera e propria è poco più lontano e viene vinta percorrendo alcuni metri di facile cresta e risalendo un piccolo canaletto erboso poco ripido. Il panorama dalla vetta è veramente immenso: tutte le Alpi valtellinesi, poi il gruppo delle Grigne e lo Zuccone dei Campielli, la costiera dell’Aralalta e del monte Venturosa, le cuspidi capricciose del monte Valletto, del Ponteranica e del pizzo di Trona... Il sottostante lago d’Inferno, invece, non è visibile perché coperto da un grosso sperone roccioso: se ne riesce ad intravedere solo la diga.

 

Per la discesa consigliamo di percorrere il seguente itinerario, più facile di quello dell’andata ma parimenti interessante. Dalla vetta si segue verso Est il sentiero C.A.I. n. 106 che scende alla bocchetta d’Inferno, ma lo si abbandona quasi subito nei pressi di un pianoro erboso poco sotto la cima. Qui, infatti, si devono seguire alcuni vecchi segnali (indicazione "sentiero delle foppe") che tagliano verso Ovest addentrandosi nella valle, suggestiva e rocciosa, che si apre esattamente ai piedi delle pareti settentrionali del pizzo dei Tre Signori.

 

Il primo tratto richiede attenzione, ma impegna in divertenti passagini di arrampicata: per perdere quota ci si cala infatti in uno stretto e verticale canalone, tra salti di rocce e tratti su neve, fino a raggiungere un ripido prato. A questo punto la traccia si fa meno chiara, ma ciò non comporta problemi di orientamento: scendendo parecchio, sempre verso Ovest, si incrocia infatti il sentiero, assai più chiaro, che proviene dal rif. Falck attraverso la bocchetta di Trona e che giunge al “Pian delle Parole”. Seguendo questo tracciato e procedendo verso Sud, ci si ricollega facilmente al sentiero dell’andata all’altezza della Cima di Camisolo.

PIZZO VARRONE (CRESTA SUD)

Difficoltà: PD, Alpinistica Poco Difficile (passaggi di III);

Dislivello: 400 m;

Segnavia: 101 per un breve tratto;

Attrezzatura: Scarponi, Casco, Corda.

 

Dal rifugio Grassi imboccare il sentiero delle Orobie occidentali n. 101 in direzione del rifugio Benigni che, per il primo tratto, avanza praticamente pianeggiante. Dopo aver superato i vasti pendii erbosi del cucuzzolo dietro al rifugio, si sale sul filo della spaziosa e panoramica cresta che scende dal Pizzo e, sempre procedendo in lieve pendenza, ci si dirige verso Est, raggiungendo in breve tempo la Cima di Camisolo (2157 m.). Ora il crinale diventa più ampio spianandosi nella caratteristica Piana delle Parole, che va attraversata verso Est finché, prima del suo termine, non si arriva ad un bivio. Lasciando sulla destra il Sentiero delle Orobie, si piega a sinistra sulla traccia che in discesa conduce alla bocchetta di Castel Reino. Oltre il valico si entra nel vallone che ospita il bellissimo lago Sasso: senza perdere eccessivamente quota si compie un giro a semicerchio, si supera la curiosa Grotta del Cardinale e si arriva alla baita di Piazzocco, adagiata sul versante opposto della valle. Con un’ultima breve salita sul sentiero che taglia i pendii alle spalle della baita si tocca infine la bocchetta di Piazzocco, alta al di sopra del cupo lago dell’Inferno.

Dal valico si abbandona il sentiero segnalato e piegando a sinistra (Nord) in un quarto d’ora si sale per facile pascolo fino al culmine del Varrone delle Vacche, un’anticima del pizzo Varrone vero e proprio, dove termina il terreno facile e inizia il tratto alpinistico dell’ascensione.

Si scende allora verso Ovest per qualche decina di metri, si costeggia la cresta per poi arrivare sul filo poco prima dell’intaglio che separa il Varrone delle Vacche dal pizzo Varrone. Si scende ad Est per un canalino, poi si guadagna la depressione e, tagliando quasi in piano, si arriva ad un camino, che si risale con bella arrampicata fino al suo termine dove un masso ostruisce il passaggio. Si passa attraverso un buco (Buco del Varrone) e si riesce ad un pianerottolo. Per cengia erbosa si piega a destra, quindi ancora per facili spuntoni ci si tiene a sinistra e si arriva ad una selletta tra l’anticima e la vetta che si raggiunge per cengia erbosa.

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