Le Dolomiti: le tracce della storia dell’uomo e la sicurezza sui sentieri.

Pochi anni fa, tra il 2015 e il 2018, sulle Dolomiti e in altre zone delle Alpi, dallo Stelvio e dall’Adamello fino alla Carnia e alla valle dell’Isonzo, si sono celebrati i cent’anni trascorsi dalla Grande Guerra.

 

Tra le vette e le creste di dolomia, tra l’entrata dell’Italia nel conflitto e la disfatta di Caporetto che ha spostato il fronte sul Piave, gli alpini e i fanti in grigioverde si sono scontrati con i Kaiserjäger e i reparti territoriali austro-ungarici, a volte rafforzati dagli uomini dell’Alpenkorps tedesco.

L’uomo si è insediato nelle alte valli alpine, e quindi anche sulle Dolomiti, al termine della Preistoria, quando la fine dell’ultima Era glaciale ha lasciato acque, pascoli, foreste e animali a disposizione di cacciatori-raccoglitori, e poi dei primi contadini.

 

Nel mondo dei castellieri e delle vie di commercio transalpine che si sono formate a partire dal Neolitico irrompono alla fine del I secolo avanti Cristo le legioni di Roma. Il cristianesimo, quando arriva nelle alte valli, riesce solo con lentezza a prendere il posto della fede pagana dei montanari.

Nel Medioevo, mentre le vie del Brennero e degli altri valichi restano frequentate, si afferma il potere dei principi-vescovi di Bressanone, Feltre e Trento, prende forma il confine tra la Repubblica di Venezia e il Tirolo. Nelle valli intorno al Sella, intanto, si forma la civiltà dei ladini, che hanno conservato la loro lingua fino a oggi.

 

Il Veneto e il Friuli entrano nel Regno d’Italia nel 1866, alla fine della terza guerra d’indipendenza. Nel 1919, con il trattato di St Germain che formalizza la fine della prima guerra mondiale, passano sotto il controllo di Roma il Trentino, etnicamente italiano, e l’Alto Adige popolato da tirolesi di lingua tedesca. Nei difficili anni tra le due guerre, all’uso obbligatorio dell’italiano si affianca l’arrivo di migliaia di immigrati provenienti da ogni parte della penisola. Oggi l’autonomia della Provincia di Bolzano ha in buona parte curato la ferita.

 

Il turismo, l’escursionismo e l’alpinismo nascono a metà dell’Ottocento. L’ascensione che segna la nascita dell’alpinismo sulle Dolomiti viene compiuta nel 1857, sul Pelmo, dal britannico John Ball e da un cacciatore locale.

 

Nel Novecento l’afflusso di vacanzieri inizia a trasformare le valli. Nel 1909 le autorità austro-ungariche inaugurano la Grande Strada delle Dolomiti, lunga 142 chilometri, che collega Bolzano con Cortina d’Ampezzo e Dobbiaco. Negli anni tra la prima e la seconda guerra mondiale, l’escursionismo e l’alpinismo diventano sempre più diffusi.

 

A cambiare il paesaggio e l’economia delle Dolomiti, negli anni del boom economico, è la diffusione dello sci, che porta le sue piste, i suoi impianti e un gran numero di nuovi posti di lavoro in quasi tutte le valli.

 

Qualche decennio dopo, con sempre maggiore evidenza, iniziano a farsi notare i problemi (gli ingorghi e l’inquinamento delle auto, la diffusione delle seconde case, la rapida riduzione degli spazi incontaminati) causati dal boom del turismo.

 

Oggi lo sviluppo turistico, che continua in tutte le Dolomiti, ha caratteri diversi dal passato. Oltre alle zone più famose, come le valli Gardena, Badia e di Fassa, Cortina, l’alta val Pusteria e i centri ai piedi del Brenta, interessa quasi la totalità dei centri abitati. A restare esclusi dalla torta sono i centri posti a quote più basse, quelli dove non si può sciare.

 

Accanto al turismo tradizionale, legato soprattutto allo sci, tutte le valli delle Dolomiti accolgono ogni inverno un pubblico crescente di non-sciatori, che preferiscono le ciaspole, le passeggiate sui sentieri battuti o un soggiorno meno sportivo.

 

L’estate, spesso caotica tra luglio e agosto, si estende sempre più verso la primavera e l’autunno. In tutte le province delle Dolomiti, insieme alla tutela dell’ambiente, avanzano i progetti per contenere l’uso e l’inquinamento delle auto.

 

Accanto all’escursionismo si diffondono sempre più rapidamente la mountain bike, la e-bike e altre attività sportive, ma anche modi di vivere la montagna a ritmo lento come le cure termali, la riscoperta dei prodotti e dei piatti tipici.

 

La moltiplicazione delle iniziative culturali e dei musei mostra come, in tutte le Dolomiti, la natura, le tradizioni locali e la storia siano in grado di affascinare i visitatori che arrivano fin qui dall’Italia, dall’Europa e dal resto del mondo.

 

Nota importante: la sicurezza sui sentieri

Molti dei luoghi che raccontiamo e consigliamo di visitare in questa guida si raggiungono in auto, con gli impianti di risalita o con brevi e comode passeggiate dai paesi e dalle strade. Altri, come gran parte dei rifugi e degli edifici della prima guerra mondiale, si raggiungono con degli itinerari a piedi.

 

Ricordiamo ai lettori che l’escursionismo alpino, anche sugli itinerari più battuti, richiede un po’ di allenamento, un equipaggiamento corretto (fondamentali le scarpe, lo zaino, gli occhiali da sole e la giacca a vento) e la massima attenzione alle condizioni meteorologiche e della montagna.

Per ogni itinerario indichiamo il periodo consigliato, ma in qualche annata, oltre i duemila metri di quota, si possono trovare pendii canaloni o pendii innevati anche ad agosto.

Le brevi indicazioni di questa guida sono state scritte con la massima attenzione, e nascono dalla conoscenza diretta dei luoghi da parte dell’autore.

Prima di mettersi in cammino, però, è buona norma informarsi presso gli uffici del turismo (ottimi e competenti ovunque), e munirsi di una buona mappa e magari anche di una guida dettagliata dei sentieri.

 

Chi non ha l’esperienza e l’equipaggiamento necessario per affrontare sentieri attrezzati e ferrate, deve affidarsi alla professionalità delle guide alpine, presenti in tutte le valli delle Dolomiti.

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