Le Dolomite, una natura straordinaria

In altre zone delle Alpi, dal Piemonte fino alla Slovenia, le vette più alte sono disposte lungo catene più o meno regolari, e spesso lunghe decine di chilometri. A formare le Dolomiti, invece, è una ventina di massicci staccati, tra i quali si allungano valli e altopiani.
I nomi del Catinaccio e del Sella, delle Pale di San Martino e del Brenta, delle Tofane, del Sassolungo, delle Tre Cime e del Sella sono celebri tra gli appassionati di montagne. A volte, però, sono dei massicci meno conosciuti (le Dolomiti friulane e le Odle, le Vette Feltrine e la Schiara, i Cadini di Misurina e lo Sciliar) a custodire i tesori di natura più preziosi.
A formare la maggior parte delle vette è la dolomia, il carbonato doppio di magnesio e di calcio che si è formato tra i 250 e i 200 milioni di anni fa, e che nel 1789 è stato scoperto e descritto da Dolomieu. Nella Marmolada e in altre vette si affianca a questa roccia il calcare massiccio. Altrove, dalle guglie della Mesola al Col di Lana, a comporre vette e guglie è la scura roccia lavica eruttata da vulcani ormai spenti.
Le vette delle Dolomiti, da milioni di anni, vengono spinte verso l’alto dalla collisione tra l’Africa e l’Europa. Nel tempo, le loro rocce sono state erose dalle acque, dalle frane e dal vento. Un fenomeno che continua anche oggi, come dimostrano i crolli avvenuti negli ultimi anni sulle Cinque Torri, sullo Sciliar, sulla cima Una e su altre pareti famose.
Ai piedi delle vette di dolomia, le foreste di abete rosso forniscono da secoli lavoro e reddito ai montanari di quasi tutte le valli. Le terribili bufere di vento della fine di ottobre del 2018, che hanno abbattuto milioni di piante d’alto fusto, non hanno scalfito il rapporto tra la gente delle Dolomiti e i suoi boschi.
In alto, dove il clima diventa più rigido, l’abete lascia il posto al pino cembro e al larice, dove il clima diventa più mediterraneo e temperato compaiono fitti boschi di faggio. In alto, oltre il limite del bosco, crescono il pino mugo, il ginepro e i rododendri. Tra la primavera e l’estate, le fioriture del giglio martagone, delle orchidee selvatiche e delle stelle alpine emozionano gli appassionati della flora.
Anche la fauna delle Dolomiti, nonostante l’antropizzazione e i secoli di caccia accanita, resta un patrimonio prezioso. L’orso, signore delle foreste alpine, è oggi insediato sulle Dolomiti di Brenta, e si affaccia saltuariamente nelle Dolomiti friulane e nella Carnia.

Il lupo, scomparso per più di un secolo, è tornato da qualche anno sulle Alpi orientali italiane. Non lontano da qui, sui monti della Lessinia, gli esemplari arrivati dall’Appennino e dal Piemonte hanno incontrato quelli provenienti dalla Slovenia e dai Balcani.
Tra i mammiferi, sono più facili da vedere il cervo, i cui bramiti echeggiano nei boschi in autunno, il capriolo e il camoscio. Lo stambecco, riportato dal Gran Paradiso, si è ben ambientato su numerosi massicci. Sono diffusi nelle Dolomiti anche la marmotta, la lepre variabile, lo scoiattolo, l’ermellino.
In cielo, oltre all’aquila reale che è uno dei simboli della montagna, volano altre specie di rapaci, il gracchio alpino, il gufo reale e il gipeto, un grande avvoltoio reintrodotto una trentina di anni fa sulle Alpi. Tra i boschi e le praterie d’alta quota vivono la pernice bianca, il gallo cedrone, il gallo forcello e il fagiano di monte.
I crani di Ursus spelaeus, l’orso delle caverne, ritrovati nelle grotte delle Conturines e di altre zone, ricordano epoche in cui il paesaggio era simile a quello odierno. Le tracce di dinosauro individuate sul Pelmo e in decine di altri massicci dimostrano che le rocce delle Dolomiti si sono formate in un ambiente tropicale e marino.

Una elegante specie endemica, la campanula morettiana, è il simbolo del parco nazionale delle Dolomiti bellunesi, il solo istituito fino a oggi nelle Alpi orientali italiane. Tutelano il patrimonio naturale dei monti Pallidi anche due parchi (Adamello-Brenta e Paneveggio-Pale di San Martino) della Provincia autonoma di Trento.
Di grande importanza anche i parchi altoatesini delle Tre Cime, di Fanes-Sennes-Braies, Puez-Odle e Sciliar-Catinaccio, delle Dolomiti d’Ampezzo in Veneto e delle Dolomiti friulane. Completano il quadro centinaia di biotopi protetti, le riserve naturali di Stato di Somadida e del Cansiglio, le aree incluse nelle ZPS (zone di protezione speciale) e quelle del patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.
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