ottobre 10, 2019

La flora del parco appennino-lucano, una natura straordinariamente ricca.

Le differenze altimetriche, che dai 2005 m del Monte Papa degradano fino ai 300 m della base della Murgia di S. Oronzo e l’eterogeneità ecologica, hanno plasmato nei secoli una natura straordinariamente ricca di biodiversità vegetale. Le aree a più elevata valenza naturalistica, ricadono prevalentemente nella fascia fitoclimatica montana che si colloca orientativamente dai 1.000 ai 1.800 m. s.l.m: l’area di pertinenza del Faggio (Fagus sylvatica).

Le faggete dei Monti Maruggio, Arioso e Pierfaone, sono ascrivibili al tipo Aceri Lobelii-Fagetum grazie alla presenza di maestosi esemplari di faggio in associazione con latifoglie nobili come l’Acero di Lobel (Acer lobelii) l’Acer Opalus, l’Acero Campestre (Acer campestris), la Carpinella (Carpinus orientalis). Nell’area Nord del Parco, si colloca un poderoso complesso forestale che si estende sulle pendici del Monte Serranetta e comprende il Bosco di Rifreddo, in cui le splendide fustaie di faggio man mano che l’altitudine cala si arricchiscono di specie diverse, in particolare il cerro (Quercus cerris).
A corredo si ritrovano molte specie tipiche di boschi eliofili quali carpino orientale (Carpinus orientalis), carpino nero (Ostrya carpinifolia), nocciolo (Corilus avellana), acero d’Ungheria (Acer obtusatum), Acer lobelii, Pyrus spp. Tra le erbacee sono presenti Veronica officinalis, Anemone apennina, Scilla bifolia, Atropa belladonna, Allium ursinum formante, nei valloni più freschi e fertili, estese coltri vegetali insieme a Sambucus nigra e Galantus nivalis.


Nelle aree rupicole di Serra di Monteforte si riscontra il millefoglio lucano (Achillea lucana). In direzione sud-est si erge il cordone montuoso formato dai Monti Serra di Calvello, Monte Volturino, Monte Madonna di Viggiano, Monte S. Enoc, M. Caldarosa che ospitano la foresta più imponente della Regione. Numerosi endemismi danno pregio alla flora delle praterie di quota: ricordiamo Hippocrepis glauca esclusiva del Volturino, Schlerantus perennis, Geranium cinereum, Veronica austriaca. Un sito già designato come area SIC è l’Abetina di Laurenzana, una fustaia con soggetti imponenti alti anche 40 m, a prevalenza di Abete bianco (Abies alba). La tipica associazione Abete bianco-Faggio esce dagli schemi fitosociologici propri delle aree appenniniche di centro-nord poichè rappresenta una variante più termofila ed eliofila con la presenza di specie come l’agrifoglio, il biancospino, la rosa canina e, tra le erbacee, il Sigillo di Salomone, il Miosotis, il ciclamino, la stellina odorosa.


Verso ovest, sud-ovest, ai confini con la Campania, si ritrova un esempio spettacolare di faggeta termofila: il Faggeto di Moliterno inquadrabile nell’associazione Aquifolio – Fagetum. La copertura erbacea è di gran pregio e comprende oltre alle specie sopra citate: Lathirus venetus, Euphorbia amygdaloides, Lilium bulbiferum e, nelle praterie dello Sterraturo, numerose orchidee quali, tra le altre, Orchis simia, Ophiris apifera, Ophiris lucana, Ophiris sphegodes. Fanno da cornice al Lago Laudemio sul il massiccio calcareo del Monte Sirino – Papa estese fustaie di faggio che si mescolano agli ontani napoletani (Alnus cordata) delle sponde lacustri. L’area annovera rari endemismi floristici quali Vicia sirinica e Astragalus sirinicus.


Nella fascia collinare fino ai 500 m domina la vegetazione mediterranea che racchiude l’orizzonte delle latifoglie eliofile, dominata dal Leccio. In relazione all’altitudine e all’esposizione la Lecceta lascia il posto a popolamenti misti di cerro e roverella, accompagnati sovente da altre specie decidue quali il Quercus fraineto, l’Acer obtusatum, Fraxinus ornus, Alnus cordata, Ostrya carpinifolia e Castanea sativa, il ciavardello (Sorbus torminalis) e sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia).


Tra gli arbusti frequente è il Pungitopo, l’asparago selvatico, il biancospino, il ligustro, il cotognastro, il corniolo. Laddove la morfologia si addolcisce, il leccio si innalza formando boschetti ricchi di ginepri; diffusi nuclei di lentischi (Pistacia lentiscus), terebinti (Pistacia terebinthus) e filliree (Phyllirea latifoglia) arricchiscono il quadro della flora mediterranea che, in zone più aride, cede il posto ai cisti (Cistus salvifolia e C. monspeliensis) e alla ginestra odorosa (Spartium jungeum). Interessante è la cerreta della Foresta demaniale regionale Fieghi-Cerreto ubicata a Piano dei Campi ai piedi del Monte Raparo. Il Lago del Pertusillo è contornato di boschi termofili di Roverella, ricchi di funghi e tartufi. Querce, Lecci, nuclei di lentisco, ginepri, filliree, fino ai cisti e alla ginestra, arricchiscono i bordi della vallata formando un denso tappeto verde. Al di sotto scorre nel suo contorto alveo, il fiume Agri, le cui acque bagnano il bosco di pioppi, salici e viburni che in primavera offrono una candida spettacolare fioritura.


ottobre 07, 2019

La fauna del parco appennino-lucano, vasto sistema di aree protette.

L’areale del Parco influenza ed è influenzato dalle comunità faunistiche dei parchi confinanti e garantisce gli scambi genetici tra le popolazioni ospitate in questo vasto sistema di aree protette.


La variabilità ambientale trova riscontro in una buona diversità faunistica.


Gli ecosistemi acquatici sono ricchi di Anfibi e Crostacei. Tra gli Anfibi occorre ricordare la presenza diffusa del Tritone italiano (Lissotriton italicus) dell’Ululone dal ventre giallo (Bombina pachypus), della Salamandrina dagli occhiali (Salamandrina tergiditata) e di Hyla Intermedia.


I crostacei più importanti sono: il Granchio (Potamon fluvialis fluvialis) ed il Gambero (Austropotamobius pallipes); quest’ultimo, tra l’altro, rappresenta un importante indicatore della qualità delle acque.


Questi Crostacei assieme alla ricca Ittiofauna presente nel Lago del Pertusillo costituiscono un’importante comunità acquatica e rappresentano un’indispensabile fonte alimentare per specie rare e significative come la Lontra (Lutra lutra).


Assieme a Ciprinidi quali il Cavedano (Leuciscus cephalus) e la Rovella (Rutilius rubio), sono presenti nelle acque del lago sia la Trota fario (Salmo trutta fario) che la Trota iridea (Oncorhynchus mykiss), l’Alborella (Alburnus alburnus alborella), la Carpa (Cyprinus carpio) e molte altre specie.

Fiumi ed ambienti umidi rappresentano l’ambiente ideale anche per diverse specie di uccelli frequentatori delle acque interne alcuni dei quali migratori, come la Cicogna nera (Ciconia nigra) che è una specie nidificante e la Cicogna bianca (Ciconia ciconia). Sempre tra i trampolieri sono frequentatori del lago e dei pantani: l’Airone bianco maggiore (Egretta alba), l’Airone rosso (Ardea purpurea) ed il più comune Airone cenerino (Ardea cinerea); specie come la Garzetta (Egretta garzetta), la Spatola (Platalea leucorodia) ed il Cavaliere d’Italia (Himantopus himantopus) sono facilmente avvistabili così come la Nitticora (Nycticorax nycticorax). Altra presenza degna di nota è quella del Capovaccaio (Neophron percnopterus), specie nidificante nel territorio del Parco.

Gli ambienti aperti in quota, oltre i 1500 metri, sono il dominio dei grandi uccelli rapaci che vedono da qualche anno il ritorno di individui erratici di Aquila reale (Aquila chrysaetos), la presenza stabile del Falco pellegrino (Falco peregrinus) e del Corvo imperiale (Corvus corax). Poco più in basso, in boschi vetusti è segnalata anche la presenza del Gufo Reale (Bubo bubo), mentre nelle zone collinari sono particolarmente abbondanti il Nibbio reale (Milvus milvus) e la Poiana (Buteo buteo). Negli ambienti umidi è possibile avvistare il Nibbio bruno (Milvus migrans) ed il Falco di palude (Circus aeruginosus).

Tra i Rettili sono presenti la Testuggine d’acqua (Hemys orbicularis) e la rara Testuggine di Hermann di terra (Testudo hermanni). Tra i serpenti di grosse dimensioni è frequente incontrare il Cervone (Elaphe quatuorlineata) ed il Saettone (Zamenis lineatus) e non è raro incapfarfallapare nella Vipera (Vipera aspis) frequentatrice di ambienti più caldi ed aridi. Molto interessanti sono le colonie di Luscengola (Chalcides chalcides) nei prati di alta quota ove è possibile scorgere anche l’Orbettino (Anguis fragilis), Sauri con arti ridotti o assenti.

I variegati ambienti terrestri sono il regno di numerose specie di piccoli e rari mammiferi carnivori come la Puzzola (Mustela puteorius) ed il Gatto selvatico (Felis silvestris). Il Lupo (Canis lupus) rappresenta senza dubbio il predatore terrestre al vertice della piramide alimentare che vede tra le sue prede preferite il Cinghiale (Sus scrofa), molto difusso nel Parco.

I prati montani e pedemontani, oltre a offrire rifugio all’Istrice (Hystrix cristata), sono gli ambienti elettivi della timida Lepre europea (Lepus capensis) che è preda della molto più comune Volpe (Vulpes vulpes).

Tra gli Insetti è degna di nota la presenza di Rosalia alpina un Coleottero che con la sua vivace colorazione fa percepire la propria presenza nelle foreste più mature lungo l’intera dorsale montana.

Avifauna

Chiotteri

Anfibi

Mammiferi

agosto 16, 2019

I migliori documentari: Il cervo è uno degli animali più maestosi della fauna italiana.

Documentario sulla fauna italiana di Rai 5, raccontato da Francesco Petretti, sulle tracce di uno degli animali più maestosi della fauna italiana: il cervo italiano.


Assieme ad altri ungulati italiani costituisce una tematica importante per le interazioni con l'uomo e per la caccia al cervo.

agosto 15, 2019

lI migliori documentari: il lupo appenninico, cimelio faunistico e animale importante per l'ecosistema della penisola.

Documentario sulla natura e sulla fauna italiana di Rai 5, raccontato da Francesco Petretti, sul lupo appenninico, cimelio faunistico e animale importante per l'ecosistema della penisola.


Vicino all'estinzione nei primi anni '70, oggi la popolazione italica si stima intorno ai 2.000 esemplari, sparsi lungo gli appennini e nelle Alpi.

agosto 01, 2019

L'archeologia del Parco Nazionale dell’Alta Murgia mostra i segni della storia che emergono del sottosuolo.

Il Parco è ricco di reperti archeologici d'importanza mondiale, come testimoniano i ritrovamenti dello scheletro fossile dell’”Uomo di Altamura", uno scheletro di ominide, completo e ben conservato, vissuto 150 mila anni fa rinvenuto nella Grotta di Lamalunga, nei pressi di Altamura. Una scoperta unica al mondo per la perfetta conservazione dello scheletro. I resti fossilizzati di quello che è stato ribattezzato "Uomo di Altamura”, appartengono ad una forma arcaica di Homo vissuto in un periodo intermedio tra la vita dell’Homo erectus e la vita di quello che per primo inaugurò il rito di inumazione volontaria, l’Homo di Neanderthal.

La scoperta di Lamalunga è di grande importanza anche per i reperti faunistici ritrovati risalenti ad un periodo ancora più antico, tra i 400.000 e i 500.000 anni fa.  La Grotta di Lamalunga, inserita in un contesto ricco di doline, canali e cavità, si presenta come una galleria che si sviluppa per circa 60 m a poca profondità dalla superficie, a cui si accede da un inghiottitoio profondo circa 8 metri. Poiché la Grotta è inaccessibile direttamente al pubblico, nella vicina masseria settecentesca di Lamalunga è possibile effettuare, attraverso immagini, una visita virtuale della grotta.


Un’altra eccezionale scoperta è stata fatta in territorio di Altamura nel 1999. In una cava situata in località Pontrelli,  sono state rinvenute Orme di Dinosauri, appartenenti ad almeno 5 diverse specie, sia erbivori che carnivori, fossilizzate nel calcare e tutte in un discreto stato di conservazione. La peculiarità del sito consiste nell’elevato numero di impronte: si valuta la presenza di circa 30.000 impronte e l’incredibile concentrazione di tracce ne fa il giacimento più ricco del mondo.

A circa 13 Km da Corato, in direzione sud-sudest, in località San Magno, è stata rinvenuta una necropoli di tombe a tumulo risalente ad un periodo tra il VII ed il IV secolo a.C.  La struttura delle tombe presenta nel mezzo una cista prevalentemente rettangolare e abbastanza ampia, contornata sia da blocchi che da lastre più o meno megalitiche, tanto da sembrare di tipo dolmenico. Nelle tombe sono stati rinvenuti oggetti in bronzo e in ferro e vasellame prevalentemente frammentario.

luglio 30, 2019

Gli animali del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, centinaia di specie per un tesoro unico in Puglia.

Il territorio dell'Alta Murgia accoglie una fauna tra le più interessanti della Puglia e d’Italia, con specie ad ampia distribuzione legate agli ambienti steppici e poche specie a distribuzione puntiforme legate agli altri ambienti.


Tra l’avifauna che popola la Murgia vi sono alcune delle più importanti popolazioni di specie delle aree steppiche e semiaride del bacino del Mediterraneo: calandrella (Calandrella brachydactyla) e calandra (Melanocorypha calandra) che hanno particolare rilievo ai fini conservazionistici essendo le popolazioni più numerose dell’Italia peninsulare, tottavilla (Lullula arborea), allodola (Alauda arvensis), cappellaccia (Galleria cristata), occhione (Burhinus oedicnemus).

La Murgia accoglie diverse specie di rapaci diurni tra cui una delle più importanti popolazioni a livello mondiale di grillaio (Falco naumanni), specie prioritaria per la quale la steppa costituisce l'habitat trofico e che nidifica nei centri storici dei paesi limitrofi dove determina un connubio unico tra antica architettura e natura. 


Altre specie di rapaci diurni di grande importanza presenti sul territorio sono il nibbio reale (Milvus milvus), il biancone (Circaetus gallicus), l'albanella minore (Circus pygargus), il falco di palude (Circus aeroginosus), la poiana (Buteo buteo), il gheppio (Falco tinninculus), ed il lanario (Falco biarmicus feldeggii) per il quale l’Italia meridionale rappresenta il limite di espansione occidentale.


Tra i rapaci notturni vi sono il barbagianni (Tyto alba), il gufo comune (Asio otus) e la civetta (Athene noctua).


La Murgia è anche l'habitat di anfibi quali il tritone italiano (Triturus italicus), endemismo del centro-sud d’Italia, e l’ululone dal ventre giallo (Bombina pachypus) e di rettili come il geco di kotschyi (Cyrtopodion kotschyi), il ramarro (Lacerta bilineata), il cervone (Elaphe quatuorlineata), il colubro leopardino (Elaphe situla), la vipera (Vipera aspis) e la testuggine di Hermann (Testudo hermanni).
Tra i mammiferi vanno annoverati la volpe (Vulpes vulpes),  la donnola (Mustela nivalis), la faina (Martes faina), il tasso (Meles meles) sporadicamente è presente anche il lupo (Canis lupus).
Di notevole importanza la popolazione di micromammiferi in quanto fonte trofica principale per i numerosi rapaci presenti, tra cui il mustiolo (Suncus etruscus), l'arvicola di Savi (Pitymis sauri), il topo selvatico (Apodemus sylvaticus) e le numerose specie di chirotteri di cui si cita il ferro di cavallo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum), il ferro di cavallo minore (Rhinolophus hipposideros), il ferro di cavallo mediterraneo (Rhinolophus euryale), il miniottero (Miniopterus schreibersi), il  vespertilio maggiore (Myotis myotis),  il vespertilio di Blyth (Myotis blythii).

luglio 28, 2019

Le piante del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, uno scrigno di biodiversità a due passi alle città.

Le formazioni boschive più diffuse sono soprattutto costituite da specie quercine. Di grande importanza è la presenza della roverella (Q. pubescens L.) ma anche del leccio (Q. ilex L.),  del cerro (Q. cerris L.), della quercia spinosa (Q. coccifera L.) della quercia di Palestina (Q. calliprinos Webb), del farnetto (Q. frainetto Ten.) e del raro fragno (Quercus trojana Webb) e del sottobosco costituito da caprifoglio (Lonicera sp.), biancospino (Crataegus monogyna Jacq.) e numerose specie erbacee ed arbustive tra cui la peonia (Peonia mascula L. Mill.), la clematide (Clematis flammula L.), la rosa di San Giovanni (Rosa sempervirens L.) la rosa canina (Rosa canina L.), il gigaro (Arum italicum Mill.) il ciclamino (Cyclamen hederifolium Aiton).

Sono anche diffusi impianti artificiali a prevalenza di Pino d'Aleppo. Si tratta di rimboschimenti eseguiti nell'arco di circa cinquanta anni a partire dal 1930, che hanno interessato, per una estensione di circa 25.000 ettari, le aree interne e le fasce litoranee pugliesi.

Le pinete sono costituite prevalentemente da Pino d’Aleppo (Pinus halepensis Mill.) e Cipresso comune (Cupressus sempervirens L.) con sottobosco di roverella e coccifera, lentisco (Pistacia lentiscus L.) e ilatro (Phillyrea sp.). Le aree steppiche sono caratterizzate da una vegetazione erbacea che comprende specie prioritarie quali la stipa (Stipa austroitalica Martinowsky) e le numerose specie di orchidee appartenenti ai generi Serapias, Orchis e Ophrys tra cui la specie, di recente scoperta, denominata Ophrys murgiana.

La vegetazione arboreo-arbustiva caratterizzante i pascoli naturali è costituita da olivastro (Olea europaea var. sylvestris L.), mandorlo (Amygdalus communis L.) , marruca (Paliurus spina christi Mill.), nespolo (Mespilus germanica L.), prugnolo (Prunus spinosa L.), perastro (Pyrus amygdaliformis), mandorlo selvatico (Prunus webbii Spach), biancospino (Crataegus monogyna Jacq.), ramno (Rhamnus saxatilis Jacq.).

luglio 03, 2019

Emilia-Romagna un viaggio nella terra dell’ospitalità, del cinema, motori e agriturismo.

L'Emilia-Romagna è una delle venti regioni che compongono la Repubblica Italiana. La sua capitale e la città più popolata è Bologna.

Si trova nell'Italia nord-orientale, delimitata a nord dalla Lombardia e dal Veneto , a est dal Mare Adriatico, a sud dalle Marche, da San Marino e dalla Toscana, a sud-ovest dalla Liguria e ad ovest dal Piemonte.

Con 4 450 451 hab. nel 2013 è la sesta regione più popolata - dietro a Lombardia, Lazio, Campania, Sicilia e Veneto - e con 22.496 km², la sesta più grande, dietro a Sicilia, Piemonte, Sardegna, Lombardia e Toscana.
Con una popolazione di oltre 4.500.000 abitanti, l'Emilia-Romagna è la sesta regione più popolata d'Italia.

Con una popolazione di oltre 4.500.000 abitanti, è la sesta regione più popolata d'Italia.

L'Emilia-Romagna è considerata una delle regioni più fertili e produttive d'Italia.


Gli amanti del mare, del sole e del divertimento scelgono la sponda dell'Emilia Romagna, con la spiaggia più lunga d'Europa, per poter godere delle sue strutture attrezzate anche per lo sport e il tempo libero.

Luoghi come Rimini, Riccione, Cattolica sono sinonimo di eccellente accoglienza turistica, relax e tanto divertimento.



Gli Appennini, invece, rivelano la loro bellezza passeggiando tra Parma e Piacenza o a piedi, visitando gli splendidi parchi e le meravigliose riserve naturali.
L'Emilia-Romagna offre splendidi parchi e meravigliose riserve naturali.

Popolazione e densità di popolazione.


Costituita ufficialmente il 7 giugno 1970, è una regione densamente popolata, soprattutto nella pianura centrale.

L'Emilia-Romagna ha una popolazione di 4.405.486 abitanti (2010), con una densità di 196,27 abitanti / km², è appena sopra la media nazionale.

La popolazione di questa regione è tradizionalmente ben distribuita, così che non esiste una metropoli dominante ma un asse di città di medie dimensioni lungo la Via Emilia, dove si concentra la produzione della maggior parte della produzione industriale regionale.

Anche la costa romagnola è densamente popolata grazie all'enorme boom del turismo costiero degli ultimi decenni.
Leggi anche: Le regioni italiane: dal formidabile mondo alpino dell´Alto-Adige ai paesaggi e luoghi da sogno dell’italia meridionale.
Nelle aree periferiche delle montagne dell'Appennino e nelle pianure agricole intorno a Ferrara e Plasencia la popolazione è meno densa.

L'Emilia-Romagna è una regione densamente popolata, soprattutto nella pianura centrale.

Due regioni in una.


È composto dall'unione di due regioni storiche: l'Emilia, che comprende le province di Plasencia, Parma, Reggio Emilia, Modena, Ferrara e gran parte della città metropolitana di Bologna con la capitale, e la Romagna, con le altre province di Ravenna, Rimini, Forlì - Cesena e la parte orientale della Città Metropolitana di Bologna (Imola e zone limitrofe). La Romagna storica comprende invece piccoli territori nelle Marche e in Toscana.

Le aree che compongono l'attuale regione sono abitate fin dall'antichità, come indicano diversi reperti: il caso più famoso è quello del sito del Monte Poggiolo, nei dintorni di Forlì, dove sono state raccolte migliaia di oggetti risalenti a circa 800.000 anni fa. anni, il che dimostra che l'area era già abitata nel Paleolitico.

Gastronomia.


L'Emilia-Romagna è conosciuta per la sua pasta all'uovo fatta con farina di grano tenero e tartufi all'aglio con salsa al vino bianco.

Gli strozzapreti sono un' ottima pasta per un primo piatto dai pochissimi ingredienti e veloce da preparare.
Bologna è famosa per i primi piatti come tortellini, lasagne verdi, gramigna e tagliatelle che si trovano anche in altre città della regione.



Bologna è famosa per i suoi piatti di pasta come i tipici strozzapreti della regione.

Nella cultura popolare la città di Bologna è conosciuta anche come Bologna la grassa, perché la cucina ha da sempre una forte tradizione nelle abitudini locali.
Le numerose ricette di origine bolognese, diffuse in tutto il mondo come eccellenze della cucina italiana (ad esempio il ragù), unite al fatto che in città proliferano le attività commerciali collegate al cibo, hanno spesso condotto la stampa a definire Bologna come "la città del cibo"

In Emilia, da Parma a Plasencia, il riso viene mangiato in misura minore. La polenta è il prodotto principale delle montagne dell'Appennino, sia in Emilia che in Romagna. L'aceto balsamico tradizionale (aceto balsamico) viene prodotto solo nelle città emiliane di Modena e Reggio Emilia, seguendo legalmente le tradizionali procedure obbligatorie.

Il Parmigiano Reggiano viene prodotto a Reggio Emilia, Parma, Modena e Bologna ed è ampiamente utilizzato in cucina. Si mangia molto pesce sulla costa adriatica, ma questa è una regione in cui predomina la carne, tra cui agnello romagnolo, maiale mora romagnola e selvaggina.

La regione ha molti prodotti a base di carne suina: prosciutto di Bologna, Parma e Modena, tra cui il culatello e il salame Felino di Parma e la pancetta e la coppa di Plasencia. Popolare anche il maiale cotto come la mortadella e il salame rosa di Bologna, lo zampone, il capello di prete e il cotechino di Modena e la salama da sugo di Ferrara.

Cultura artistica.


La cultura artistica ha trovato terreno fertile in questa terra e ha piantato le sue radici profonde. Ne sono testimonianza, dalle opere di Verdi e la poesia di Pascoli al cinema dell'inconfondibile Fellini, che è diventato un mito grazie ai suoi numerosi capolavori, i cui copioni hanno preso vita in questa regione.

Leggi anche: Come vivere le aree naturali italiane tra le più ricche di specie animali e vegetali in Europa.


L'Emilia Romagna ha dato vita a uno dei più importanti compositori della storia della musica: Giuseppe Verdi. La canzone più famosa di questa terra è "Romagna mia", scritta nel 1954 da Secondo Casadei.

In Emilia Romagna è possibile diventare spettatori ovunque; basta scegliere lo spettacolo da una lista infinita.

L'Emilia Romagna confina con il terzo paese più piccolo d'Europa, la Repubblica di San Marino.

Musei.



Con oltre 500 fra musei, raccolte e istituti culturali, in gran parte appartenenti agli enti locali, l’Emilia-Romagna propone a turisti e visitatori temi diversisissimi: dal cibo alla musica, dall’arte al teatro di figura, dal collezionismo all’archeologia, dalle testimonianze della cultura rurale all’artigianato.

Nel sistema museale coesistono insieme musei di tradizione e nuove fondazioni, grandi collezioni d’arte e dimore storiche, ecomusei, castelli, musei all’aperto e musei d’impresa, luoghi e spazi nei quali rivive la memoria dei protagonisti della storia e della cultura locali e nazionali.

La banca dati dei musei, che fa parte del Catalogo del patrimonio culturale dell'Emilia-Romagna, è il punto migliore da cui partire per una ricerca.
Museo internazionale delle ceramiche in Faenza.




Il Parco Nazionale del Gran Sasso è una delle più grandi aree protette in Europa.

Il Parco Nazionale del Gran Sasso e Montes de la Laga è un parco naturale in Italia, creato nel 1991.

Copre un'area di 2.014 chilometri quadrati ed è sviluppato dalla provincia di Teramo, L'Aquila, Pescara e, in misura minore, nelle province di Ascoli e Rieti.

Il territorio è prevalentemente montuoso.

È gestito dal Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga , con sede ad Assergi, in provincia di L'Aquila.
Ippovia, itinerari a cavallo nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monte della Langa

Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.



Il Parco, localizzato nel cuore dell'Appennino, si estende sul territorio di tre regioni: l'Abruzzo, il Lazio e le Marche, comprendendo nel suo perimetro cinque province: L'Aquila, Teramo, Pescara, Rieti ed Ascoli Piceno, e ben 44 comuni. 



E' un territorio cerniera tra la regione euro-siberiana e quella mediterranea, in cui si localizza la montagna più elevata dell'Appennino che racchiude l'unico ghiacciaio dell'Europa meridionale. 

La posizione geografica, l'altezza raggiunta dalle montagne, nonché la differente geologia dei rilievi: calcari e dolomie sul Gran Sasso e sui Monti Gemelli, arenarie e marne sui Monti della Laga, determinano una straordinaria ricchezza di specie animali e vegetali, nonché una varietà di ecosistemi e paesaggi davvero unica

Il Grande Parco.


150.000 ettari
3 Regioni
5 Province
44 Comuni

51 emergenze floristiche
59 orchidee spontanee
2 piante carnivore
2651 piante censite
139 endemiche italiane
12 endemiche del Parco
Nido di fringuello alpino.

11 coppie di aquile reali
500 cervi
1000 camosci appenninici
120 lupi - 20 nuclei riproduttivi

Il regno della neve perpetua, delle rocce e del vento.


Sul lato orientale, da Teramo, c'è un maestoso "Paretone" che fa parte del paesaggio del centro adriatico.

È il regno della neve perpetua, delle rocce e del vento.
Leggi anche: La flora alpina presenta un territorio ricco di boschi di conifere.
Nel nord il profilo dei Monti de la Laga, dove migliaia di uccelli migratori si fermano sulle rive del lago di Campotosto. 

Ci sono più di 200 chilometri di percorsi a cavallo che possono essere utilizzati per visitare il parco.
La neve perpetua nel Ghiacciaio del Calderone, il termometro dell’ambiente mediterraneo.

Il Parco Nazionale del Gran Sasso è sviluppato dalla provincia di Teramo, L'Aquila, Pescara e in misura minore nelle province di Ascoli e Rieti.

Il 23 settembre 1886, giorno dell’inaugurazione del rifugio Garibaldi, come mostrano le immagini del Cai di Teramo, qualcuno fotografò anche il ghiacciaio che allora si estendeva fino ai terrazzamenti della Vetta Centrale, fin sotto la cime; poi si è sempre più ritirato, nonostante la sua ubicazione originaria, in una latitudine bassa, anomala per un ghiacciaio, se non fosse per l’esposizione a nord, la sua forma a cucchiaio e le particolari condizioni topografiche di un circo glaciale stretto, allungato, incassato dentro le ripide pareti di Corno Grande.

Ma il suo apparato è in crisi, il suo vecchio cuore risente dell’alimentazione nevosa e primaverile, può collassare come i ghiacciai dell’Himalaya che arretrano di circa 10 -15 metri l’anno, conseguenza del riscaldamento complessivo del clima.

La flora nel Gran Sasso.


Per parlare della flora del Gran Sasso, dobbiamo distinguere, anche in questa zona, tra le due parti, il Teramo e l'Aquila. Il primo, orientato a nord-est, è caratterizzato da un substrato argilloso ed è soggetto a maggiori precipitazioni.

Questi fattori favoriscono l'egemonia del faggio, con lo sviluppo di faggi di grande valore. Il lato sud, d'altra parte, ha un substrato calcareo e un clima continentale. 

Questi fattori favoriscono principalmente lo sviluppo di pioppi, carpini e querce. Nella zona sono il nocciolo, il castagno (che forma le foreste con ombra), l'acero (spesso presente con esemplari mammut). Sulle pendici più soleggiate puoi trovare cenere di montagna e ciliegio selvatico. Solo grazie al rimboschimento ci sono il pino nero, l'abete e il larice. 



L'introduzione di quest'ultima specie, secondo Fernando Tammaro e Carlo Catonica dell'Università dell'Aquila, è stata un errore perché le condizioni ambientali del luogo sono troppo severe per una conifera decidua, che è appunto il larice.
Leggi anche: Insenature lunghe e strette, rocce granitiche e isole caratterizzano la regione della Gallura.
Tra i cespugli possiamo menzionare il ginepro, il mirtillo (commestibile), la belladonna (simile nell'aspetto al mirtillo, ma velenoso e talvolta anche mortale), l'agrifoglio. 

Le fioriture sono caratterizzate da gigli (una specie protetta da una legge regionale abruzzese), campane, sassifraga, primule, genziane, garofani e numerose orchidee. 

La stella alpina apenina merita una menzione speciale, una pianta molto rara sulle montagne dell'Appennino.
Bosco vettusto di Valle Vaccaro.

La fauna nel Gran Sasso.


L'esponente più imponente della fauna del Gran Sasso è l'orso marsicano, una sottospecie endemica dell'Appennino, di dimensioni relativamente ridotte, che fino a qualche anno fa sembrava essere scomparso, ma è stato recentemente monitorato in sporadiche incursioni nei territori del parco nazionale.

Erano presenti anche esemplari di volpe appenninica e di lupo. Altri mammiferi comuni che vivono nella zona sono: il gatto selvatico, il cinghiale, il cervo e il capriolo. 

Il camoscio apenine si era estinto nel Gran Sasso (a causa dell'eccessiva caccia) intorno al 1890, ma fu reintrodotto nel 1992 e ora forma una colonia stabile composta da più di 1.000 esemplari. 

Tra gli uccelli da preda, vale la pena menzionare l'aquila reale, il falco, il grifone, il falco comune e il falco. La presenza dell'uccello alpino e del picchio spiccano tra gli altri uccelli. 
Tra i rettili è possibile menzionare la vipera degli Orsini, anch'essa endemica, più piccola della vipera comune e caratterizzata da un veleno meno letale e quasi inoffensivo, data la scarsità di avvistamenti di questa specie. Posizionato nelle rocce, vicino ai corsi d'acqua e nelle zone di basso ginepro, evita, per quanto possibile, il contatto con l'uomo.

La popolazione di Rupicapra pyrenaica ornata presente nel Gran Sasso è stimata in 622 esemplari (censimento 2015), e quella di Majella è approssimativamente della stessa dimensione.
Fiume Tirino uno dei fiumi più belli del mondo.

luglio 02, 2019

Insenature lunghe e strette, rocce granitiche e isole caratterizzano la regione della Gallura.

La regione della Gallura si estende a nord della Sardegna lungo un tratto di costa scoscesa, caratterizzato da insenature lunghe e strette, rocce granitiche e isole come l'Arcipelago della Magdalena.

Le città principali sono Olbia, Tempio Pausania, La Maddalena, Arzachena e Calangianus. Fa parte della provincia di Sassari.

La Gallura è una subregione storica e geografica della Sardegna. Comprende la parte nord-orientale dell'isola, dal fiume Coghinas che la delimita a ovest, passando poi per il massiccio del Limbara, che ne delimita la parte meridionale, fino al massiccio del monte Nieddu a sudest, nei comuni di San Teodoro e Budoni.

Intorno a Santa Teresa di Gallura e fino al promontorio di Capo Testa, ci sono alcune spiagge meravigliose.

Insenature lunghe e strette, rocce granitiche e isole caratterizzano la regione della Gallura.


La popolazione locale parla "gallurés". Un diasistema sardo, strettamente connesso con il corso.



Mentre ad est (provincia di Arzachena) si estende la Costa Esmeralda, il tratto più famoso e conosciuto della costa sarda nel mondo, ad ovest, intorno a Santa Teresa di Gallura e al promontorio di Capo Testa, ci sono alcune spiagge meravigliose che non hanno nulla da invidiare al più blasonato e famoso dell'isola.
Intorno a Santa Teresa di Gallura e al promontorio di Capo Testa, ci sono alcune spiagge meravigliose.

Spiaggia La Liccia. (Porto Liscia).


La spiaggia di Porto Liscia è la prima che si trova quando si lascia il territorio di Palau e si dirige a nord-ovest verso la costa di Santa Teresa di Gallura .

Questa zona sabbiosa è caratterizzata da una bellissima sabbia dorata di granito e ha un totale di circa 2 km, da una scogliera ricoperta di vegetazione mediterraneaalla foce del fiume Liscia, da cui prende il nome.

Il mare, d'altra parte, è notevole per avere uno sfondo basso con acque cristalline di colore iridescente tra il verde smeraldo e l'azzurro.
La spiaggia La Liccia è la prima che trovano quando lasciano il territorio di Palau.


Spiaggia La Licciola.


A pochi chilometri ad ovest, nel comune di Valle dell'Erica , si trova la bellissima spiaggia di La Licciola.
Leggi anche: Il Parco della Sardegna è stato dichiarato il primo Parco Geominerario Storico e Ambientale del mondo.
La spiaggia è caratterizzata da una sabbia chiara di media grana e alcuni scogli nella sabbia che ne fanno una spiaggia ancora più suggestiva. Il mare cristallino ha uno sfondo basso e un colore tra il verde e il blu intenso, mentre ci allontaniamo dalla riva

Da qui, inoltre, si può ammirare un bellissimo panorama che comprende dal vicino reef della Colombaia fino all'isola di Spargi che si intravede in tutto il suo splendore fino all'orizzonte.
La spiaggia di La Licciola è caratterizzata da una sabbia chiara a grana media e alcuni scogli nella sabbia.

Spiaggia di Cala Sambuco.


Cala Sambuco è una piccola spiaggia a forma di mezzaluna, caratterizzata da sabbia chiara e acque cristalline dai toni verde e azzurro e scuro. Lo sfondo è di pietre arrotondate e scogliere che emergono dall'acqua mentre tutto intorno è una vegetazione mediterranea di un verde intenso che colora il paesaggio.

Tranquilla e isolata, questa spiaggia libera non ha servizi ed è particolarmente apprezzata dagli amanti dello snorkeling.



Per arrivarci da Santa Teresa di Gallura bisogna andare ad est, seguendo le indicazioni per Marazzino e girare a sinistra seguendo le indicazioni per il ristorante La Diana, sempre proseguire dritto, superare il bivio e girare a sinistra e poi il diritto da una strada sterrata.
Cala Sambuco è una piccola spiaggia a forma di mezzaluna, caratterizzata da sabbia chiara e acque cristalline.


Spiaggia di La Marmorata.


La spiaggia della Marmorata, con le sue acque poco profonde e la sabbia chiara, con uno splendido mare di acque verdi e turchesi, è sicuramente una delle più belle del nord Sardegna.

Per completare il magnifico panorama c'è un'isola omonima che si può raggiungere nuotando dalla costa e dove è possibile visitare i resti di un'antica cava romana.

La spiaggia è dotata di tutti i servizi: ampio parcheggio, bar, ristoranti, possibilità di noleggio ombrelloni, lettini e pedalò.

È inoltre possibile praticare snorkeling, windsurf e altri sport acquatici, mentre gli appassionati di trekking possono avventurarsi sui numerosi sentieri che conducono alle incantevoli insenature nelle vicinanze.
A La Marmorata è possibile praticare snorkeling, windsurf e altri sport acquatici.

La spiaggia di Rena Bianca.


A pochi passi dal centro storico di Santa Teresa di Gallura, la spiaggia di Rena Bianca è una delle più famose della Sardegna.

La spiaggia prende il nome dalla sabbia bianca e fine che insieme ai frammenti di corallo rosa che compongono la sabbia, creano un colore unico, impreziosito dal blu cristallino del mare e dal verde della vegetazione mediterranea che lo circonda.

Non è un caso che nel 1987 la spiaggia di Rena Bianca abbia ricevuto il riconoscimento di Bandiera Blu d'Europa .

Dotato di tutti i servizi , è molto facile raggiungere la spiaggia dal centro, motivo per cui è sempre molto affollato, soprattutto nei mesi di alta stagione come luglio e agosto.
la spiaggia di Rena Bianca è una delle più famose della Sardegna.

Spiaggia dei Due Mari (Rena di Levante e Rena di Ponente).


Da Santa Teresa di Gallura, percorrendo Via Capo Testa, si raggiunge l'istmo, dai cui lati è possibile trovare le spiagge di Rena di Levante (est) e Rena di Ponente (ad ovest).
Leggi anche: Chi opta per una vacanza in Sardegna ha modo di soddisfare una molteplicità di interessi.
Rena di Levante è una lunga distesa di sabbia bianca, circondata da calette rocciose e vegetazione mediterranea e grazie alle sue acque cristalline è stata in diverse occasioni Bandiera Blu. Più avanti c'è un secondo tratto di costa, noto come spiaggia di Zia Culumba (Baia di Santa Reparata), che ospita suggestivi resti di colonne di epoca romana, visibili anche sott'acqua.

A sud, Rena di Ponente è una bellissima spiaggia di soffice sabbia dorata, caratterizzata da una zona sabbiosa di medie dimensioni circondata da una natura selvaggia e solitaria, in particolare dietro il promontorio di Capo Caccia, bagnato da un mare cristallino e verde. Nelle vicinanze ci sono diversi servizi: bar, ristoranti, hotel e negozi.
Rena di Ponente è una bellissima spiaggia di soffice sabbia dorata,.
Rena di Levante è una lunga striscia di sabbia bianca, circondata da calette rocciose e vegetazione mediterranea.

Spiaggia di Cala Espinosa.


Cala Spinosa è un autentico paradiso nascosto, ideale per coloro che cercano di rilassarsi lontano dal movimento dei bar sulla spiaggia.

Per arrivarci dovrete seguire le indicazioni per il faro di Capo Testa e proseguire a piedi lungo un sentiero ripido, ma vi assicuriamo che i vostri sforzi saranno premiati. La sabbia è presentata con uno sfondo di sabbia chiara alternata a suggestive rocce granitiche.


I bellissimi fondali con scenari vari e affascinanti delizieranno gli amanti delle immersioni e dello snorkeling.

Cala Spinosa è un autentico paradiso nascosto, ideale per chi cerca di rilassarsi lontano dalla folla impazzita.

Spiaggia di Cala Grande (Valle de La Luna).


La spiaggia di Cala Grande è raggiungibile attraverso un suggestivo sentiero nella Valle della Luna , chiamato per i suoi giganteschi massicci di granito bianco , modellati dall'antica erosione del vento. La più alta raggiunge i 128 metri sul livello del mare ed è conosciuta come La Calavera .

Un ambiente fantastico che accompagna le insenature e la rigogliosa vegetazione mediterranea, dove è ancora possibile trovare una comunità hippyche, dagli anni '60 , si è stabilita in questo luogo magico, immerso nella bellezza della natura primordiale e lontana della frenesia quotidiana.
Ancora oggi puoi trovare viaggiatori da tutto il mondo , artisti, musicisti e persone con uno spirito avventuroso che vengono nella valle in cerca di pace e tranquillità. È Non si può mancare!
Un ambiente fantastico accompagna le insenature e la rigogliosa vegetazione mediterranea della spiaggia di Cala Spinosa.

Spiaggia Rena Majori.


Rena Majori si trova nell'omonima città di Aglientu, a circa 7 km da Santa Teresa di Gallura. La spiaggia, con sabbia finissima e chiara, è circondata da scogliere e rocce granitiche che si affacciano su uno splendido mare turchese .

Attraversato da due fiumi (fiume Cantaru e fiume Ciuchesa), l'ampio tratto di Rena Majori è sempre tranquillo e riparato, circondato da dune coperte di vegetazione e rocce. Dietro di esso, la presenza di una pineta garantisce un rifugio piacevole e fresco nelle calde giornate estive.

Tra i servizi presenti , un ampio parcheggio e un campeggio, la possibilità di noleggiare ombrelloni, lettini prendisole e roller. Il suo fondale marino è estremamente vario e ricco di pesce, rendendolo una destinazione particolarmente adatta per immersioni subacquee.
Rena Majori si trova nell'omonima città di Aglientu.

Abbiamo raggiunto la fine di questa top 10 sulle spiagge più belle da vedere a Santa Teresa di Gallura e dintorni, consapevoli che non c'è niente di più difficile che fare una "classificazione" delle spiagge della Sardegna.

Conosci qualche altra bella spiaggia sarda che non abbiamo incluso in questo breve riassunto?
Leggi anche: L’Isola Tavolara ospita, oltre ad un faro di segnalazione marittima, una base militare NATO, gestita dalla Marina Militare Italiana.
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giugno 07, 2019

La Biblioteca nazionale Marciana (Biblioteca di San Marco) è la prima biblioteca pubblica di Europa.

La Basilica di San Marco già dal 1300  era attiva come chiesa parrocchiale, edificata per i Silvestrini che poco dopo il 1418 furono costretti ad abbandonare il convento che passò ai Domenicani riformati.

Per iniziativa di Cosimo il Vecchio, con la direzione di Michelozzo, nel 1437 iniziarono i lavori di ampliamento e di ristrutturazione.

Nella deliberazione di accettazione della proposta del poeta, il Maggior Consiglio prospettava le spese necessarie per adibire un luogo adatto alla conservazione di libri.

La notte dell’Epifania del 1443 avvenne la consacrazione ad opera dell’arcivescovo di Capua, il cardinale Niccolò, alla presenza di papa Eugenio IV.
La Basilica di San Marco già dal 1300  era attiva come chiesa parrocchiale.

La biblioteca di San Marco è la prima biblioteca pubblica di Europa.


A destra della chiesa una parte del convento è stato trasformato nel Museo di San Marco mentre il resto si è mantenuto pressoché integro.
Leggi anche: Il Carnevale di Venezia, a 900 anni dal primo documento che fa riferimento a questa famosissima festa.
Sono due i chiostri su cui si organizza la struttura: quello di San Domenico, abitato dai domenicani fino al 2014, e quello di Sant’Antonino, oggi compreso nel Museo.
Il Palazzo della Libreria in Piazza San Marco a Venezia.

Interni.


Proprio da quest’ultimo si accede alla scala che conduce al dormitorio superiore, mentre al piano terra vi sono la foresteria e il refettorio.

Salite le scale ci ritroviamo davanti al bellissimo affresco dell’Annunciazione del Beato Angelico databile 1440-1450 circa.



Proseguendo per i corridoi al primo piano arriviamo alla biblioteca: tre navate scandite da colonne con capitelli ionici e archi a tutto sesto.
Salone espositivo della biblioteca.

Costruzione.


Costruita da Michelozzo, è una delle architetture più emblematiche del primo Rinascimento fiorentino; fu concepita come la prima biblioteca pubblica di Firenze e conservava i codici e i volumi raccolti e donati da Niccolò Niccoli, umanista, collezionista e bibliofilo.

Architettura .


Anticamente questa architettura aveva le pareti dipinte in verde acqua, scaffali e ben 64 banchi in legno disposti nelle navate.
Carta geografica del mondo di Fra Mauro del 1459.
Leggi anche: La Rondella della Grotta è una rondella della cinta magistrale di Verona, ultimo baluardo del sistema difensivo austriaco.

La Biblioteca nel Novecento.


Gli esigui spazi, l'aumento del patrimonio librario, i danni al palazzo, convinsero il governo nel 1900 ad assegnare alla Biblioteca una nuova sede.

Si trattava dell'edificio sansoviniano della ex Zecca dello Stato Veneto: a tale scopo il cortile venne riadattato e coperto per ospitare la sala di lettura, dove trovarono posto dodici nuovi tavoli per i lettori, mentre la vera da pozzo veniva collocata altrove.

Verso il molo, la stanza più ampia veniva riservata per la lettura dei manoscritti e dei rari e si predisponevano salette di consultazione di varie tipologie di materiali.

Il trasferimento avvenne nel 1904 e nella cerimonia di inaugurazione del 27 aprile del 1905 venne collocata nella sala di lettura la statua raffigurante Francesco Petrarca, dello scultore Carlo Lorenzetti, commissionata dal Comune di Venezia per il centenario della nascita del poeta.

Nel 1924 la Marciana riebbe, in aggiunta alla Zecca, anche la Libreria Sansoviana che veniva inaugurata nel 1929 dopo tre anni di restauri e in cui venivano riposizionate le tele dei filosofi.
La vita della Libreria e quella dello Statuario da allora rimasero intrecciate sino al primo Novecento, quando venne istituito il Museo Archeologico.

La Biblioteca oggi.


La Biblioteca da allora si sviluppa sia per la parte dei servizi aperti al pubblico, che per le sale di lettura e per una parte di suoi depositi librari, nel palazzo cinquecentesco della Zecca.



Consistenti collezioni librarie e altri uffici sono invece ospitati nell'edificio delle Procuratie Nuove e nel palazzo della Libreria Sansoviniana, mentre il Vestibolo e il Salone Sansoviniano sono dedicati prevalentemente a sede espositiva e di eventi.

gennaio 23, 2019

La classifica dei 10 post più letti e condivisi nel 2018 su Immagini d’Italia.

Fra i post più condivisi ne compaiono due sui Vincitori di Wiki Loves Italia e anche due legati alla tradizione artistica italiana.

Wiki Loves Monuments è un concorso annuale, che si svolge nel mese di settembre.

È possibile partecipare al concorso fotografando uno dei monumenti o siti presenti nelle liste individuate dall'organizzazione del concorso, che sono compilate utilizzando fonti governative nazionale o di altri enti. Per partecipare è necessario caricare la fotografia del monumento su Wikimedia Commons con una licenza libera.

Ogni fotografia partecipa ad una delle edizioni nazionali del concorso in base al monumento ritratto, ossia le fotografie partecipano al concorso del paese che comprende il monumento nelle sue liste.

Nel 2011 e 2012, Wiki Loves Monuments si è strutturato in modo federato, da ogni concorso nazionale sono state selezionate 10 fotografie vincitrici che hanno conquistato il diritto di accedere alla fase internazionale dalla quale vengono scelte 10 fotografie vincitrici.

Gran Sasso Lago di Pietranzoni e Monte Brancocastello.

La classifica dei 10 post più amati del 2018 su Immagini d’Italia.



Nel 2014 Wiki Loves è stato superato il milione di foto caricate dall'inizio del concorso, da 37 diversi Paesi del mondo.

LA FLORA ALPINA PRESENTA UN TERRITORIO RICCO DI BOSCHI DI CONIFERE.

In montagna, la flora varia progressivamente in funzione dell'altitudine, dell'esposizione solare e della condizione edafica, climat...



I VINCITORI DI WIKI LOVES MONUMENTS 2013 IN ITALIA



COME VIVERE LE AREE NATURALI ITALIANE TRA LE PIÙ RICCHE DI SPECIE ANIMALI E VEGETALI IN EUROPA.

In Italia esistono 871 aree protette , per un totale di oltre 3 milioni di ettari tutelati a terra, circa 2.850mila ettari a mare e 658 chil...

I VINCITORI DI WIKI LOVES MONUMENTS 2012 IN ITALIA



LA CLASSIFICA DEI 10 POST PIÙ AMATI DEL 2017 SU IMMAGINI D’ITALIA.


La tradizione artistica dell´Italia è tanto antica quasi qu...



L'ITALIA È UNO DEI PAESI EUROPEI PIÙ RICCHI DI BIODIVERSITÀ, SIA ANIMALE CHE VEGETALE.

L'Italia è uno dei paesi europei più ricchi di biodiversità, sia animale che vegetale, con un popolamento ricchissimo di forme endemiche...


GDPR ULTIMA CHIAMATA, ECCO LA GUIDA AGLI ADEMPIMENTI PER LA PRIVACY E DIRETTIVA DEL GARANTE.

Le seguenti informazioni sono a beneficio dei lettori che possono scegliere di navigare le pagine del sito, di prendere delle precauzioni pe...
Leggi anche: La classifica dei 10 post più amati del 2017 su Immagini d’Italia.


LA CALABRIA SEMBRA ESSERE STATA CREATA DA UN DIO CAPRICCIOSO CHE, DOPO AVER CREATO DIVERSI MONDI, SI È DIVERTITO A MESCOLARLI INSIEME.

  La Calabria è una regione dell'Italia Meridionale con capoluogo Catanzaro. Confina a nord con la Basilicata e a sud-oves...


AUTENTICO TETTO D'EUROPA, LA VAL D'AOSTA OSPITA LE PIÙ ALTE MONTAGNE DELLE ALPI.

La Valle d'Aosta è la più piccola regione italiana e si trova in mezzo delle Alpi , circondata da quattro dei monti più alti di tutta ...


LA TRADIZIONE ARTISTICA DELL´ITALIA È TANTO ANTICA QUASI QUANTO LO STESSO PAESE.

La tradizione artistica dell´Italia è tanto antica quasi quanto lo stesso paese. Gli abitanti della penisola fabbricarono degli oggetti pre...