Corsa degli Scalzi, un fiume umano di tutte le età, a piedi nudi nel mito.

Un fiume umano. Novecento devoti curridoris, uomini di tutte le età, vestiti col saio bianco, legato in vita da un cordone, a piedi nudi, accompagnano ‘in spalla’ il simulacro di Santu Srabadori, che riproduce il Cristo nella sua Trasfigurazione. 

 

L‘esercito di Salvatore’, guidato da un portabandiera, si muove di corsa dalla parrocchiale di santa Maria Assunta a Cabras sino al piccolo villaggio di San Salvatore di Sinis. Sette chilometri senza soste, tra sudore, polvere, lacrime e forti emozioni. È il fascino della Corsa degli scalzi, una festa di fede e folklore, che nel 2022 inizia all’alba di sabato 3 settembre. Si parte con la celebrazione della messa. 

 

 

La Corsa degli Scalzi.


Poi, avvolta da un’aria solenne e suggestiva, la processione lungo le vie del paese addobbato a festa. Alle 7 e mezza is curridoris sono pronti, cresce l’ansia di percorrere i sentieri sterrati e polverosi dei campi della penisola del Sinis, mentre il sole mattutino già scalda. 

 

Sui loro volti sono dipinte responsabilità e fierezza, rappresentano i ‘protettori’ della comunità cabrarese ed evocano un’intensa, palpabile devozione, sorta quando un gruppo di pescatori e contadini del paese, a inizio XVII secolo, salvò il santo dai pirati saraceni.



Un'atmosfera magica.

 

L’atmosfera magica ed elettrizzante sale di tono man mano che si avvicina l’avvio della corsa. La partenza è all’uscita di Cabras. La folla applaude il santo che si accinge al ‘viaggio’ sino al borgo di San Salvatore, dove si festeggia già da una settimana. Notte e giorno il profumo di muggini e maialetti arrosto pervade le viuzze polverose del villaggio, set cinematografico di ‘spaghetti western’ negli anni Sessanta e Settanta del XX secolo. 

 

Alle otto l’attesa di madri e sorelle, mogli e fidanzate degli scalzi diventa spasmodica. A stemperarla contribuisce la vernaccia, specialità vinicola della zona, offerta a tutti i presenti. L’arrivo dei 900 corridori è imminente. ‘Evviva Santu Srabadori’: l’inno urlato a squarciagola dagli scalzi è sempre più incombente. La scia bianca si avvicina seguita da un’enorme nuvola di polvere. All’arrivo, mortaretti, applausi e pianti: il rito si rinnova e il villaggio si colora di bianco. 

 


La procesione.

 

La processione prosegue, accompagnata dai is coggius - canti in onore del santo - sino alla seicentesca chiesetta di San Salvatore. Il giorno dopo, domenica primo settembre, prima del tramonto il simulacro ‘torna a casa’, viene riportato a Cabras, dove, tra devozione, note delle launeddas, balli e spettacoli, inizia un’altra festa. A farla da padrone i piatti a base di bottarga di muggine, l’‘oro di Cabras’.



L’atmosfera magica ed elettrizzante sale di tono man mano che si avvicina l’avvio della corsa. La partenza è all’uscita di Cabras. La folla applaude il santo che si accinge al ‘viaggio’ sino al borgo di San Salvatore, dove si festeggia già da una settimana. Notte e giorno il profumo di muggini e maialetti arrosto pervade le viuzze polverose del villaggio, set cinematografico di ‘spaghetti western’ negli anni Sessanta e Settanta del XX secolo. 

 


Evviva Santu Sarabadori.

 

Alle otto l’attesa di madri e sorelle, mogli e fidanzate degli scalzi diventa spasmodica. A stemperarla contribuisce la vernaccia, specialità vinicola della zona, offerta a tutti i presenti. L’arrivo dei 900 corridori è imminente. ‘Evviva Santu Srabadori’: l’inno urlato a squarciagola dagli scalzi è sempre più incombente. 


La scia bianca si avvicina seguita da un’enorme nuvola di polvere. All’arrivo, mortaretti, applausi e pianti: il rito si rinnova e il villaggio si colora di bianco. La processione prosegue, accompagnata dai is coggius - canti in onore del santo - sino alla seicentesca chiesetta di San Salvatore. Il giorno dopo, domenica primo settembre, prima del tramonto il simulacro ‘torna a casa’, viene riportato a Cabras, dove, tra devozione, note delle launeddas, balli e spettacoli, inizia un’altra festa. A farla da padrone i piatti a base di bottarga di muggine, l’‘oro di Cabras’.


L'arrivo alla necropoli nuragica di Mont’e Prama.

 

 La maggiore testimonianza protostorica è la necropoli nuragica di Mont’e Prama, a dieci chilometri dal paese, dalla quale è venuta alla luce una delle più sensazionali scoperte archeologiche del bacino del Mediterraneo, gli oltre cinquemila frammenti, oggi ricomposti, di circa trenta stature di combattenti – arcieri, guerrieri e pugilatori -, i celebri Giganti di Mont’e Prama, ammirabili in parte al museo archeologico di Cabras. 

 

Già un millennio prima di Cristo esisteva un centro abitato nell’area dove oggi sorge la frazione di San Salvatore ed è attestato anche il popolamento dell’area costiera, dove, nell’VIII secolo a.C. i fenici fondarono Tharros, poi divenuta colonia cartaginese e infine florida città romana. Oggi ne ammirerai i ruderi accanto allo sfondo azzurro del mare. 

 


Un fiume umano arriva a Tharros.

 

Tharros fu anche capitale del giudicato d’Arborea, poi abbandonata attorno all’anno mille per le incursioni dei pirati e in parte smantellata per edificare, nell’entroterra, Oristano. In quel periodo sorse anche l’abitato di Masone de Capras, antenata di Cabras.



Un fiume umano. Novecento devoti curridoris, uomini di tutte le età, vestiti col saio bianco, legato in vita da un cordone, a piedi nudi, accompagnano ‘in spalla’ il simulacro di Santu Srabadori, che riproduce il Cristo nella sua Trasfigurazione. 

 


 L‘esercito di Salvatore’.

 

L‘esercito di Salvatore’, guidato da un portabandiera, si muove di corsa dalla parrocchiale di santa Maria Assunta a Cabras sino al piccolo villaggio di San Salvatore di Sinis. Sette chilometri senza soste, tra sudore, polvere, lacrime e forti emozioni. È il fascino della Corsa degli scalzi, una festa di fede e folklore, che nel 2022 inizia all’alba di sabato 3 settembre. Si parte con la celebrazione della messa. Poi, avvolta da un’aria solenne e suggestiva, la processione lungo le vie del paese addobbato a festa. 

 

Alle 7 e mezza is curridoris sono pronti, cresce l’ansia di percorrere i sentieri sterrati e polverosi dei campi della penisola del Sinis, mentre il sole mattutino già scalda. Sui loro volti sono dipinte responsabilità e fierezza, rappresentano i ‘protettori’ della comunità cabrarese ed evocano un’intensa, palpabile devozione, sorta quando un gruppo di pescatori e contadini del paese, a inizio XVII secolo, salvò il santo dai pirati saraceni.


 L’atmosfera magica ed elettrizzante sale di tono man mano che si avvicina l’avvio della corsa. La partenza è all’uscita di Cabras. La folla applaude il santo che si accinge al ‘viaggio’ sino al borgo di San Salvatore, dove si festeggia già da una settimana. Notte e giorno il profumo di muggini e maialetti arrosto pervade le viuzze polverose del villaggio, set cinematografico di ‘spaghetti western’ negli anni Sessanta e Settanta del XX secolo. Alle otto l’attesa di madri e sorelle, mogli e fidanzate degli scalzi diventa spasmodica. 


A stemperarla contribuisce la vernaccia, specialità vinicola della zona, offerta a tutti i presenti. L’arrivo dei 900 corridori è imminente. ‘Evviva Santu Srabadori’: l’inno urlato a squarciagola dagli scalzi è sempre più incombente. 

 


Una scia bianca seguita  da un’enorme nuvola di polvere.

La scia bianca si avvicina seguita da un’enorme nuvola di polvere. All’arrivo, mortaretti, applausi e pianti: il rito si rinnova e il villaggio si colora di bianco. La processione prosegue, accompagnata dai is coggius - canti in onore del santo - sino alla seicentesca chiesetta di San Salvatore. Il giorno dopo, domenica primo settembre, prima del tramonto il simulacro ‘torna a casa’, viene riportato a Cabras, dove, tra devozione, note delle launeddas, balli e spettacoli, inizia un’altra festa. A farla da padrone i piatti a base di bottarga di muggine, l’‘oro di Cabras’.



L’inimitabile costa di Cabras, seppure contornata da stagni che la separano dall’entroterra, nel XVII secolo era costantemente presa d’assalto dai saraceni provenienti dal mare. Da qui le origini della Corsa degli Scalzi, rievocazione storico-religiosa di un episodio, risalente al 1619, di difesa contro un’invasione dei mori. 

 


Lo stratagemma.


I cabraresi, per proteggersi dall’avanzata e per mettere al sicuro la statua di Srabadori, escogitarono un piano. Per affrontare la lunga fuga di corsa, legarono ai piedi nudi rami di frasche, in modo da sollevare più polvere possibile e sembrare così molto più numerosi. Lo stratagemma funzionò in pieno, in quanto i saraceni, spaventati all’idea di essere di fronte a un grande esercito, si ritirarono. Il villaggio e il simulacro furono salvati grazie all’ardore di chi non ha altra via d’uscita che la fuga. 

 

Da allora, ogni anno, in ricordo dell’episodio miracoloso, per rinnovare il voto al santo, il rito viene ripetuto identico. E con regole ben definite: sono 14 i gruppi di curridoris, composti a loro volta da 14 ‘mute’, ciascuna di cinque corridori. Sette corrono il sabato, sette la domenica. La sorte decide chi porta il santo al villaggio di San Salvatore e chi lo riporta a Cabras.

 

Motivi associati all'evento.

 

Mare, lagune, enogastronomia, eventi, siti archeologici, musei e sport all’aria aperta. Durante la celebrazione, non mancano i motivi per associare all’evento, la scoperta delle bellezze naturalistiche dell’area marina della penisola del Sinis e le infinite e suggestive attrazioni culturali. Il territorio di Cabras, esteso oltre cento chilometri quadrati, è stata ‘culla’ di tutte le civiltà che hanno caratterizzato preistoria e storia della Sardegna. 


La maggiore testimonianza protostorica è la necropoli nuragica di Mont’e Prama, a dieci chilometri dal paese, dalla quale è venuta alla luce una delle più sensazionali scoperte archeologiche del bacino del Mediterraneo, gli oltre cinquemila frammenti, oggi ricomposti, di circa trenta stature di combattenti – arcieri, guerrieri e pugilatori -, i celebri Giganti di Mont’e Prama, ammirabili in parte al museo archeologico di Cabras. 

 


Frazione di San Salvatore.

 

Già un millennio prima di Cristo esisteva un centro abitato nell’area dove oggi sorge la frazione di San Salvatore ed è attestato anche il popolamento dell’area costiera, dove, nell’VIII secolo a.C. i fenici fondarono Tharros, poi divenuta colonia cartaginese e infine florida città romana. Oggi ne ammirerai i ruderi accanto allo sfondo azzurro del mare. 

 

Tharros fu anche capitale del giudicato d’Arborea, poi abbandonata attorno all’anno mille per le incursioni dei pirati e in parte smantellata per edificare, nell’entroterra, Oristano. In quel periodo sorse anche l’abitato di Masone de Capras, antenata di Cabras.

Fonte.



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2 commenti:

  1. La Corsa degli Scalzi 2021, storica manifestazione religiosa che si tiene a Cabras, ha avuto luogo in un formato ridotto rispetto agli anni scorsi per via delle norme anti Covid. Di solito il simulacro di San Salvatore da Cabras viene portato a spalla per sette chilometri dai curridoris, giovani del luogo, mentre invece quest’anno è stato trasportato su un furgone fino alla destinazione consueta. La statua è rimasta esposta a Cabras in piazza Stagno per consentire ai fedeli di renderle omaggio. Allo stesso modo non si è tenuta la processione delle donne con un simulacro più piccolo, mentre le celebrazioni religiose liturgiche si sono svolte regolarmente. A far propendere le autorità per tale sofferta decisione è stato un focolaio di positivi al Coronavirus.

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