Montalcino, sulle tracce del Brunello tra colori caldi e vigneti baciati dal sole.

Incantevole borgo medievale abitato fin dall’epoca etrusca, Montalcino si erge maestosa al di sopra delle dolci colline del Parco Naturale della Val d’Orcia, tra le valli dell’Ombrone, dell’Asso e dell’Orcia, protetta dal Monte Amiata e circondata da alberi d’olivo, cipressi snelli che guidano verso i casali in pietra e vigneti baciati dal sole che scaldano l’animo con i colori d’autunno.



Una passeggiata nel centro storico tra i vicoli e le botteghe artigiane permette di ammirare il Duomo e la lunga torre del Palazzo dei Priori, che con il suo orologio scandisce ancora il tempo. 

 


 Montalcino, sulle tracce del Brunello.

La Piazza del Popolo, anima della città, è il luogo ideale per una colazione allegra o per sorseggiare un calice di vino in buona compagnia.



Madre del Sangiovese, dai cui vigneti si ottengono il famoso Brunello, il Rosso e il Sant’Antimo, Montalcino ci ha reso famosi nel mondo, attira ogni anno un numero impressionante di turisti ed è senza dubbio un modello da imitare.



Nato negli anni dell’Unità d’Italia grazie alle sperimentazioni di alcuni agricoltori montalcinesi e apprezzato soltanto alla fine dell’Ottocento, il Brunello si è trasformato in un elemento distintivo del made in Italy nella seconda metà del Novecento.

 


 

Il Brunello trasformato in un elemento distintivo del made in Italy.


Viene presentato ogni anno nel mese di febbraio con la manifestazione Benvenuto Brunello, necessita di cinque anni di affinamento e di una meticolosa dedizione in tutte le fasi del tradizionale invecchiamento nelle botti di rovere. Una lunga storia d’amore che ogni produttore avrà il piacere di raccontare a chi visiterà la sua cantina.



Da vero pioniere del turismo italiano del vino, Montalcino ha adottato una lungimirante politica di sviluppo e protegge dal 1967 il valore creato attraverso le sue vigne grazie al Consorzio del vino.



Ha visto negli ultimi decenni stelle d’annata ai massimi, dà lavoro ad oltre duecento produttori imbottigliatori e ha creato un indotto molto profittevole, anche grazie alle attrattive della Val d’Orcia.

 


Il valore dei vignetti.



Ogni ettaro di vigneto vale oggi un milione di euro circa, ovvero il 4.500% in più rispetto al 1966 e l’acquisto di bottiglie di Brunello, anche in anticipo rispetto alla commercializzazione, è oramai un vero e proprio investimento economico. 



Ma il valore delle terre montalcinesi non risiede nel solo profitto. È l’insegnamento dei padri, la competenza che deriva dalla tradizione il vero valore inestimabile. Quello che gli inglesi chiamano know-how.



Chi ha abbastanza tempo a disposizione può visitare anche la stupenda Abbazia di Sant’Antimo, a pochi minuti dalla città nonchè i numerosi musei e chiese del centro cittadino.



Per chi volesse visitare Montalcino l’ultimo weekend di ottobre, sono ancora in corso le valutazioni per l’organizzazione della sagra del Tordo, una manifestazione che trae origine dall’antica arte venatoria di questa città e che viene preceduta dall’Apertura delle Cacce di agosto, torneo annullato quest’anno a causa dell’emergenza sanitaria.


La Sagra del Tordo inizia la mattina del sabato con il ballo folkloristico del Trescone in Piazza del Popolo, tra drappi alle finestre, mucche addobbate e figuranti in costume medievale e prosegue fino alla domenica pomeriggio con la competizione di tiro con l’arco, in cui si sfidano i rappresentanti dei quattro quartieri Borghetto, Pianello, Ruga e Travaglio.

 



Pappardelle al cinghiale e donzelline fritte accompagnate da un buon bicchiere di vino non possono proprio mancare.

Coloro che tornano a sud saranno di passaggio a San Quirico d’Orcia e a Bagno Vignoni, che meritano una sosta, mentre chi torna a nord incontrerà dopo circa quaranta chilometri la bellissima Siena.

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2 commenti:

  1. Il comune di Montalcino nasconde un mistero dietro al suo nome attuale. Infatti, Montalcino non si è sempre chiamato così e, ancora oggi, l’origine del suo nome non è certa.

    Le ipotesi più concrete sono due: la prima è quella secondo la quale il nome della culla del Brunello di Montalcino derivi dal ‘’Mons Lucinus’’, ovvero il monte dedicato a Lucina, una dea della mitologia romana. Citazioni sul Mons Lucinus sono presenti in un documento dell’814. Il significato della parola sarebbe ‘’piccolo bosco’’ o ‘’bosco sacro’’. Sacro, proprio la parola più adatta a descrivere questo territorio così importante per l’enologia italiana: il luogo di nascita di un vino prestigioso come il Brunello di Montalcino.

    La seconda ipotesi sul nome di Montalcino si ripara ancora una volta nella lingua latina, precisamente sul toponimo Mons Ilcinus. ‘’Mons’’, ovvero ‘’monte’’ e ‘’Ilex’’ che vuol dire ‘’leccio’’. Il leccio è un albero diffuso nel Mediterraneo, che si trova ampiamente anche nella zona di Montalcino. Infatti, lo stemma cittadino del comune raffigura proprio questa tipologia di albero sopra a tre monti. È molto probabile, quindi, che questa seconda ipotesi sia quella più vicina all’origine del nome attuale del comune. Sicuramente, però, anche le leggende, le credenze religiose e le tradizioni hanno giocato un ruolo fondamentale.

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