Riserva Naturale Integrale "Grotta di Santa Ninfa" di elevato interesse speleologico, geomorfologico e naturalistico.
Alte e bianche rocce segnate da scanalature perpendicolari emergono tra il verde della valle adornata con le consuete culture di questo angolo di Sicilia: sono i karren, solchi modellati dalla lenta azione della pioggia.
E poi ancora un paesaggio carsico e gessoso, irregolare e scolpito dal tempo, fatto di doline e valli cieche: è la zona di preriserva, estesa per circa 150 ettari, che si diffonde intorno al torrente Biviere, quel piccolo corso d’acqua che parte dalla cima dell’altopiano, a 663 metri sopra il livello del mare, e che scende a valle per scomparire poi all’improvviso nel nulla, lasciando a noi solo la possibilità di seguirlo, se vogliamo, dove non arriva più il sole, nei meandri di incavi e gallerie della grotta di Santa Ninfa.
Quest’ultima rappresenta l’area di riserva vera a propria: una cavità estesa orizzontalmente per circa 1400 m e divisa fra una zona superiore, ormai asciutta, e una inferiore dove l’acqua fa ancora da padrona. Come abili e pazienti intagliatori, il tempo e la natura hanno seguito il loro corso e hanno saputo disegnare splendide incrostazioni minerali dai molteplici colori. I saloni e le pareti della grotta esibiscono orgogliosamente cortine, stalattiti, infiorescenze minerali dalle forme che si allungano eleganti e quelle che vengono chiamate “perle di grotta”, piccole sfere di calcite rare e bellissime. Sospese nel limbo, le gocce d’acqua sono lì immobili, fissate per sempre in quell’attimo di indecisione fra la possibilità di disperdersi anonime al suolo o di trasformarsi in immortali sculture.
La riserva ricade nei comuni di Santa Ninfa e Gibellina ed è costituita da un altopiano di natura gessosa che si caratterizza per la presenza di numerose cavità sotterranee, tra cui la grotta di Santa Ninfa spicca per l’elevato interesse speleologico e geomorfologico. Il Monte Finestrelle, alle cui pendici nasce il Biviere, ospita una necropoli paleocristiana, risalente al tempo in cui nella zona abitavano gli Elimi. Sul versante meridionale si aprono una serie di tombe scavate nella roccia che hanno appunto la forma di tante “finestrelle”.
Le visite - Potete visitare la riserva tutto l’anno, in qualsiasi giorno vogliate. Legambiente organizza gratuitamente, previa prenotazione, visite guidate attraverso tutto il territorio della riserva. Ai confini della riserva, troverete anche il Museo agroforestale che celebra l’antica cultura contadina e il Bosco delle Finestrelle, l’area attrezzata per il vostro svago.
Come arrivare:
Dall’autostrada A/29 Palermo - Mazara del Vallo, uscire allo svincolo per Salemi e percorrere la statale 188 in direzione Santa Ninfa.
La Fauna della Grotta di Santa Ninfa.
La grotta - Il valore della Grotta di Santa Ninfa, già grande per la stessa conformazione e costituzione della sua struttura, è accresciuto ancora di più dalla fauna cavernicola che vi si è insediata, riuscendo a vivere così in ambienti molto umidi e privi di luce. Recentemente, è stata scoperta all’interno della grotta una specie di artropode nuova per la scienza: il millepiedi Choneiulus faunaeuropae.
La valle - Nella valle del Biviere, vivono il Riccio e l’Istrice, il Coniglio, la Donnola e la Volpe. Numerosi sono anche gli esemplari di Poiana, rapace di medie dimensioni dalle ampie ali, di Gheppio, il rapace che oscilla in volo, di Usignolo e di Ghiandaia, facilmente riconoscibile per le macchie bianco-azzurre sulle ali. D’estate i Gruccioni, piccoli e variopinti, si fermano qui per far nascere i loro piccoli. Di grande interesse, tra gli anfibi, è la presenza del Discoglosso, specie ormai rara presente solo nel Mediterraneo occidentale.
La Flora della Grotta di Santa Ninfa.
Nella valle, bacino di alimentazione della grotta, sopravvivono tracce di macchia mediterranea: si sentono i profumi del Timo arbustivo e dell’Alloro, si gode dei colori delle Orchidee selvatiche e dei rigogliosi cespugli dell’Euforbia arborea. Bellissime le distese colorate: i mazzetti bianchi dell’Aglio pelosetto, i petali azzurri della Damigella campestre e quelli gialli del Boccione maggiore insieme alla Cicerchia porporina, che da marzo comincia a mostrare il bel violetto dei suoi fiori con vessillo rosso purpureo.
La natura arida del terreno, unita all’azione del gesso, ostacola non poco la crescita della vegetazione. Tuttavia alcune specie hanno superato la dura selezione naturale e vivono sui gessi: Cavolo di Tineo, pianta rupestre endemica dell'isola, Borraccina dei gessi e Borraccina biancastra, piccole piante grasse perenni, Linajola, pianta perenne con i fiori gialli a corolla.
E poi ancora un paesaggio carsico e gessoso, irregolare e scolpito dal tempo, fatto di doline e valli cieche: è la zona di preriserva, estesa per circa 150 ettari, che si diffonde intorno al torrente Biviere, quel piccolo corso d’acqua che parte dalla cima dell’altopiano, a 663 metri sopra il livello del mare, e che scende a valle per scomparire poi all’improvviso nel nulla, lasciando a noi solo la possibilità di seguirlo, se vogliamo, dove non arriva più il sole, nei meandri di incavi e gallerie della grotta di Santa Ninfa.
Quest’ultima rappresenta l’area di riserva vera a propria: una cavità estesa orizzontalmente per circa 1400 m e divisa fra una zona superiore, ormai asciutta, e una inferiore dove l’acqua fa ancora da padrona. Come abili e pazienti intagliatori, il tempo e la natura hanno seguito il loro corso e hanno saputo disegnare splendide incrostazioni minerali dai molteplici colori. I saloni e le pareti della grotta esibiscono orgogliosamente cortine, stalattiti, infiorescenze minerali dalle forme che si allungano eleganti e quelle che vengono chiamate “perle di grotta”, piccole sfere di calcite rare e bellissime. Sospese nel limbo, le gocce d’acqua sono lì immobili, fissate per sempre in quell’attimo di indecisione fra la possibilità di disperdersi anonime al suolo o di trasformarsi in immortali sculture.
La riserva ricade nei comuni di Santa Ninfa e Gibellina ed è costituita da un altopiano di natura gessosa che si caratterizza per la presenza di numerose cavità sotterranee, tra cui la grotta di Santa Ninfa spicca per l’elevato interesse speleologico e geomorfologico. Il Monte Finestrelle, alle cui pendici nasce il Biviere, ospita una necropoli paleocristiana, risalente al tempo in cui nella zona abitavano gli Elimi. Sul versante meridionale si aprono una serie di tombe scavate nella roccia che hanno appunto la forma di tante “finestrelle”.
Le visite - Potete visitare la riserva tutto l’anno, in qualsiasi giorno vogliate. Legambiente organizza gratuitamente, previa prenotazione, visite guidate attraverso tutto il territorio della riserva. Ai confini della riserva, troverete anche il Museo agroforestale che celebra l’antica cultura contadina e il Bosco delle Finestrelle, l’area attrezzata per il vostro svago.
Come arrivare:
Dall’autostrada A/29 Palermo - Mazara del Vallo, uscire allo svincolo per Salemi e percorrere la statale 188 in direzione Santa Ninfa.
La grotta - Il valore della Grotta di Santa Ninfa, già grande per la stessa conformazione e costituzione della sua struttura, è accresciuto ancora di più dalla fauna cavernicola che vi si è insediata, riuscendo a vivere così in ambienti molto umidi e privi di luce. Recentemente, è stata scoperta all’interno della grotta una specie di artropode nuova per la scienza: il millepiedi Choneiulus faunaeuropae.
La valle - Nella valle del Biviere, vivono il Riccio e l’Istrice, il Coniglio, la Donnola e la Volpe. Numerosi sono anche gli esemplari di Poiana, rapace di medie dimensioni dalle ampie ali, di Gheppio, il rapace che oscilla in volo, di Usignolo e di Ghiandaia, facilmente riconoscibile per le macchie bianco-azzurre sulle ali. D’estate i Gruccioni, piccoli e variopinti, si fermano qui per far nascere i loro piccoli. Di grande interesse, tra gli anfibi, è la presenza del Discoglosso, specie ormai rara presente solo nel Mediterraneo occidentale.
La Flora della Grotta di Santa Ninfa.
Nella valle, bacino di alimentazione della grotta, sopravvivono tracce di macchia mediterranea: si sentono i profumi del Timo arbustivo e dell’Alloro, si gode dei colori delle Orchidee selvatiche e dei rigogliosi cespugli dell’Euforbia arborea. Bellissime le distese colorate: i mazzetti bianchi dell’Aglio pelosetto, i petali azzurri della Damigella campestre e quelli gialli del Boccione maggiore insieme alla Cicerchia porporina, che da marzo comincia a mostrare il bel violetto dei suoi fiori con vessillo rosso purpureo.
La natura arida del terreno, unita all’azione del gesso, ostacola non poco la crescita della vegetazione. Tuttavia alcune specie hanno superato la dura selezione naturale e vivono sui gessi: Cavolo di Tineo, pianta rupestre endemica dell'isola, Borraccina dei gessi e Borraccina biancastra, piccole piante grasse perenni, Linajola, pianta perenne con i fiori gialli a corolla.
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