San Gimignano, incantevole borgo medioevale definito con l’appellativo di “città delle torri”.
San Gimignano è incantevole anche sotto la pioggia, quando i suoi vicoli si riempiono di un fiume disordinato di ombrelli colorati. Quando il cielo prende il colore della pietra con la quale sono costruiti i palazzi, ma viene movimentato dalle variopinte bandiere delle sue contrade.
Quando una certa bruma la avvolge, donandole quel fascino misterioso e schivo capace di trasportarti indietro nei secoli fino all’epoca medioevale. Quella delle lotta per le investiture, tra Guelfi e Ghibellini, qui rappresentati dagli Ardinghelli e dai Salvucci, quella delle botteghe e dei mercanti, quella delle famiglie benestanti che per ostentare al mondo il proprio potere economico e sociale ordinavano la costruzione di una torre. E se una avesse mai prevalso su un’altra, la rispettiva torre veniva rasa al suolo in segno di sconfitta.
Opere architettoniche che, non a caso, sono valse a definire questo borgo con l’appellativo di “città delle torri”. Nella San Gimignano del Trecento esse erano in numero assai maggiore rispetto ad oggi: 72 contro le attuali 15 (c’è chi indica anche 14 o addirittura 16). Sembra impossibile, ma all’interno di questi ambienti così ristretti un tempo ci si viveva. All’ombra di quei muri spessi ci si riparava dal caldo in inverno e dal freddo in estate. Al piano terra la bottega, in quello di mezzo le camere e la cucina, per mere motivazioni di sicurezza, era posta nella zona più alto.
Oggi sono delle icone che caratterizzano fortemente l’orizzonte di questo borgo, dal 2011 parte del Patrimonio dell’Unesco, che catturano lo sguardo con le loro forme e altezze sempre diverse. Dovrai visitarlo a piedi, lasciando l’auto in uno dei numerosi posteggi che si trovano appena fuori le mura. Iniziando il percorso da Porta San Giovanni giungerai alla magnifica piazza della Cisterna, un vero e proprio gioiello. Pianta a triangolo rovesciato, delimitata da una cortina di palazzi misti a torri nobiliari, prende il nome dal pozzo ottagonale in travertino posto al suo centro. A questo punto forse sarai pervaso da un timido desiderio di scattare una foto, ma dovrai fare i conti con migliaia di turisti, specie nel fine settimana.
Poco più avanti c’è piazza del Duomo. Acora stupore, ancora geometria – la pianta è trapezoidale – ancora torri, come quelle Gemelle o la torre Grossa del palazzo del Podestà, e la Chiesa della Collegiata con affreschi e decorazioni che portano la firma di artisti come Domenico Ghirlandaio e Jacopo della Quercia. Di qui alla rocca di Montestaffoli, nelle cui vicinanze si trova anche il consorzio della denominazione San Gimignano, il passo è breve e il panorama incredibile. E se, sulla via del ritorno, come per incanto spunterà il sole, proverai la voglia di ripetere l’itinerario per scoprirne le bellezze sotto una nuova prospettiva.
Quando una certa bruma la avvolge, donandole quel fascino misterioso e schivo capace di trasportarti indietro nei secoli fino all’epoca medioevale. Quella delle lotta per le investiture, tra Guelfi e Ghibellini, qui rappresentati dagli Ardinghelli e dai Salvucci, quella delle botteghe e dei mercanti, quella delle famiglie benestanti che per ostentare al mondo il proprio potere economico e sociale ordinavano la costruzione di una torre. E se una avesse mai prevalso su un’altra, la rispettiva torre veniva rasa al suolo in segno di sconfitta.
Opere architettoniche che, non a caso, sono valse a definire questo borgo con l’appellativo di “città delle torri”. Nella San Gimignano del Trecento esse erano in numero assai maggiore rispetto ad oggi: 72 contro le attuali 15 (c’è chi indica anche 14 o addirittura 16). Sembra impossibile, ma all’interno di questi ambienti così ristretti un tempo ci si viveva. All’ombra di quei muri spessi ci si riparava dal caldo in inverno e dal freddo in estate. Al piano terra la bottega, in quello di mezzo le camere e la cucina, per mere motivazioni di sicurezza, era posta nella zona più alto.
Oggi sono delle icone che caratterizzano fortemente l’orizzonte di questo borgo, dal 2011 parte del Patrimonio dell’Unesco, che catturano lo sguardo con le loro forme e altezze sempre diverse. Dovrai visitarlo a piedi, lasciando l’auto in uno dei numerosi posteggi che si trovano appena fuori le mura. Iniziando il percorso da Porta San Giovanni giungerai alla magnifica piazza della Cisterna, un vero e proprio gioiello. Pianta a triangolo rovesciato, delimitata da una cortina di palazzi misti a torri nobiliari, prende il nome dal pozzo ottagonale in travertino posto al suo centro. A questo punto forse sarai pervaso da un timido desiderio di scattare una foto, ma dovrai fare i conti con migliaia di turisti, specie nel fine settimana.
Poco più avanti c’è piazza del Duomo. Acora stupore, ancora geometria – la pianta è trapezoidale – ancora torri, come quelle Gemelle o la torre Grossa del palazzo del Podestà, e la Chiesa della Collegiata con affreschi e decorazioni che portano la firma di artisti come Domenico Ghirlandaio e Jacopo della Quercia. Di qui alla rocca di Montestaffoli, nelle cui vicinanze si trova anche il consorzio della denominazione San Gimignano, il passo è breve e il panorama incredibile. E se, sulla via del ritorno, come per incanto spunterà il sole, proverai la voglia di ripetere l’itinerario per scoprirne le bellezze sotto una nuova prospettiva.
fonte: Una Gita Fuori Porta
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