Le Dolomiti, patrimonio naturale dell'Unesco ammirate da tutto il mondo.

Le Dolomiti (anche dette Monti pallidi) sono un sezione alpina delle Alpi Orientali, in Italia.

Normalmente con il termine Dolomiti si è soliti riferirsi a quell'insieme di gruppi montuosi, caratterizzati da una prevalente presenza di roccia dolomitica, convenzionalmente delimitati a nord dalla Rienza e dalla Val Pusteria, a ovest dall'Isarco e l'Adige con la valle omonima, a sud dal Brenta da cui si stacca la Catena del Lagorai al confine con la Val di Fiemme e a est dal Piave e dal Cadore.

L'esistenza delle Dolomiti d'Oltrepiave, situate a est del fiume Piave, nelle province di Belluno, Udine e Pordenone (e anche in parte dell'Austria, in bassa Carinzia), delle Dolomiti di Brenta, collocate nel Trentino occidentale, delle Piccole Dolomiti, fra Trentino e Veneto, e di affioramenti sparsi sulle Alpi (ad esempio la cima del Gran Zebrù nel gruppo Ortles-Cevedale) evidenzia la natura puramente convenzionale di questa delimitazione territoriale (talvolta si parla anche di Dolomiti Orientali per riferirsi alla parte sopra menzionata, e di Dolomiti Occidentali, per riferirsi alle Dolomiti di Brenta).

Un fenomeno particolare ed affascinante che caratterizza le Dolomiti è l'Enrosadira: si tratta di un'effetto luce spettacolare che colora le cime innevate di rosa , rosso e viola: ciò è dovuto alla speciale composizione delle rocce dolomitiche: carbonato di calcio è magnesio.
Riflettendo la luce del sole, all'alba ed al tramonto, le cime innevate sembrano infatti colorarsi di tonalità rosa e rossastre.

Questo fenomeno è più spiccato in alcuni monti, primi tra tutti il Catinaccio-Rosengarten, la Croda Rossa di Sesto e la Croda Rossa d'Ampezzo.

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Lago di Molveno
L'area dolomitica si estende tra le province di Belluno - entro i cui confini è situata la parte più rilevante - Bolzano, Trento, Udine e Pordenone.

La SOIUSA, basandosi su criteri di delimitazione soltanto geografici, adotta confini diversi: inserisce in altre sezioni ammassi dolomitici come le Piccole Dolomiti e le Dolomiti di Brenta, mentre include nella sezione 31 degli ammassi porfirici come il Lagorai e la Cima d'Asta.
Origine del nome.

Le Dolomiti prendono il nome dal naturalista francese Déodat de Dolomieu (1750-1801) che per primo studiò il particolare tipo di roccia predominante nella regione, battezzata in suo onore dolomia (carbonato doppio di calcio e magnesio, MgCa(CO3)2 ).

Storia geologica.

La genesi di questo tipo di roccia carbonatica inizia attraverso l'accumulo di conchiglie, coralli e alghe calcareee in ambiente marino e tropicale (simile all'attuale barriera corallina delle Bahamas, e dell'Australia orientale). In particolare, questi accumuli ebbero luogo nel Triassico, circa 250 milioni di anni fa (ricorda che il genere Homo compare 3 milioni di anni fa), in zone con latitudine e longitudine molto diverse dall'attuale locazione delle Dolomiti, dove esistevano mari caldi e poco profondi.

Sul fondo dei mari si accumularono centinaia di metri di sedimento che si trasformarono sotto il loro stesso peso perdendo i fluidi interni e diventando roccia. Successivamente, lo scontro tra la placca europea e la placca africana (orogenesi alpina) fece emergere queste rocce innalzandole oltre 3000 m sopra il livello del mare.

Il paesaggio attuale, spigoloso e ricco di dislivelli, compare all’occhio del turista come un crogiuolo disordinato di rocce che nulla ha a che fare con le barriere coralline. A determinare tale trasformazione sono stati: i piegamenti e le rotture delle rocce lungo piani di scorrimento (faglie), ai cui movimenti corrispondono altrettanti terremoti; episodiche esplosioni vulcaniche e relativi depositi; erosioni differenziali legate agli agenti atmosferici e ai piani di debolezza insiti nelle rocce.


L'innalzamento delle rocce dolomitiche è tutt’ora in corso. Oggi le Dolomiti mostrano il biancore dei carbonati di scogliera corallina, l'acutezza di rocce coinvolte in orogenesi recenti, le incisioni di potenti agenti esogeni (ghiacciai, vento, pioggia, freddo-caldo…). Numerosi parchi naturali proteggono questa particolare natura e vari comitati ad hoc sono impegnati nel proporre le Dolomiti come patrimonio dell'umanità.

Nel futuro geologico le Dolomiti continueranno a crescere inglobando nuovi settori di rocce sospinte dallo scontro tra le placche europea e africana (come per la catena himalayana); la scomparsa di questa spinta determinerà il prevalere degli agenti esogeni tendenti ad appianare e addolcire il paesaggio montano (come succede negli Urali).

L'Ente Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi è un "Ente pubblico autonomo non economico" la cui attività è regolata dalla legge quadro sulle aree protette: la 394 del 1991.
Le finalità
  • Tutela di un complesso di valori naturalistici, storici, paesaggistici e ambientali e conservazione dei valori biogenetici della flora e della fauna nonchè degli attuali aspetti geomorfologici.
  • Creazione di migliori condizioni di vita per le genti delle zone montane interessate.
    Promozione della ricerca scientifica e dell'educazione ambientale (divulgazione della cultura naturalistica).
  • Favorire il ripristino delle attività agrosilvopastorali, compatibili con le finalità di tutela, nelle aree a più spiccata vocazione primaria.
  • L'obiettivo fondamentale è la creazione di opportunità di sviluppo attraverso una seria politica di tutela dei valori naturalistici che rappresentano la vera risorsa del territorio.

Caratteristiche generali del Parco


Le Alpi Feltrine
Il settore più occidentale, quello delle Vette propriamente dette, è caratterizzato da cime erbose (la più celebre è la piramide del Monte Pavione, 2335 m) ed estesi detriti di falda, circhi glaciali e conche carsiche.

Vi si accede dalla zona collinare (Croce d'Aune, Col dei Mich, Val di San Martin) attraverso ripidi sentieri che aggirano versanti scoscesi ma di grande interesse, con ambienti che ricordano gli aspri paesaggi prealpini.

II sottogruppo di Cimonega ha invece un'impronta tipicamente dolomitica e culmina nei 2550 m del Sass de Mura. E' accessibile dalla profonda Valle di Canzoi, dalla quale si raggiungono anche gli altopiani di Erera-Brendol e i Piani Eterni nel settore più orientale delle Alpi Feltrine. Aspetti dolomitici e prealpini sono mirabilmente fusi nei sottogruppi del Pizzocco e di Agnelezze.
I Monti del Sole
I Monti del Sole (su entrambi i versanti, del Mis e del Cordevole) rappresentano il cuore selvaggio del Parco; superbi e quasi inaccessibili, si propongono quale santuario dove le forze degli agenti naturali, sembrano respingere i tentativi dell'uomo.

Già da quote molto basse, profonde forre, canalini detritici, cascatelle, ripide creste e spuntoni rocciosi, dirupi boscati, delineano un paesaggio di rara suggestione che ricorda quello delle zone più orientali dell'arco alpino.

Il settore orientale
Anche sul versante bellunese si apprezza l'alternanza fra imponenti pareti dolomitiche (si pensi al Burel della Schiara) e cime erbose (Monte Serva). Di eccezionale pregio anche la bella foresta nella conca di Cajada e gli spalti erboso-rupestri del gruppo della Talvéna.

Caratteristici delle Dolomiti più interne sono infine i freschi versanti sulla destra idrografica del torrente Maé (Val Pramper e del Grisol) che si differenziano nettamente dagli aridi e dirupati pendii che si osservano risalendo la Valle del Piave tra Ponte nelle Alpi e Longarone.


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Le zecche, presenza scomoda
Per una dovuta e corretta informazione si informano i visitatori che all'interno del territorio del Parco, come in gran parte dell'arco alpino, è stata riscontrata la presenza di zecche, Acari parassiti che in alcuni casi possono trasmettere malattie di tipo batterico o virale anche all'uomo.

La presenza di questi parassiti è una realtà con cui è necessario imparare a convivere e non deve indurre a rinunciare all'esperienza di una visita a questi ambienti straordinari; deve però essere tenuta in debita considerazione, al fine di prendere le dovute precauzioni.
Durante l'escursione si raccomandano quindi un abbigliamento adeguato (pantaloni lunghi di colore chiaro), ed un corretto comportamento: tenersi sempre sul sentiero o nelle radure falciate, evitando di andare nell'erba alta o di sedere per terra, rappresenta già un'ottima prevenzione.
E' utile poi effettuare un accurato controllo personale una volta rientrati dall'escursione.

Nel caso in cui si sia rilevata la presenza di zecche sulla pelle queste vanno estratte al più presto, rivolgendosi al proprio medico di base o ad un pronto soccorso ospedaliero.































 
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