Il meglio di Immagini d’Italia: ecco La Top Ten degli articoli più letti nel mese di Novembre 2013.
1.- In Offida ogni cosa torna al suo posto.
Offida, l’accento va sulla “i” come “vino”. Lo capisci sporgendoti dal parapetto dietro l’abside della chiesa millenaria di Santa Maria della Rocca, che questo è un luogo divino: la santità delle penombre di questo monolite della spiritualità, appena traforato da piccoli portici nani, graziosamente minimi, e la leggerezza delle vigne aggrappate ai pendii, là sotto. Il dirupo scende bianco e verticale, una parete calcarea sulla quale percola la luce mielata del pomeriggio offidano. Una città che respira di una grandezza che pare appena passata: la popolazione attuale è poco più della metà di quella degli anni cinquanta. Ne resta la gloria, nell’immensa piazza in cui si specchia il Palazzo Comunale, un’antifona delle città di mattoni della Toscana interna
2.-Erice, la città di Venere conserva quasi intatto il suo impianto urbanistico medievale con monumenti di grande interesse.
Erice ha il fascino contrastante di un borgo montano laddove tutto intorno è costa frastagliata e mare, che in una giornata assolata e priva di vento, appare come una superficie levigata che non smetteresti più di guardare. E’ incredibile come basti percorrere pochi chilometri per cambiare improvvisamente punto di vista ampliando così il proprio orizzonte. Ecco che dai suoi quasi 800 metri di altitudine, con un po’ di fortuna, potrai vedere le Egadi che sembrano proprio lì, dietro al porto di Trapani. Oppure, compiendo una rotazione di quasi 180° verso nord-est, potrai scorgere il Monte Cofano e, poco dopo, San Vito Lo Capo. Difficile non emozionarsi di fronte ad un simile panorama. Erice è pietra grigia chiara, che con la luce quasi perpendicolare di questa latitudine, può diventare abbacinante. Erice è composta da numerosi vicoli che non sono solo animati da negozi di souvenir per i turisti, ma è fatta di cancelli arzigogolati che celano angoli segreti, è mistero e scorci nascosti di rara bellezza.
3.- Tutti i patrimoni Unesco dell’Italia in una infografica.
4.- Il Palazzo del Leone a Firenze è da sempre icona e “quinta” della Piazza della Signoria.
Il Palazzo del Leone è da sempre icona e “quinta” della Piazza della Signoria. Cinque piani ed un ammezzato di spazi business, per complessivi 3.000 mq., con soffitti affrescati ed ampie finestre a bifora affacciate sulla piazza Signoria, proprio in fronte al Palazzo Vecchio, riaprono dopo circa 2 anni di meticolosi lavori di ristrutturazione. Il complesso immobiliare in oggetto costituisce porzione di un isolato situato nel centro storico entro le mura del Comune di Firenze, ed è essenzialmente composto da un corpo di fabbrica di impianto tardo ottecentesco, prospiciente la Piazza della Signoria, lateralmente la Via Vacchereccia ed il Vicolo Malespini e tergalmente in parte la Piazza Santa Cecilia ed in parte confinante con una distinta unità immobiliare. Il Palazzo delle Assicurazioni Generali è l’ultimo grande edificio costruito in Piazza Della Signoria a Firenze. Prima della costruzione dell’edificio, avvenuta nel 1871 su progetto dell’Architetto Landi, al suo posto si trovavano la celebre Loggia dei Pisani, dove dal 1352 aveva sede l’Arte del Cambio, e la chiesa di Santa Cecilia.
5.- La Galleria degli Uffizi ospita una superba raccolta di opere d'arte inestimabili, derivanti, come nucleo fondamentale, dalle collezioni dei Medici.
La Galleria degli Uffizi è un importante museo italiano situato a Firenze ed è uno dei più conosciuti e rilevanti al mondo. L'edificio ospita una superba raccolta di opere d'arte inestimabili, derivanti, come nucleo fondamentale, dalle collezioni dei Medici, arricchite nei secoli da lasciti, scambi e donazioni, tra cui spicca un fondamentale gruppo di opere religiose derivate dalle soppressioni di monasteri e conventi tra il XVIII e il XIX secolo. Divisa in varie sale allestite per scuole e stili in ordine cronologico, l'esposizione mostra opere dal XII al XVIII secolo, con la migliore collezione al mondo di opere della scuola toscana, e fiorentina in particolare, che permette di apprezzare lo sviluppo dal gotico al Rinascimento fino al manierismo, da Cimabue a Michelangelo, passando per Giotto, Leonardo da Vinci e Raffaello. Senza pari è la raccolta di opere di Sandro Botticelli. Ben rappresentate, con autentici capolavori, sono anche le altre scuole italiane ed europee (Mantegna, Tiziano, Parmigianino, Dürer, Rubens, Rembrandt, Caravaggio, Canaletto, ecc.). Di grande pregio sono anche la collezione di statuaria antica e quella dei disegni.
6.- Ostuni la Città, sospesa tra l'azzurro dell'Adriatico e le verdi colline degli ulivi ultrasecolari.
Nel cuore della Puglia più bella, sospesa tra l'azzurro dell'Adriatico e le verdi colline degli ulivi ultrasecolari; Ostuni la Città Bianca famosa nel mondo, ospita "Città Bianca Resort", scenario incomparabile per relax, ricevimenti e ristorazione di qualità. Le parole sono un pretesto per sbirciare le foto, che sono un pretesto per parlare di Ostuni. Perché di Ostuni l’autore potrebbe dire: la Città Bianca. Ma ancora di più può ricordare la folgore che maltratta gli occhi quando finalmente il sole si fa strada in un lembo di cielo libero da nembi. Uscire da una penombra riscaldata dai riflessi bianchi e sentire la luce che abbraccia prima, e schiaccia poi. Contro i muri, addosso a piante grasse, tra le gambe di gatti acciambellati.
Sotto i volti, nei sottoportici, all’ombra dei panni stesi. Che altrove sarebbero solo avvilenti bandiere di sciattezza, qui sono il sintomo del dentro che va fuori: le palazzate – le case multipiano accatastate l’una sull’altra – sono addossate, affossate, strette, concupite l’una dall’altra. E sboccano all’istante verso un esterno che è solo prosecuzione: le strade come corridoi, le piazzette come stanzette, arredate con la stessa cura. Vasi di fiori; persiane dipinte; gatti, niente ratti.
7.- La chiesa di Santa Maria di Ronzano rappresenta un interessante esempio di propagazione di modelli architettonici pugliesi in Abruzzo.
La chiesa di Santa Maria di Ronzano sorge isolata sopra un colle della valle Mavone, in località di Ronzano, nel comune abruzzese di Castel Castagna, in provincia di Teramo. L'edificio appartenne al complesso monastico abbaziale dell'ordine dei benedettini che qui ebbero anche il convento, ormai scomparso.
Lo stile architettonico della chiesa è caratterizzato da una chiara impronta di stile romanico – pugliese che si ritrova nell'impostazione delle finestrature, negli archi ciechi della zona del presbiterio e nella pianta che, sebbene internamente racchiuda tre absidi semicircolari, esternamente appare rettilinea. Queste caratteristiche accomunano la fabbrica di Ronzano alle chiese pugliesi della cattedrale di Bitonto, del duomo di San Corrado a Molfetta e della basilica di San Nicola a Bari.
I muri esterni dei fianchi della chiesa sono anch'essi costituiti da mattoni e conci di pietra, dove questi ultimi sono stati accostati ed ordinati per generare forme di decoro che rispettano lo stesso succedersi delle archeggiature interne.
Le linee chiare della pietra, che emergono dal rosso latrizio, disegnano un'ossatura che incornicia archi ciechi tra lesene su entrambi le porzioni longitudinali e sulla parete presbiteriale, dove si raccordano ai quattro archi ciechi e alla grande monofora che si apre al centro dell'abside.
8.- Il Castello De Cesaris di Spoltore è ritornato a vivere.
Il Castello De Cesaris di Spoltore è una costruzione antica, la cui fondazione è avvolta nel mistero. È oggi una residenza privata. Consta di un cortile, una stalla per dodici cavalli, la cantina, il granaio e le prigioni sotterranee. Alcune strutture sono riconducibili alle ristrutturazioni del ‘500 e del ‘700 che presupporrebbero una struttura preesistente, probabilmente collegata alla fortezza in cima alla collina su cui sorge il paese.Visto dall’esterno del paese il castello si presentava come una fortezza dal muro perimetrale imponente ed omogeneo con qualche finestrella e una sola apertura in basso. Diversamente l’altra facciata, non modificata dai successivi lavori, guardava verso il centro storico della cittadina con le sue sobrie forme di settecentesco palazzo gentilizio, sovrastato, in modo originale, da una torretta di avvistamento.
9.- Escursionismo in Liguria: Prato Spilla (1320), Monte Bragalata (1835), Monte Losanna (1856) e Monte Sillara (1861).
Dal parcheggio di Prato Spilla (1320) si imbocca sulla destra il sentiero 707 che si snoda abbastanza pianeggiante nel bosco di faggi e che conduce al lago artificiale di Ballano (1341). Si aggira il lago e si sale ripidamente su un tratturo di pietre e cemento fino ad una sella oltre la quale si scende in breve al Lago Verde (1507).
Dal lago si risale l'ampio vallone fino a raggiungere il crinale di spartiacque in corrispondenza del Passo Giovarello (1754), poco sopra il Lago Martini. Proseguendo sul filo del crinale lungo il sentiero 00-G.E.A. si raggiungono tre quote vicinissime tra loro: la prima è il Monte Bragalata (1835), l'ultima è il monte Losanna (1856). La quota centrale (1855) curiosamente non ha nome pur essendo più significativa delle altre in quanto nodo orografico su cui confluisce una dorsale proveniente dalla Lunigiana. Superato il Losanna si scende al Passo Compione (1794) e, seguendo sempre il sentiero di cresta 00-G.E.A., si sale infine alla vetta del monte Sillara (1861).
10.- San Gimignano, incantevole borgo medioevale definito con l’appellativo di “città delle torri”.
San Gimignano è incantevole anche sotto la pioggia, quando i suoi vicoli si riempiono di un fiume disordinato di ombrelli colorati. Quando il cielo prende il colore della pietra con la quale sono costruiti i palazzi, ma viene movimentato dalle variopinte bandiere delle sue contrade. Quando una certa bruma la avvolge, donandole quel fascino misterioso e schivo capace di trasportarti indietro nei secoli fino all’epoca medioevale. Quella delle lotta per le investiture, tra Guelfi e Ghibellini, qui rappresentati dagli Ardinghelli e dai Salvucci, quella delle botteghe e dei mercanti, quella delle famiglie benestanti che per ostentare al mondo il proprio potere economico e sociale ordinavano la costruzione di una torre. E se una avesse mai prevalso su un’altra, la rispettiva torre veniva rasa al suolo in segno di sconfitta. Opere architettoniche che, non a caso, sono valse a definire questo borgo con l’appellativo di “città delle torri”. Nella San Gimignano del Trecento esse erano in numero assai maggiore rispetto ad oggi: 72 contro le attuali 15 (c’è chi indica anche 14 o addirittura 16). Sembra impossibile, ma all’interno di questi ambienti così ristretti un tempo ci si viveva. All’ombra di quei muri spessi ci si riparava dal caldo in inverno e dal freddo in estate. Al piano terra la bottega, in quello di mezzo le camere e la cucina, per mere motivazioni di sicurezza, era posta nella zona più alto.
Offida, l’accento va sulla “i” come “vino”. Lo capisci sporgendoti dal parapetto dietro l’abside della chiesa millenaria di Santa Maria della Rocca, che questo è un luogo divino: la santità delle penombre di questo monolite della spiritualità, appena traforato da piccoli portici nani, graziosamente minimi, e la leggerezza delle vigne aggrappate ai pendii, là sotto. Il dirupo scende bianco e verticale, una parete calcarea sulla quale percola la luce mielata del pomeriggio offidano. Una città che respira di una grandezza che pare appena passata: la popolazione attuale è poco più della metà di quella degli anni cinquanta. Ne resta la gloria, nell’immensa piazza in cui si specchia il Palazzo Comunale, un’antifona delle città di mattoni della Toscana interna
2.-Erice, la città di Venere conserva quasi intatto il suo impianto urbanistico medievale con monumenti di grande interesse.
Erice ha il fascino contrastante di un borgo montano laddove tutto intorno è costa frastagliata e mare, che in una giornata assolata e priva di vento, appare come una superficie levigata che non smetteresti più di guardare. E’ incredibile come basti percorrere pochi chilometri per cambiare improvvisamente punto di vista ampliando così il proprio orizzonte. Ecco che dai suoi quasi 800 metri di altitudine, con un po’ di fortuna, potrai vedere le Egadi che sembrano proprio lì, dietro al porto di Trapani. Oppure, compiendo una rotazione di quasi 180° verso nord-est, potrai scorgere il Monte Cofano e, poco dopo, San Vito Lo Capo. Difficile non emozionarsi di fronte ad un simile panorama. Erice è pietra grigia chiara, che con la luce quasi perpendicolare di questa latitudine, può diventare abbacinante. Erice è composta da numerosi vicoli che non sono solo animati da negozi di souvenir per i turisti, ma è fatta di cancelli arzigogolati che celano angoli segreti, è mistero e scorci nascosti di rara bellezza.
3.- Tutti i patrimoni Unesco dell’Italia in una infografica.
4.- Il Palazzo del Leone a Firenze è da sempre icona e “quinta” della Piazza della Signoria.
Il Palazzo del Leone è da sempre icona e “quinta” della Piazza della Signoria. Cinque piani ed un ammezzato di spazi business, per complessivi 3.000 mq., con soffitti affrescati ed ampie finestre a bifora affacciate sulla piazza Signoria, proprio in fronte al Palazzo Vecchio, riaprono dopo circa 2 anni di meticolosi lavori di ristrutturazione. Il complesso immobiliare in oggetto costituisce porzione di un isolato situato nel centro storico entro le mura del Comune di Firenze, ed è essenzialmente composto da un corpo di fabbrica di impianto tardo ottecentesco, prospiciente la Piazza della Signoria, lateralmente la Via Vacchereccia ed il Vicolo Malespini e tergalmente in parte la Piazza Santa Cecilia ed in parte confinante con una distinta unità immobiliare. Il Palazzo delle Assicurazioni Generali è l’ultimo grande edificio costruito in Piazza Della Signoria a Firenze. Prima della costruzione dell’edificio, avvenuta nel 1871 su progetto dell’Architetto Landi, al suo posto si trovavano la celebre Loggia dei Pisani, dove dal 1352 aveva sede l’Arte del Cambio, e la chiesa di Santa Cecilia.
5.- La Galleria degli Uffizi ospita una superba raccolta di opere d'arte inestimabili, derivanti, come nucleo fondamentale, dalle collezioni dei Medici.
La Galleria degli Uffizi è un importante museo italiano situato a Firenze ed è uno dei più conosciuti e rilevanti al mondo. L'edificio ospita una superba raccolta di opere d'arte inestimabili, derivanti, come nucleo fondamentale, dalle collezioni dei Medici, arricchite nei secoli da lasciti, scambi e donazioni, tra cui spicca un fondamentale gruppo di opere religiose derivate dalle soppressioni di monasteri e conventi tra il XVIII e il XIX secolo. Divisa in varie sale allestite per scuole e stili in ordine cronologico, l'esposizione mostra opere dal XII al XVIII secolo, con la migliore collezione al mondo di opere della scuola toscana, e fiorentina in particolare, che permette di apprezzare lo sviluppo dal gotico al Rinascimento fino al manierismo, da Cimabue a Michelangelo, passando per Giotto, Leonardo da Vinci e Raffaello. Senza pari è la raccolta di opere di Sandro Botticelli. Ben rappresentate, con autentici capolavori, sono anche le altre scuole italiane ed europee (Mantegna, Tiziano, Parmigianino, Dürer, Rubens, Rembrandt, Caravaggio, Canaletto, ecc.). Di grande pregio sono anche la collezione di statuaria antica e quella dei disegni.
6.- Ostuni la Città, sospesa tra l'azzurro dell'Adriatico e le verdi colline degli ulivi ultrasecolari.
Nel cuore della Puglia più bella, sospesa tra l'azzurro dell'Adriatico e le verdi colline degli ulivi ultrasecolari; Ostuni la Città Bianca famosa nel mondo, ospita "Città Bianca Resort", scenario incomparabile per relax, ricevimenti e ristorazione di qualità. Le parole sono un pretesto per sbirciare le foto, che sono un pretesto per parlare di Ostuni. Perché di Ostuni l’autore potrebbe dire: la Città Bianca. Ma ancora di più può ricordare la folgore che maltratta gli occhi quando finalmente il sole si fa strada in un lembo di cielo libero da nembi. Uscire da una penombra riscaldata dai riflessi bianchi e sentire la luce che abbraccia prima, e schiaccia poi. Contro i muri, addosso a piante grasse, tra le gambe di gatti acciambellati.
Sotto i volti, nei sottoportici, all’ombra dei panni stesi. Che altrove sarebbero solo avvilenti bandiere di sciattezza, qui sono il sintomo del dentro che va fuori: le palazzate – le case multipiano accatastate l’una sull’altra – sono addossate, affossate, strette, concupite l’una dall’altra. E sboccano all’istante verso un esterno che è solo prosecuzione: le strade come corridoi, le piazzette come stanzette, arredate con la stessa cura. Vasi di fiori; persiane dipinte; gatti, niente ratti.
7.- La chiesa di Santa Maria di Ronzano rappresenta un interessante esempio di propagazione di modelli architettonici pugliesi in Abruzzo.
La chiesa di Santa Maria di Ronzano sorge isolata sopra un colle della valle Mavone, in località di Ronzano, nel comune abruzzese di Castel Castagna, in provincia di Teramo. L'edificio appartenne al complesso monastico abbaziale dell'ordine dei benedettini che qui ebbero anche il convento, ormai scomparso.
Lo stile architettonico della chiesa è caratterizzato da una chiara impronta di stile romanico – pugliese che si ritrova nell'impostazione delle finestrature, negli archi ciechi della zona del presbiterio e nella pianta che, sebbene internamente racchiuda tre absidi semicircolari, esternamente appare rettilinea. Queste caratteristiche accomunano la fabbrica di Ronzano alle chiese pugliesi della cattedrale di Bitonto, del duomo di San Corrado a Molfetta e della basilica di San Nicola a Bari.
I muri esterni dei fianchi della chiesa sono anch'essi costituiti da mattoni e conci di pietra, dove questi ultimi sono stati accostati ed ordinati per generare forme di decoro che rispettano lo stesso succedersi delle archeggiature interne.
Le linee chiare della pietra, che emergono dal rosso latrizio, disegnano un'ossatura che incornicia archi ciechi tra lesene su entrambi le porzioni longitudinali e sulla parete presbiteriale, dove si raccordano ai quattro archi ciechi e alla grande monofora che si apre al centro dell'abside.
8.- Il Castello De Cesaris di Spoltore è ritornato a vivere.
Il Castello De Cesaris di Spoltore è una costruzione antica, la cui fondazione è avvolta nel mistero. È oggi una residenza privata. Consta di un cortile, una stalla per dodici cavalli, la cantina, il granaio e le prigioni sotterranee. Alcune strutture sono riconducibili alle ristrutturazioni del ‘500 e del ‘700 che presupporrebbero una struttura preesistente, probabilmente collegata alla fortezza in cima alla collina su cui sorge il paese.Visto dall’esterno del paese il castello si presentava come una fortezza dal muro perimetrale imponente ed omogeneo con qualche finestrella e una sola apertura in basso. Diversamente l’altra facciata, non modificata dai successivi lavori, guardava verso il centro storico della cittadina con le sue sobrie forme di settecentesco palazzo gentilizio, sovrastato, in modo originale, da una torretta di avvistamento.
9.- Escursionismo in Liguria: Prato Spilla (1320), Monte Bragalata (1835), Monte Losanna (1856) e Monte Sillara (1861).
Dal parcheggio di Prato Spilla (1320) si imbocca sulla destra il sentiero 707 che si snoda abbastanza pianeggiante nel bosco di faggi e che conduce al lago artificiale di Ballano (1341). Si aggira il lago e si sale ripidamente su un tratturo di pietre e cemento fino ad una sella oltre la quale si scende in breve al Lago Verde (1507).
Dal lago si risale l'ampio vallone fino a raggiungere il crinale di spartiacque in corrispondenza del Passo Giovarello (1754), poco sopra il Lago Martini. Proseguendo sul filo del crinale lungo il sentiero 00-G.E.A. si raggiungono tre quote vicinissime tra loro: la prima è il Monte Bragalata (1835), l'ultima è il monte Losanna (1856). La quota centrale (1855) curiosamente non ha nome pur essendo più significativa delle altre in quanto nodo orografico su cui confluisce una dorsale proveniente dalla Lunigiana. Superato il Losanna si scende al Passo Compione (1794) e, seguendo sempre il sentiero di cresta 00-G.E.A., si sale infine alla vetta del monte Sillara (1861).
10.- San Gimignano, incantevole borgo medioevale definito con l’appellativo di “città delle torri”.
San Gimignano è incantevole anche sotto la pioggia, quando i suoi vicoli si riempiono di un fiume disordinato di ombrelli colorati. Quando il cielo prende il colore della pietra con la quale sono costruiti i palazzi, ma viene movimentato dalle variopinte bandiere delle sue contrade. Quando una certa bruma la avvolge, donandole quel fascino misterioso e schivo capace di trasportarti indietro nei secoli fino all’epoca medioevale. Quella delle lotta per le investiture, tra Guelfi e Ghibellini, qui rappresentati dagli Ardinghelli e dai Salvucci, quella delle botteghe e dei mercanti, quella delle famiglie benestanti che per ostentare al mondo il proprio potere economico e sociale ordinavano la costruzione di una torre. E se una avesse mai prevalso su un’altra, la rispettiva torre veniva rasa al suolo in segno di sconfitta. Opere architettoniche che, non a caso, sono valse a definire questo borgo con l’appellativo di “città delle torri”. Nella San Gimignano del Trecento esse erano in numero assai maggiore rispetto ad oggi: 72 contro le attuali 15 (c’è chi indica anche 14 o addirittura 16). Sembra impossibile, ma all’interno di questi ambienti così ristretti un tempo ci si viveva. All’ombra di quei muri spessi ci si riparava dal caldo in inverno e dal freddo in estate. Al piano terra la bottega, in quello di mezzo le camere e la cucina, per mere motivazioni di sicurezza, era posta nella zona più alto.
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