dicembre 17, 2021

Corsa degli Scalzi, un fiume umano di tutte le età, a piedi nudi nel mito.

Un fiume umano. Novecento devoti curridoris, uomini di tutte le età, vestiti col saio bianco, legato in vita da un cordone, a piedi nudi, accompagnano ‘in spalla’ il simulacro di Santu Srabadori, che riproduce il Cristo nella sua Trasfigurazione. 

 

L‘esercito di Salvatore’, guidato da un portabandiera, si muove di corsa dalla parrocchiale di santa Maria Assunta a Cabras sino al piccolo villaggio di San Salvatore di Sinis. Sette chilometri senza soste, tra sudore, polvere, lacrime e forti emozioni. È il fascino della Corsa degli scalzi, una festa di fede e folklore, che nel 2022 inizia all’alba di sabato 3 settembre. Si parte con la celebrazione della messa. 

 

 

La Corsa degli Scalzi.


Poi, avvolta da un’aria solenne e suggestiva, la processione lungo le vie del paese addobbato a festa. Alle 7 e mezza is curridoris sono pronti, cresce l’ansia di percorrere i sentieri sterrati e polverosi dei campi della penisola del Sinis, mentre il sole mattutino già scalda. 

 

Sui loro volti sono dipinte responsabilità e fierezza, rappresentano i ‘protettori’ della comunità cabrarese ed evocano un’intensa, palpabile devozione, sorta quando un gruppo di pescatori e contadini del paese, a inizio XVII secolo, salvò il santo dai pirati saraceni.



Un'atmosfera magica.

 

L’atmosfera magica ed elettrizzante sale di tono man mano che si avvicina l’avvio della corsa. La partenza è all’uscita di Cabras. La folla applaude il santo che si accinge al ‘viaggio’ sino al borgo di San Salvatore, dove si festeggia già da una settimana. Notte e giorno il profumo di muggini e maialetti arrosto pervade le viuzze polverose del villaggio, set cinematografico di ‘spaghetti western’ negli anni Sessanta e Settanta del XX secolo. 

 

Alle otto l’attesa di madri e sorelle, mogli e fidanzate degli scalzi diventa spasmodica. A stemperarla contribuisce la vernaccia, specialità vinicola della zona, offerta a tutti i presenti. L’arrivo dei 900 corridori è imminente. ‘Evviva Santu Srabadori’: l’inno urlato a squarciagola dagli scalzi è sempre più incombente. La scia bianca si avvicina seguita da un’enorme nuvola di polvere. All’arrivo, mortaretti, applausi e pianti: il rito si rinnova e il villaggio si colora di bianco. 

 


La procesione.

 

La processione prosegue, accompagnata dai is coggius - canti in onore del santo - sino alla seicentesca chiesetta di San Salvatore. Il giorno dopo, domenica primo settembre, prima del tramonto il simulacro ‘torna a casa’, viene riportato a Cabras, dove, tra devozione, note delle launeddas, balli e spettacoli, inizia un’altra festa. A farla da padrone i piatti a base di bottarga di muggine, l’‘oro di Cabras’.



L’atmosfera magica ed elettrizzante sale di tono man mano che si avvicina l’avvio della corsa. La partenza è all’uscita di Cabras. La folla applaude il santo che si accinge al ‘viaggio’ sino al borgo di San Salvatore, dove si festeggia già da una settimana. Notte e giorno il profumo di muggini e maialetti arrosto pervade le viuzze polverose del villaggio, set cinematografico di ‘spaghetti western’ negli anni Sessanta e Settanta del XX secolo. 

 


Evviva Santu Sarabadori.

 

Alle otto l’attesa di madri e sorelle, mogli e fidanzate degli scalzi diventa spasmodica. A stemperarla contribuisce la vernaccia, specialità vinicola della zona, offerta a tutti i presenti. L’arrivo dei 900 corridori è imminente. ‘Evviva Santu Srabadori’: l’inno urlato a squarciagola dagli scalzi è sempre più incombente. 


La scia bianca si avvicina seguita da un’enorme nuvola di polvere. All’arrivo, mortaretti, applausi e pianti: il rito si rinnova e il villaggio si colora di bianco. La processione prosegue, accompagnata dai is coggius - canti in onore del santo - sino alla seicentesca chiesetta di San Salvatore. Il giorno dopo, domenica primo settembre, prima del tramonto il simulacro ‘torna a casa’, viene riportato a Cabras, dove, tra devozione, note delle launeddas, balli e spettacoli, inizia un’altra festa. A farla da padrone i piatti a base di bottarga di muggine, l’‘oro di Cabras’.


L'arrivo alla necropoli nuragica di Mont’e Prama.

 

 La maggiore testimonianza protostorica è la necropoli nuragica di Mont’e Prama, a dieci chilometri dal paese, dalla quale è venuta alla luce una delle più sensazionali scoperte archeologiche del bacino del Mediterraneo, gli oltre cinquemila frammenti, oggi ricomposti, di circa trenta stature di combattenti – arcieri, guerrieri e pugilatori -, i celebri Giganti di Mont’e Prama, ammirabili in parte al museo archeologico di Cabras. 

 

Già un millennio prima di Cristo esisteva un centro abitato nell’area dove oggi sorge la frazione di San Salvatore ed è attestato anche il popolamento dell’area costiera, dove, nell’VIII secolo a.C. i fenici fondarono Tharros, poi divenuta colonia cartaginese e infine florida città romana. Oggi ne ammirerai i ruderi accanto allo sfondo azzurro del mare. 

 


Un fiume umano arriva a Tharros.

 

Tharros fu anche capitale del giudicato d’Arborea, poi abbandonata attorno all’anno mille per le incursioni dei pirati e in parte smantellata per edificare, nell’entroterra, Oristano. In quel periodo sorse anche l’abitato di Masone de Capras, antenata di Cabras.



Un fiume umano. Novecento devoti curridoris, uomini di tutte le età, vestiti col saio bianco, legato in vita da un cordone, a piedi nudi, accompagnano ‘in spalla’ il simulacro di Santu Srabadori, che riproduce il Cristo nella sua Trasfigurazione. 

 


 L‘esercito di Salvatore’.

 

L‘esercito di Salvatore’, guidato da un portabandiera, si muove di corsa dalla parrocchiale di santa Maria Assunta a Cabras sino al piccolo villaggio di San Salvatore di Sinis. Sette chilometri senza soste, tra sudore, polvere, lacrime e forti emozioni. È il fascino della Corsa degli scalzi, una festa di fede e folklore, che nel 2022 inizia all’alba di sabato 3 settembre. Si parte con la celebrazione della messa. Poi, avvolta da un’aria solenne e suggestiva, la processione lungo le vie del paese addobbato a festa. 

 

Alle 7 e mezza is curridoris sono pronti, cresce l’ansia di percorrere i sentieri sterrati e polverosi dei campi della penisola del Sinis, mentre il sole mattutino già scalda. Sui loro volti sono dipinte responsabilità e fierezza, rappresentano i ‘protettori’ della comunità cabrarese ed evocano un’intensa, palpabile devozione, sorta quando un gruppo di pescatori e contadini del paese, a inizio XVII secolo, salvò il santo dai pirati saraceni.


 L’atmosfera magica ed elettrizzante sale di tono man mano che si avvicina l’avvio della corsa. La partenza è all’uscita di Cabras. La folla applaude il santo che si accinge al ‘viaggio’ sino al borgo di San Salvatore, dove si festeggia già da una settimana. Notte e giorno il profumo di muggini e maialetti arrosto pervade le viuzze polverose del villaggio, set cinematografico di ‘spaghetti western’ negli anni Sessanta e Settanta del XX secolo. Alle otto l’attesa di madri e sorelle, mogli e fidanzate degli scalzi diventa spasmodica. 


A stemperarla contribuisce la vernaccia, specialità vinicola della zona, offerta a tutti i presenti. L’arrivo dei 900 corridori è imminente. ‘Evviva Santu Srabadori’: l’inno urlato a squarciagola dagli scalzi è sempre più incombente. 

 


Una scia bianca seguita  da un’enorme nuvola di polvere.

La scia bianca si avvicina seguita da un’enorme nuvola di polvere. All’arrivo, mortaretti, applausi e pianti: il rito si rinnova e il villaggio si colora di bianco. La processione prosegue, accompagnata dai is coggius - canti in onore del santo - sino alla seicentesca chiesetta di San Salvatore. Il giorno dopo, domenica primo settembre, prima del tramonto il simulacro ‘torna a casa’, viene riportato a Cabras, dove, tra devozione, note delle launeddas, balli e spettacoli, inizia un’altra festa. A farla da padrone i piatti a base di bottarga di muggine, l’‘oro di Cabras’.



L’inimitabile costa di Cabras, seppure contornata da stagni che la separano dall’entroterra, nel XVII secolo era costantemente presa d’assalto dai saraceni provenienti dal mare. Da qui le origini della Corsa degli Scalzi, rievocazione storico-religiosa di un episodio, risalente al 1619, di difesa contro un’invasione dei mori. 

 


Lo stratagemma.


I cabraresi, per proteggersi dall’avanzata e per mettere al sicuro la statua di Srabadori, escogitarono un piano. Per affrontare la lunga fuga di corsa, legarono ai piedi nudi rami di frasche, in modo da sollevare più polvere possibile e sembrare così molto più numerosi. Lo stratagemma funzionò in pieno, in quanto i saraceni, spaventati all’idea di essere di fronte a un grande esercito, si ritirarono. Il villaggio e il simulacro furono salvati grazie all’ardore di chi non ha altra via d’uscita che la fuga. 

 

Da allora, ogni anno, in ricordo dell’episodio miracoloso, per rinnovare il voto al santo, il rito viene ripetuto identico. E con regole ben definite: sono 14 i gruppi di curridoris, composti a loro volta da 14 ‘mute’, ciascuna di cinque corridori. Sette corrono il sabato, sette la domenica. La sorte decide chi porta il santo al villaggio di San Salvatore e chi lo riporta a Cabras.

 

Motivi associati all'evento.

 

Mare, lagune, enogastronomia, eventi, siti archeologici, musei e sport all’aria aperta. Durante la celebrazione, non mancano i motivi per associare all’evento, la scoperta delle bellezze naturalistiche dell’area marina della penisola del Sinis e le infinite e suggestive attrazioni culturali. Il territorio di Cabras, esteso oltre cento chilometri quadrati, è stata ‘culla’ di tutte le civiltà che hanno caratterizzato preistoria e storia della Sardegna. 


La maggiore testimonianza protostorica è la necropoli nuragica di Mont’e Prama, a dieci chilometri dal paese, dalla quale è venuta alla luce una delle più sensazionali scoperte archeologiche del bacino del Mediterraneo, gli oltre cinquemila frammenti, oggi ricomposti, di circa trenta stature di combattenti – arcieri, guerrieri e pugilatori -, i celebri Giganti di Mont’e Prama, ammirabili in parte al museo archeologico di Cabras. 

 


Frazione di San Salvatore.

 

Già un millennio prima di Cristo esisteva un centro abitato nell’area dove oggi sorge la frazione di San Salvatore ed è attestato anche il popolamento dell’area costiera, dove, nell’VIII secolo a.C. i fenici fondarono Tharros, poi divenuta colonia cartaginese e infine florida città romana. Oggi ne ammirerai i ruderi accanto allo sfondo azzurro del mare. 

 

Tharros fu anche capitale del giudicato d’Arborea, poi abbandonata attorno all’anno mille per le incursioni dei pirati e in parte smantellata per edificare, nell’entroterra, Oristano. In quel periodo sorse anche l’abitato di Masone de Capras, antenata di Cabras.

Fonte.



novembre 25, 2021

Sardegna caraibica: la spiaggia Le Dune di Porto Pino, un deserto di sabbia finissima.

 Un deserto di sabbia finissima, con dune di borotalco modellate dal maestrale: un prodigio della natura regna nella spiaggia Le Dune di Porto Pino, sulla punta estrema Sud-Occidentale della Sardegna.

Un candore che si interrompe solo per lasciare il posto alle brillanti sfumature azzurre e turchesi del mare cristallino e al verde della vegetazione. 

 

Praticamente un paesaggio caraibico.

 


 

Le Dune di Porto Pino.

Questa bellissima spiaggia termina in un suggestivo ambiente desertico con dune che arrivano fino a 30 metri di altezza.

 

Una visione abbagliante.


 

I mari del Sud della Sardegna sono tra i più belli del mondo. Uno dei tratti spettacolari di costa è proprio la spiaggia di Porto Pino, nel territorio di Sant’Anna Arresi/Teulada, 4 chilometri suddivisi in tre parti: la prima dalla sabbia grigio perla, la seconda perfettamente candida, incastonata tra una pineta e gli stagni di Maestrale, la terza oltre i ruderi di un molo. Quest’ultima è appunto Le Dune, chiamata anche Is Arenas Biancas, un chilometro di colline sabbiose che arrivano fino a 30 metri di altezza, soffici come bambagia. Per la forza dei venti sono in perenne movimento, porgendo un profilo sempre diverso.



La spiaggia, accessibile soltanto nel periodo estivo, è una meta imperdibile per gli amanti del mare. Immergetevi in acqua, passeggiate, nuotate, lasciatevi cullare dalla brezza. Osservate i cespugli della macchia mediterranea che compaiono qua e là sulla sabbia: gigli di mare, ginepro fenicio, rosmarino selvatico. Sono gli arbusti, con le loro radici, a consentire l’accumulo della sabbia. Seguite con lo sguardo i fenicotteri rosa, i gabbiani reali e le garzette mentre spiccano il volo. Cercate le conchiglie nascoste nella sabbia e ammirate gli scheletri dei tronchi scolpiti dalle intemperie e dalla salsedine.
 

Attività outdoor per tutti i gusti.


 

Il fondale è sabbioso e digrada dolcemente per una decina di metri, prima di farsi più profondo, il che lo rende adatto anche alla balneazione dei bambini in assoluta sicurezza. Una nuotata è quasi obbligatoria, però si possono scegliere altre attività in mare. Tra queste, snorkeling e pesca subacquea.



Alcune aree della Sardegna sono il paradiso dei surfisti e questa non fa eccezione. Soffia il vento e il mare regala le correnti giuste. Poi per chi vuole volare c’è sempre il kite surf! Non farete alcuna fatica a trovare scuole e centri specializzati dove reperire maestri e attrezzatura, così come sarà altrettanto facile noleggiare gommoni o altre imbarcazioni, oppure ancora iscriversi a una scuola di vela, per una strepitosa gita acquatica.


L’ecosistema perfetto.



Mare, dune, spiagge e promontori. E lagune, stagni, pinete, tutto concentrato in pochi chilometri: un paesaggio quasi incontaminato, protetto da anni.



La pineta a ridosso della spiaggia è rara, poiché è costituita dai Pini di Aleppo, una specie che prospera in Siria (da cui il nome) e in altri Paesi del Medioriente, nel Meridione d’Italia, in Spagna e in Marocco. Poi querce secolari e ginepri.



Inoltratevi nello scenario lagunare della zona umida e perdetevi tra canali e polle d’acqua, puntate agli stagni di Maestrale e a quello denominato Is Brebeis, subito alle spalle della spiaggia di Porto Pino: è la residenza estiva di molti uccelli migratori, dai fenicotteri rosa al martin pescatore.
 

Il tour prosegue nei dintorni.


Tutta l’area del comune di Teulada riserva panorami mozzafiato. Da Capo Malfatano a Capo Teulada sono 60 i chilometri di costa dai contorni variegati. Fate anche una gita in altura, per ammirare la costa dall’alto e coglierne tutta la ricchezza.



Dedicate una passeggiata al fresco nella foresta di Gutturu, tra lecci e sughere secolari, e salite sul Monte Ponte Sebera. Da quassù lo sguardo scorre libero dal Golfo di Cagliari fino alla costa Sud-Ovest della Sardegna, si scorge anche l’Isola di Sant’Antioco. La sera è bello visitare il borgo di Teulada, con le sue piccole vie che si inerpicano verso le piazzette.



Questo è il posto giusto per lo shopping, grazie a molti artisti-artigiani che mantengono viva una lunga tradizione. Trovate abiti ricamati e tappeti, pipe di terracotta, dipinti su ceramica che riproducono gli incredibili paesaggi dell’area. Oggetti curiosi sono le pitture raffiguranti le antiche abitazioni rurali dei pastori, riprodotte su vecchie tegole.



Concedetevi infine una pausa al ristorante e assaggiate la pasta tipica: la frègula, ovvero palline di semola, spesso condite con un sugo di pesce. La cucina sarda guarda al mare, ma ancora di più alla terra e potreste provare l’agnello o il ragù di cinghiale.



A fine pasto, rilassatevi con un bicchierino di Mirto, il liquore ricavato da questa pianta aromatica. 

 

Fonte.

ottobre 07, 2021

I paesi e borghi più belli in Sardegna: pescatori, porti e paesini con una storia antichissima.

I paesi da visitare in Sardegna con i castelli e le cose da vedere e da mangiare nei borghi più belli della Sardegna. 

 

La Sardegna, al centro del Mediterraneo, ha visto fiorire nei secoli borghi di pescatori, porti e paesini con una storia antichissima: i paesi della costa e quelli dell’interno, i borghi della selvaggia Barbagia e quelli della Gallura hanno tutti caratteristiche diverse che lasciano scoprire indizi sul territorio in cui sorgono e sulla sua cultura unica. 

 

Sono tanti i piccoli paesi da scoprire con lentezza sull’isola sarda, piccole gemme segrete testimoni di un antico passato. Quali sono i più belli? 

 

I paesi e borghi più belli in Sardegna.

 

Ecco una guida ai borghi più belli da visitare almeno una volta in Sardegna. 

 

Atzara, Provincia di Nuoro.

 


Sulle pendici sud-occidentali del Gennargentu spicca un antico borgo di origine medievale, Atzara, famoso per il vino e la tradizione tessile. 


Attorno infatti ci sono boschi e colli coltivati a vigna da cui si ottiene un noto vino nero, il Mandrolisai. 


Anche la tradizione tessile è molto raffinata, in particolare la produzione di tappeti e antichi costumi femminili. 


Leggi l'articolo completo in questa pagina.


Bosa, Provincia di Oristano

 
Carloforte, Provincia del Sud Sardegna

 
Castelsardo, Provincia di Sassari

 
Posada, Provincia di Nuoro

 
Sadali, Provincia del Sud Sardegna

 
Sardara, Provincia del Sud Sardegna

 

Laconi, Provincia di Oristano.

 


Il borgo di Laconi, posto sulle ultime propaggini del massiccio del Gennargentu, si sviluppò all’ombra di un castello che fu di Eleonora d’Arborea e sotto gli spagnoli divenne feudo di due fra le famiglie più potenti dell’isola, i Castelvì e gli Aymerich. 


A questi ultimi si deve l’imponente palazzo omonimo dall’ampia facciata neoclassica, progettato da Gaetano Cima, il più grande architetto sardo dell’Ottocento e un vasto parco nelle vicinanze. 


Leggi l'articolo completo in questa pagina.


Orgosolo, Provincia di Nuoro

 
Orosei, Provincia di Nuoro

 
Porto Cervo, Provincia di Sassari

 
Santa Teresa Gallura, Provincia di Sassari

 
Villasimius, Provincia del Sud Sardegna

 
Stintino, Provincia di Sassari

 
Arzachena, Provincia di Sassari

 
Barumini, Provincia del Sud Sardegna

 
Sant'Antioco, Provincia del Sud Sardegna

 
Alghero, Provincia di Sassari

 
Chia, Provincia del Sud Sardegna

 
Porto Torres, Provincia di Sassari

https://www.travel365.it/borghi-sardegna.htm

settembre 18, 2021

Sant’Antioco è un’isola di rara bellezza, con sprazzi paesaggistici di pregio.

Sant’Antioco, avrai modo di scoprirlo, è un’isola di rara bellezza, con sprazzi paesaggistici di pregio, habitat ideali per numerose specie di flora endemica. 

 

Ed è proprio in questi angoli di terra incontaminata che potrai ammirare, sentendone i profumi inebrianti, alcune tipologie di vegetazione tipicamente antiochensi. 

 


La rara belleza di Sant’Antioco.

Se vuoi apprezzare la flora delle aree salmastre, non dovrai allontanarti troppo dal centro di Sant’Antioco: ti basterà percorrere qualche chilometro per giungere nella località di Is Pruinis, dove avrai la possibilità di osservare la Salicornia nelle sue molteplici varianti: Strobilacea, Glauca ed Europea. 

 

Le aree salmastre.


 Se non ti trovi nei pressi delle aree salmastre, allora stai sicuramente calpestando quell’entroterra, paradiso della Macchia Mediterranea, che in primavera dà il meglio di sé avvolgendo l’aria di infiniti profumi: dalla Lavanda selvatica alla Ginestra, dal Ginepro Fenicio all’Olivastro, dall’Elicriso alla famigerata Palma Nana, che vedrai spuntare nei luoghi più disparati. 

 

Una passeggiata in barca.

 


E se sei animato dal desiderio di visitare Sant’Antioco nella sua interezza, allora devi sapere che una breve passeggiata in barca ti condurrà fino agli isolotti della Vacca, dove crescono rigogliose l’Erba Cristallina e la Borracina Azzurra, accanto al più diffuso Giglio di Mare e al Narciso Tazzetta, e del Toro, abitato dalla Costolina e dal Senecio Costiero. 

 

 Specie floristiche dell’isola.

 


Infine, non tutti sanno che anche la Posidonia, quella comunemente nota come “alga”, è una pianta marina, dunque appartenente alla specie floristiche dell’isola. 

 

Ebbene, potrai scorgerla nelle tue passeggiate di snorkeling nel sud dell’isola: la vedrai in banchi sconfinati mentre danza mossa dalle correnti marine. 



 

agosto 21, 2021

Perché questa spiaggia della Calabria è chiamata Paradiso del Sub a Zambrone, in provincia di Vibo Valentia.

In Calabria c'è una spiaggia che è un vero paradiso, soprattutto per chi ama praticare sport acquatici: dove si trova e tutto quello che c'è da sapere.

 

Ci sono luoghi così belli in Italia che non ci fanno assolutamente invidiare le incredibili distese di sabbia dei Paesi esotici. 

 

È il caso di questa suggestiva spiaggia calabrese che, grazie alla sua straordinaria bellezza, viene persino chiamata il Paradiso del Sub.


Il Paradiso del Sub di Zambrone.


Ci troviamo a Zambrone, in provincia di Vibo Valentia, un paesino situato sulla Costa degli Dei che si distingue per essere una delle zone più suggestive della Calabria. Vi basti pensare che il suo secondo nome è “Costa Bella” a causa dello spettacolo paesaggistico, ma anche storico e artistico che offre.

 

Tra le varie perle di questo territorio c’è, appunto, Zambrone che è caratterizzata da favolose spiagge bianche lambite da un mare incredibilmente cristallino. Una di queste è Marinella che è stata ribattezzata il Paradiso del Sub, e vi assicuriamo che non sarebbe potuta essere chiamata altrimenti.

 

Si trova incastonata tra maestose rocce che si tuffano in un mare così azzurro da potercisi specchiare, e si distingue per essere abbracciata da una natura selvaggia e incontaminata. Divisa in due parti da due scogli, la spiaggia di sinistra è piccina e costituita da sabbia bianca finissima, quella di destra è decisamente più ampia e la sabbia si mescola con granellini di sassi. Niente bar o lidi per chi ama stare comodo, solo l’autenticità della natura che in questo angolo di Calabria si mostra in tutto il suo splendore.

 

Da queste parti il Mar Tirreno è limpido e abbastanza caldo, e la spiaggia si rivela ottima anche per le famiglie con bambini grazie alla progressività dei suoi fondali. Da lontano, inoltre, si scorge Stromboli, un paesaggio che rende questo posto ancora più unico nel suo genere.

 

Straordinario anche l’imponente Scoglio del Leone che si trova nella baia, così chiamato per via della sua particolare conformazione che ricorda molto il Re della Savana.

 

Perché questa spiaggia è chiamata il Paradiso del Sub.

 

Perché questo angolo-gioiello calabrese è stato ribattezzato Paradiso del Sub? La risposta è molto semplice: questo tratto di costa presenta alcuni punti a strapiombo sul mare, una particolare conformazione che dà vita a delle piccole “baie” che sono dei veri e propri paradisi marini. Ma non solo.

 

Le acque sono limpide da sembrare brillare alla luce del sole, una condizione ideale per tutte le persone che praticano sport acquatici. Un mare, perciò, dalle sfumature caraibiche e abitato da una miriade di pesci da osservare. Non manca di certo la flora che, anzi, si rivela decisamente abbondante.


Come arrivare al Paradiso del Sub.

 
Come tutti i gioielli meglio custoditi, arrivare alla spiaggia conosciuta come Paradiso del Sub non è proprio facilissimo poiché è necessario intraprendere un suggestivo sentiero panoramico che scende tra le rocce. In alternativa è possibile giungervi anche anche via mare. 

 

Ma vediamo nel dettaglio come fare.

 

Arrivare al Paradiso del Sub in auto.

 Per scoprire questo luogo incantevole dovete dirigervi verso il piccolo centro di Marina di Zambrone, a metà strada tra Pizzo Calabro e Tropea. Per farlo è necessario percorrere l’ex strada statale 522. A quel punto vi basta seguire le indicazioni per Zambrone, più nello specifico per la stazione ferroviaria nei pressi della quale parte il sentiero per raggiungere la Spiaggia Paradiso del Sub.
 

Arrivare al Paradiso del Sub in treno.



Lamezia Terme è lo snodo ferroviario giusto per chi sceglie di arrivare a Zambrone in treno. Questi due centri calabresi, infatti, hanno collegamenti abbastanza frequenti per una durata di appena 45 minuti. Ma una volta scesi alla stazione, è comunque necessario fare un tratto a piedi.
Arrivare al Paradiso del Sub a piedi.

 

Raggiunta la stazione dei treni, dovete scendere per la strada asfaltata seguendo le indicazioni per la “Spiaggia della Marinella” che vi porta dritti a un sentiero sterrato che conduce a questo straordinario paradiso.

 

Sono solamente 700 metri e non particolarmente insidiosi. È presente, infatti, un parapetto in legno utile a proteggere dalle cadute e un terreno ben battuto. Nonostante questo, il consiglio principale è indossare comunque scarpe da ginnastica al posto delle infradito. In circa 10 minuti di cammino si raggiunge la spiaggia, mentre al ritorno bisogna considerare circa 5 minuti in più a causa del dislivello del sentiero.

 

Un po’ di fatica, quindi, che verrà ripagata dal panorama che passo dopo passo si apre sul Paradiso del Sub di Zambrone.

 

Quando andare e cosa portarsi.


Il consiglio generale è quello di evitare i fine settimana durante l’alta stagione. Nei giorni infrasettimanali, infatti, c’è sicuramente meno affollamento ad accezione di agosto, periodo in cui la caletta si riempie di persone. In ogni caso, il momento migliore per visitate il Paradiso del Sub è la mattina presto.

 

Nell’eventualità in cui decidiate di passare un’intera giornata da queste parti, il suggerimento è quello di portarvi tutto il necessario poiché sulla spiaggia non ci sono servizi di alcun tipo. Può capitare che anche i cellulari possano avere scarsa ricezione e persino i navigatori satellitari e quelli nautici potrebbero presentare alcune difficoltà ad agganciare il segnale. Il tutto a causa dell’ampia parete rocciosa di cui questa spiaggia è caratterizzata.

 

 Sappiate, tuttavia, che a 300 metri verso nord sorge un piccolo camping nel quale si possono affittare sdraio e ombrelloni, oltre a trovare un bar/ristorante per sfamarsi o bere qualcosa. Infine, scarpe comode per il sentiero e una maschera da sub per fare un po’ di snorkeling.

 

Cosa vedere a Zambrone.



Se si visita il Paradiso del Sub non si può di certo non fare un salto al paesino che lo ospita: Zambrone. Questa piccola gemma calabrese si trova su un altopiano a circa 200 metri sul livello del mare e, nonostante la sua vocazione prettamente di stampo balneare, non mancano all’interno del suo centro storico alcune testimonianze del passato.

 

Passeggiandovi si possono scoprire antichi palazzi e chiese che custodiscono il cuore di questo grazioso borgo affacciato sul Mar Tirreno. Splendida è certamente la sua Chiesa di San Carlo Borromeo, patrono della cittadina, che ancora oggi conserva il suo originale impianto architettonico. Al suo interno è possibile ammirare favolosi affreschi della scuola Napoletana e una statua in marmo bianco che rappresenta San Carlo in trono.

 

Interessante è anche la Chiesa della Vergine Immacolata che, pur avendo risentito delle due guerre mondiali, è ritornata all’antico splendore a partire dal 2001, quando sono stati completati i lavori di restauro.

 

Insomma, questo angolo di Calabria è un vero Paradiso del Sub, ma anche di chi ama il mare, la natura e la storia.

luglio 22, 2021

Le dune sarde, uno sconfinato deserto di soffice e finissima sabbia bianca, modellata dal maestrale.

Uno sconfinato deserto di soffice e finissima sabbia bianca, modellata dal maestrale, un quadro paradisiaco puntellato di gigli di mare e ginepro fenicio nell’estrema parte sud-occidentale della SardegnA.

 

Un’abbagliante distesa lunga un chilometro di chiarissime e morbide colline sabbiose che raggiungono i trenta metri d’altezza. Tra l’una e l’altra, mentre passeggerai per raggiungere la riva, vedrai apparire a intervalli pennellate azzurre e turchesi: il contrasto tra bianco della sabbia e colori del mare ti lascerà senza fiato!


Le dune sarde.

 

La spiaggia Le Dune offre un panorama da sogno, completato da macchia mediterranea che interrompe il candore con tocchi di fresca vegetazione, mentre arbusti di rosmarino sprigionano la loro essenza. 

 

Is Arenas Biancas.

 


Questo paradiso, noto anche come Is Arenas Biancas, è il tratto di Porto Pino rientrante nel territorio di Teulada. Parte del litorale è accessibile solo d’estate, perché ricade nel poligono militare.


Porto Pino.


Complessivamente la spiaggia di Porto Pino è lunga quasi quattro chilometri: il lungo tratto settentrionale (circa tre quarti del totale) di bianche dune sabbiose fa parte di Sant’Anna Arresi.



Vicino alle Dune, c’è un ampio parcheggio, adatto anche ai camper. Sull’arenile si trovano stabilimenti, dove noleggiare attrezzatura balneare, e punti di ristoro. A pochi chilometri strutture ricettive e ristoranti. Le acque, fresche e dominate dalle correnti, sono accessibili a tutti perché il fondale degrada dolcemente, ideale anche per appassionati di pesca subacquea o snorkeling e meta tutto l’anno di surfisti.

 

Is Brebeis.

 



È un’ oasi di bellezza incomparabile che custodirai nei ricordi più preziosi: intensi tramonti, cornice naturalistica del territorio circostante e lunghe passeggiate. 

 

In particolare, alle spalle della spiaggia, dove si stende lo stagno di Is Brebeis, dimora estiva di numerosi uccelli migratori: fenicotteri rosa, martin pescatore e la garzetta. ​L’area lagunare si estende poi a nord con gli stagni di Maestrale,​ di Porto Pino, del Corvo e Foxi.

 

Porto Zafferano.



Le Dune è una delle ‘perle’ di Teulada, che nella sua costa può vantare altre spiagge da sogno. In direzione sud incontrerai nell’ordine Porto Zafferano, anch’essa compresa nell’area militare e accessibile solo via mare, a luglio e agosto, un luogo stupendo e isolato, l’incantevole Porto Tramatzu, dai colori abbaglianti e fondale bassissimo e, infine, Tuerredda, semplicemente un angolo caraibico in Sardegna, spiaggia simbolo dell’Isola.

 

Fonte

giugno 09, 2021

Le 9 spiagge più belle della Calabria, una terra che stupisce per la varietà dei suoi paesaggi.

Con i suoi quasi 800 km di costa, bagnata dalle acque del Mar Ionio e del Mar Tirreno, la Calabria è una terra che stupisce per la varietà dei suoi paesaggi. 

 

Romantiche insenature, falesie a strapiombo sul mare, rocciose baie solitarie e spiagge di sabbia bianca finissima in cui regalarsi dolcissime ore di relax e godersi al meglio il sole delle vacanze estive, coniugando le bellezze della natura ai sapori intensi e genuini della cucina locale ma anche a una storia che affonda le sue radici molto lontano. 

 

Le 9 spiagge più belle della Calabria.

 

Le spiagge più belle della Calabria sono un vero incanto e sono tutte da scoprire: di seguito trovate le nostre 9 spiagge del cuore. Curiosi?

 

Grotticelle, Capo Vaticano (VV).

 

La prima spiaggia più bella della Calabria di cui vogliamo parlarvi è Grotticelle. Fra graniti, macchia mediterranea e angoli di paradiso in mezzo a un mare cristallino, sulla costa tirrenica della Calabria, le tre baie di Grotticelle, che culminano con il promontorio di Capo Vaticano, non potranno che catturarvi: sarete rapiti prima dal bellissimo contrasto cromatico che il verde della vegetazione sulle rocce crea incontrando le acque turchesi e la spiaggia bianca di sabbia sottile, poi dagli aromi speziati del timo, del mirto e del rosmarino della macchia, che profumano l’aria. Possiamo garantire per voi: l’atmosfera è di quelle da togliere il fiato.

Chianalea di Scilla, Scilla (RC).

 

Quella di Chianalea è una spiaggia che non teme confronti, statene certi: questo borgo, inserito nella lista dei più belli d’Italia, è una vera e propria opera d’arte, una tela d’artista. Chiamata anche “Piccola Venezia”, perché le coreografiche casette dell’antico borgo di pescatori nascono direttamente sulle rocce e sono lambite dal mare, Chianalea è uno di quei posti magici da vedere almeno una volta nella vita: rilassatevi sulla spiaggia, godetevi il mare e il sole, passeggiate attraverso i vicoli pittoreschi e poi programmate una fermata al Castello dei Ruffo: da qui, dall’alto, potrete ammirare le isole Eolie e la costa siciliana, un panorama che vi toglierà le parole di bocca. V’innamorerete. E non vorrete più andar via.

Le Castella, Isola di Capo Rizzuto (KR).


 

Spostiamoci sulla costa ionica e andiamo a scoprire un’altra delle spiagge più belle della Calabria, Le Castella, un posto incantato, in cui la storia si fonde col mito. La tradizione racconta dell’esistenza di sette castelli distribuiti in diverse isolette di un arcipelago, ormai sott’acqua, e sembra che il nome venga proprio da qui, ricalcando il plurale neutro latino medievale castellum, derivato a sua volta da castrum. 

 

Una delle isolette, Ogigia, pare sia stata niente di meno che la dimora di Calipso, come ci narra Omero, e pare dunque che sia passato di qui Ulisse. La spiaggia, dominata dalla fortezza aragonese, è un posto tutto da vivere: godetevi qui le ore più belle della giornata e poi concedetevi una cenetta di pesce fresco nei ristoranti della zona. Non chiederete nulla di più, credeteci.


Marina dell’Isola, Tropea (VV).


Situata tra la rocca di Isola Bella e la spiaggia della Rotonda, Marina dell’Isola è una delle spiagge più belle e suggestive della Calabria, nonché una delle spiagge più belle in Italia, senza ombra di dubbio. Potete raggiungere la sua sabbia bianca e il suo mare cristallino dalla bellissima quanto scenografica Tropea, scendendo dalla rocca dominata dalla chiesa di Santa Maria dell’Isola, attraverso dei vicoli e delle scalinate molto strette. 

 

Una volta arrivati in spiaggia, dopo un bel bagno ristoratore, provate una delle delizie gastronomiche del posto, come i “surici fritti” o la cipolla rossa di Tropea, omaggiata da una famosa sagra estiva. La gastronomia calabrese è una delle migliori e delle più saporite d’Italia. Diciamo che qui sarà veramente facile soddisfare tutti e 5 i sensi, mettete solo in conto grandi folle durante i mesi estivi.


Isola di Dino, Praia a Mare (CS).


 

L’Isola di Dino, sulla costa nord occidentale del Tirreno, di fronte a Praia a Mare, deve probabilmente il suo nome alla parola greca dina, che vuol dire vortice, tempesta, per le sue acque che, in passato, sono state spesso pericolose per i naviganti. 

 

Qui potrete apprezzare una natura quasi incontaminata, ricca di piante rare come il talittro calabro, il garofano delle rupi o la palma nana, che cresce proprio sulle falesie a picco sul mare, inaccessibili e bellissime. L’Isola di Dino è un mondo incredibile sopra e sotto l’acqua: paradiso dei sub, questi fondali sono ricchissimi e variegati. E voi, siete pronti al tuffo in una delle acque più belle d’Italia?

Spiaggia di San Nicola Arcella (CS).


 

Nel Golfo di Policastro, lungo la famosa Riviera dei Cedri, questa meravigliosa spiaggia della Calabria – una delle preferite dalla redazione di Skyscanner – è bagnata dalle acque tirreniche tra Praia a Mare e Scalea. Il litorale ampio e lungo si lascia cullare da un mare splendido, che vira le sue tonalità tra il turchese e lo smeraldo, e l’arenile è delimitato da basse scogliere, riparate dai venti grazie alle montagne del Parco Nazionale del Pollino. 

 

Vi sembrerà di essere stati trasportati al di fuori dal tempo e dallo spazio, una volta messo piede in questo posto meraviglioso: è un vero gioiello della natura, fidatevi e riempitevi gli occhi!


Spiaggia di Diamante (CS).

 

Situata sulla costa nord-occidentale tirrenica della Calabria, la Spiaggia di Diamante è un bellissima spiaggia dorata, molto ampia, che si estende al centro della Riviera dei Cedri. L’acqua trasparente e cristallina del mare, il bel fondale marino e la vista sull’Isola di Cirella proprio davanti alla spiaggia, rendono il paesaggio davvero incantevole. 

 

Se venite da queste parti non dimenticate di fare una passeggiata nel centro storico, famoso per i tanti murales che colorano le sue vie. Un’altra cosa da non perdere a Diamante è il liquore tipico a base di cedro: provatelo e non ve ne pentirete!!


Baia di Soverato (CZ).


 

Nella zona sud del Golfo di Squillace, in provincia di Catanzaro, Soverato, indicata come “la perla dello Jonio” per la bellezza delle sue spiagge, è un polo turistico molto importante lungo la costa ionica e di gran lunga una delle spiagge più belle della Calabria. 

 

Movimentata a tutte le ore, piena di locali e ristoranti, ricca di scorci da cartolina e con un mare mozzafiato, la Baia di Soverato non delude nemmeno a livello naturalistico, tanto da esser stata dichiarata Parco Marino Regionale, per la presenza di numerose colonie di cavallucci di mare , sempre più rari nei nostri mari. Non dobbiamo aggiungere altro, vero?


Spiaggia di Pizzo Calabro (VV).

 

E per concludere con una nota dolce il nostro articolo sulle spiagge più belle della Calabria non potevamo non citare quella di Pizzo Calabro, con il suo bellissimo mare, l’affascinante borgo arroccato sul promontorio nel Golfo di Sant’Eufemia e la sua costa frastagliata con un’alternanza di spiagge sabbiose e di roccia. 

 

La Spiaggia di Seggiola è meravigliosa sia durante il giorno che di sera, trovandosi al centro della roccia di tufo sulla quale è arroccato il borgo, dominata dall’imponente castello. Godetevi il bellissimo tramonto sul mare da qui, magari assaggiando un eccellente gelato artigianale. Pizzo Calabro è infatti la città del gelato, famosa soprattutto per il “tartufo”, ma anche per la qualità del gelato più in generale.


Fonte.

maggio 29, 2021

I tramonti piú belli del Salento: ecco da dove ammirarli!

Il Salento continua a far innamorare italiani e stranieri.

 

Oltre al mare, gli spettacolari tratti costieri dove dominano scogliere e grotte, campagne e suggestivi borghi medievali, il territorio salentino offre ai turisti la possibilità di assistere a incredibili tramonti sul mare.

 

A seguire una lista delle migliori località da non perdere se si vuole assistere ai tramonti più belli del Salento.

I tramonti piú belli del Salento.


 A titolo di esempio, soltanto, la top ten:


Porto Cesareo.

 Porto Cesareo è una delle prime località da visitare se si ha il desiderio di ammirare lo spettacolare tramonto del sole salentino. Sullo sfondo l’isola dei Conigli, chiamata così perché un tempo quest’area era utilizzata proprio per l’allevamento dei conigli. Durante la stagione estiva, l’isola dei Conigli è una delle principali attrazioni per i turisti, alcuni dei quali la raggiungono perfino a nuoto vista la non proibitiva distanza dal porticciolo.
 

Torre Lapillo.

 

Nella lista delle migliori 10 località da dove vedere i tramonti più belli del Salento impossibile non citare Torre Lapillo. In questa posizione il sole sembra una palla rossa infuocata che non aspetta altro di tuffarsi nel mare alla sera, dopo aver deliziato residenti e turisti nel corso della giornata regalando loro una splendida giornata di mare.

 

Lido Punta della Suina.

 

 

Altra tappa da non perdere lungo la costa ionica salentina è Lido Punta della Suina, laddove si trova l’unico stabilimento balneare di Punta della Suina, a sud di Gallipoli. Quando i Caraibi vengono accostati al Tacco d’Italia, spesso si fa riferimento proprio a questa insenatura, dove acqua cristallina e natura selvaggio diventano protagonisti assoluti.

 

Santa Maria di Leuca.

 Una terra ricca di leggende e storia, nell’antichità culla religiosa di culture diverse. Oggi Santa Maria di Leuca conserva i tratti di località esclusiva grazie anche alla bellezza del tramonto. Il consiglio è di recarsi presso Punta Ristola, famosa anche per gli innumerevoli ritrovamenti archeologici nel recente passato. In alternativa, per un’esperienza più glam, si può scegliere di godere del tramonto direttamente dal mare, grazie alla possibilità di un’escursione in barca nel tardo pomeriggio con aperitivo a bordo.

Gallipoli.

 

Dopo un’intera giornata trascorsa in uno dei tanti stabilimenti balneari di Gallipoli, prima ancora di andare a cena e proseguire la serata in dolce compagnia, l’appuntamento è con il tramonto. Anche l’ex capitale europea dell’olio lampante rientra nella lista dei luoghi da cui è possibile ammirare il bellissimo tramonto del Salento, magari sulla spiaggetta della Purità, vicino al centro cittadino, per un’atmosfera super suggestiva. Se preferisci un’esperienza dal sapore più naturale e selvaggio, ti consigliamo le spiagge nei dintorni della città, come la bellissima località di Baia Verde.

 Marina di Pescoluse.

 

Chi è alla ricerca di pace e tranquillità, rimanendo a stretto contatto con la natura più selvaggia del Salento, Marina di Pescoluse rappresenta una soluzione ideale. Durante il giorno è tra le destinazioni più gettonate dai vacanzieri che si godono la bellezza delle acque nel tratto di costa non lontano da Santa Maria di Leuca. Di sera, invece, si trasforma in una location privilegiata da dove assistere al tramonto del sole.

 

Torre San Giovanni.


 

Cosa c’è di più bello se non camminare a piedi nudi su una spiaggia dai colori spettacolari e dal tramonto che fa mozzare letteralmente il fiato a chi lo vede per la prima volta? Si parla di Torre San Giovanni, celebre località della marina di Ugento, a metà strada tra Punta della Suina (a nord) e la Marina di Pescoluse a sud, famosa soprattutto per la sua spiaggia bianca.

 

Porto Selvaggio.

 Una volta che ci si è messi Gallipoli alle spalle, proseguendo lungo la costa ionica del Salento si raggiunge Porto Selvaggio, altra meta famosa tra i turisti per una vacanza di 1 o 2 settimane nel Tacco d’Italia. C’è chi considera Porto Selvaggio come l’oasi più bella del Salento. Un’affermazione che trova conferme tra tante persone che soggiornano da queste parti, soprattutto quando arriva l’ora di dare l’arrivederci al sole.

 

Punta Prosciutto.

 

All’estremo nord della provincia di Lecce, si ha la possibilità di assistere a un eccezionale tramonto sul mare. I più fortunati sono le coloro che hanno l’opportunità di restare in estate fino a dopo cena in riva alla spiaggia di Punta Prosciutto, nota per essere tra i principali luoghi d’interesse di tutta la provincia che fa capo a Lecce. Tra aree naturali protette, una spiaggia di sabbia finissima e fondali digradanti, ci troviamo qui in un vero e proprio angolo di paradiso.

Torre dell’Orso.


 

Nella lista dei 10 tramonti più belli del Salento, Torre dell’Orso è l’unica località che appartiene alla costa adriatica. Il consiglio è di restare fino a tardi sulla scogliera che si affaccia sulle Due Sorelle, i faraglioni gemelli della nota località salentina, protagonisti di un’antica leggenda che narra la morte di due sorelle numerosi anni addietro. Il tramonto da questa posizione non ha nulla da invidiare a quelli che si possono ammirare sulla costa ionica. Si tratta di una località dall’atmosfera magica, che regala emozioni uniche.

Fonte.