gennaio 31, 2012

L'isola di Capraia, un’autentica perla mediterranea, terra di roccia dall’inequivocabile origine vulcanica.

L'isola di Capraia è situata nel Canale di Corsica (braccio di mare al confine tra Mar Ligure e Mar Tirreno), ed è un'isola di origine vulcanica, la terza per grandezza dell'Arcipelago Toscano dopo l'Elba e il Giglio.

È infatti lunga circa 8 km (da punta Teglia a nord a punta dello Zenòbito a sud) e larga 4, per una superficie di 19,26 km2. Il perimetro è di circa 30 km. È l'isola dell'arcipelago più lontana dalla terra ferma trovandosi più vicina alla costa orientale della Corsica che alla costa toscana, rispetto alla quale sorge a ovest del Golfo di Baratti (Piombino).

È un'isola di origine vulcanica, con un cono di eruzione ancora oggi ben visibile per metà nella tipica Cala Rossa, sicuramente una delle cale più particolari dell'arcipelago.

Presenta coste alte e rocciose con assenza di spiagge (a volte nella Cala della Mortola si forma una piccola spiaggia di sabbia) ed un piccolo bacino lacustre (denominato Stagnone o Laghetto) nell'area più interna montuosa, con cime lungo una catena centrale (che si avvicina fino a 1 km dalle coste) con vette di oltre 400 metri.

Il rilievo maggiore è il monte Castello alto 447 metri, che sul versante occidentale si avvicina al mare con dirupi mentre su quello orientale scende più dolcemente con piccole valli torrentizie (vadi), la più importante delle quali è il Vado del Porto, lungo circa 3 km, che sfocia presso Capraia Porto.

Attualmente fa parte del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano. La vegetazione è ricchissima e presenta alcune specie endemiche rarissime.


Tra queste spiccano le tre specie dell'isolotto della Peraiola, distante solo pochi metri dall'isola principale, ma sufficienti per isolare alcune specie che si sono evolute diversamente dall'isola vicina.

Sul versante ovest dell'isola in corrispondenza della Punta del Dattero, su una parete ripidissima, vive anche il «fossile vivente» della palma nana, risalente a quando tutta l'Europa era coperta da specie oggi presenti solo molto più a sud.

Prevale la gariga (vegetazione a cavallo tra la steppa e la macchia mediterranea) con elicriso, cisto marino, mirto, lentisco, rosmarino, oleandro, euforbia arborea, ecc. Le capre selvatiche e le foche monache sono oggi estinte.


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gennaio 28, 2012

L'isola di Pianosa, mare e natura integrale, vera e propria “nursery” della fauna ittica dell’alto Tirreno.

Protetta dal carcere per 142 anni, colonia penale prima, carcere di massima sicurezza fino ai nostri giorni.

L’isola “piatta” è una risorsa unica: praterie di Posidonia vera e propria “nursery” della fauna ittica dell’alto Tirreno, le catacombe più importanti a nord di Roma, la Villa Romana di Agrippa, il Sanatorio di Punta Marchese dove fu confinato anche Sandro Pertini, una flora e una fauna caratterizzate da molteplici rarità dovute ad un’evoluzione “in isolamento” e un eccezionale flusso migratorio.

Non trascuriamo, fra l’altro, le potenzialità rappresentate delle strutture del carcere, intese come “monumento” moderno della storia del nostro paese che va dai briganti della Maremma ai prigionieri austriaci per arrivare agli anni di Piombo e alle stragi di mafia.


Lo stesso muro che divide in due l’isola, costruito nel ’78 può certo rappresentare una testimonianza “storica” da valorizzare. Nella parte purtroppo chiusa, si trovano le baie e scogliere tra le più belle di tutto l’Arcipelago Toscano.

Pianosa è anche la sola delle isole toscane ad essere formata interamente da rocce sedimentarie. Data la natura calcarea e il carattere pianeggiante del territorio, è stata coltivata fin dai tempi più antichi. Apparteneva anch’essa ai Romani e Augusto vi relegò il nipote Postumio Marco Giulio Agrippa, che vi fu ucciso.

Nella cala di S. Giovanni si possono vedere ancora oggi i ruderi della Villa Romana di Agrippa. Tuttora l’isola ospita il penitenziario ed è quindi un’isola chiusa, nella quale si può sbarcare soltanto con un permesso del Ministero degli Interni o per fondati motivi dovuti alla navigazione, come avaria di bordo o mare grosso.

La sua popolazione è quindi formata soltanto da detenuti e da guardie. L’isola, malgrado la sua costa aspra e inospitale, irta di rocce e spaccature, cambia poi totalmente paesaggio, assume a poco a poco, un aspetto pianeggiante e tranquillo. cactus, ulivi, agave, si inseriscono dolcemente in questo pezzo di terra mite di clima e di colori, che con i suoi campi coltivati a grano e orzo, colmi di assolato silenzio, ci riporta ad una immagine di vita campestri.

I fondali intorno all'isola sono bassi e si approfondiscono dolcemente, la batimetrica dei - 50 viene raggiunta in media a circa 1500 m dalla costa. L'isola è interamente compresa nel Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano. Attorno all'isola, nel raggio di 1 miglio sono vietati navigazione e pesca. L'accesso è demandato ad un permesso rilasciato dalla Direzione del Parco.



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gennaio 23, 2012

Il complesso delle grotte di Toirano: oltre 150 caverne naturali.

Risalendo la Val Varatella, poco oltre Toirano, si incontrano i contrafforti di un massiccio calcareo di dolomiti grigie, solcato da una serie di valloni, in cui si aprono oltre 150 caverne naturali, tutt’oggi oggetto di ricerca da parte di studiosi internazionali.

Il complesso delle grotte di Toirano, aperto al pubblico nel 1953, dopo le opportune opere di sistemazione, è gestito direttamente dal Comune e costituisce oggi una delle maggiori attrattive che l'entroterra della Riviera Ligure di Ponente offre al turismo italiano, con un numero di visitatori superiore alle 110.000 unità all'anno.





Lunghezza percorso turistico: circa 1300 m
Temperatura costante: 16°C circa
Umidità relativa media: 98%

Grotta della bàsura (grotta della strega).


La grotta della Bàsura, nota sin dal secolo scorso per le esplorazioni dello studioso don Nicolò Morelli Canonico di Pietra Ligure, è sicuramente la più spettacolare. Nel 1950, alcune persone di Toirano appassionate di speleologia scoprirono una serie di sale interne che seguono un percorso di circa 450 metri, meravigliose per la ricchezza e la varietà di concrezioni naturali.

Nella grotta trovò rifugio per millenni l'orso delle caverne (Ursus spelaeus), che vi si recava per trascorrervi il letargo; la sua presenza è attestata da un gran numero di resti ossei, da impronte di zampe sul suolo e dalle tracce di unghiate sulle pareti.

Di particolare interesse sono le testimonianze riferibili all'uomo preistorico, recentemente datate a circa 12.000-12.500 anni fa; si tratta di impronte di piedi, mani e ginocchia e, nella "sala dei misteri", di numerose palline d'argilla attaccate alla parete contro la quale furono scagliate, probabilmente con significato rituale. Queste tracce sono riferibili a uomini del Paleolitico superiore, cacciatori-raccoglitori che frequentavano la regione e utilizzavano questa grotta non come abitazione ma probabilmente per scopi rituali.

Nel 1960 gli scopritori abbatterono l'ultimo diaframma calcareo e scoprirono la sala terminale della Grotta della Bàsura. Da qui il percorso prosegue scavato in una grandiosa colata di alabastro, all'interno di imponenti ambienti ricchi di concrezioni mammellonari ("antro di Cibele").


Grotta del Colombo.

La grotta del Colombo si apre alcune decine di metri più in alto della grotta della Bàsura e di quelle di Santa Lucia. È un’ampia galleria lunga 50 metri, con una sala laterale di notevoli dimensioni. Questa cavità è di grande interesse preistorico, ed infatti fu scavata a più riprese a partire dalla fine dell’800. Dagli scavi provengono testimonianze di numerose fasi di occupazione umana a partire da circa 300.000 anni fa.

Gli antichi abitanti di questa grotta (probabilmente Homo heidelbergensis) realizzavano i loro strumenti con pietra raccolta nella zona, in particolare nell’alveo del Varatella. Gli studi attualmente in corso stanno portando notevoli contributi alla conoscenza dell’antico ambiente ed all’influenza di questo sui comportamenti delle popolazioni preistoriche. Vista l’unicità delle testimonianze archeologiche, questa grotta non è normalmente aperta al pubblico.

Grotta di Santa Lucia Superiore.
 

L’ingresso della grotta di Santa Lucia Superiore si trova pochi metri più in alto di Santa Lucia Inferiore. Nota sin dal Medioevo, ospita nella parte anteriore un Santuario risalente ai secoli XV e XVI. Dietro l’altare, la cavità si estende con un corridoio rettilineo lungo circa 240 metri, sulle cui pareti vi sono numerose iscrizioni lasciate dai pellegrini fin dai primi secoli di vita del Santuario.

Scavi archeologici effettuati intorno al 1960 nella zona retrostante l’altare, a circa 40 metri dall’ingresso, hanno restituito attrezzi in pietra attribuiti alla cultura musteriana e realizzati da uomini di Neandertal durante l’ultimo periodo glaciale, tra circa 80.000 e 40.000 anni fa.

Recenti studi lasciano supporre che gli strati più profondi messi in luce possano essere ancora più antichi, fino a 200-250.000 anni fa.

In questo caso il primo frequentatore della Grotta sarebbe stato l'Homo sapiens arcaico, detto anche Homo heidelbergensis.

Grotta di Santa Lucia Inferiore.

Formazioni di sottili cristalli di aragonite, in curiose disposizioni a "fiore", ricoprono le pareti. Alcune delle sale sono molto ampie e vi si trovano enormi stalattiti, anch'esse ricoperte da cristalli di aragonite.

Oggi è possibile accedere a questi ambienti dal fondo della grotta della Bàsura attraverso un traforo artificiale lungo 120 metri. Così la grotta di Santa Lucia Inferiore costituisce l’uscita del percorso turistico che conduce all'aperto sull’altro lato della montagna.


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