ottobre 10, 2019

La flora del parco appennino-lucano, una natura straordinariamente ricca.

Le differenze altimetriche, che dai 2005 m del Monte Papa degradano fino ai 300 m della base della Murgia di S. Oronzo e l’eterogeneità ecologica, hanno plasmato nei secoli una natura straordinariamente ricca di biodiversità vegetale. Le aree a più elevata valenza naturalistica, ricadono prevalentemente nella fascia fitoclimatica montana che si colloca orientativamente dai 1.000 ai 1.800 m. s.l.m: l’area di pertinenza del Faggio (Fagus sylvatica).

Le faggete dei Monti Maruggio, Arioso e Pierfaone, sono ascrivibili al tipo Aceri Lobelii-Fagetum grazie alla presenza di maestosi esemplari di faggio in associazione con latifoglie nobili come l’Acero di Lobel (Acer lobelii) l’Acer Opalus, l’Acero Campestre (Acer campestris), la Carpinella (Carpinus orientalis). Nell’area Nord del Parco, si colloca un poderoso complesso forestale che si estende sulle pendici del Monte Serranetta e comprende il Bosco di Rifreddo, in cui le splendide fustaie di faggio man mano che l’altitudine cala si arricchiscono di specie diverse, in particolare il cerro (Quercus cerris).
A corredo si ritrovano molte specie tipiche di boschi eliofili quali carpino orientale (Carpinus orientalis), carpino nero (Ostrya carpinifolia), nocciolo (Corilus avellana), acero d’Ungheria (Acer obtusatum), Acer lobelii, Pyrus spp. Tra le erbacee sono presenti Veronica officinalis, Anemone apennina, Scilla bifolia, Atropa belladonna, Allium ursinum formante, nei valloni più freschi e fertili, estese coltri vegetali insieme a Sambucus nigra e Galantus nivalis.


Nelle aree rupicole di Serra di Monteforte si riscontra il millefoglio lucano (Achillea lucana). In direzione sud-est si erge il cordone montuoso formato dai Monti Serra di Calvello, Monte Volturino, Monte Madonna di Viggiano, Monte S. Enoc, M. Caldarosa che ospitano la foresta più imponente della Regione. Numerosi endemismi danno pregio alla flora delle praterie di quota: ricordiamo Hippocrepis glauca esclusiva del Volturino, Schlerantus perennis, Geranium cinereum, Veronica austriaca. Un sito già designato come area SIC è l’Abetina di Laurenzana, una fustaia con soggetti imponenti alti anche 40 m, a prevalenza di Abete bianco (Abies alba). La tipica associazione Abete bianco-Faggio esce dagli schemi fitosociologici propri delle aree appenniniche di centro-nord poichè rappresenta una variante più termofila ed eliofila con la presenza di specie come l’agrifoglio, il biancospino, la rosa canina e, tra le erbacee, il Sigillo di Salomone, il Miosotis, il ciclamino, la stellina odorosa.


Verso ovest, sud-ovest, ai confini con la Campania, si ritrova un esempio spettacolare di faggeta termofila: il Faggeto di Moliterno inquadrabile nell’associazione Aquifolio – Fagetum. La copertura erbacea è di gran pregio e comprende oltre alle specie sopra citate: Lathirus venetus, Euphorbia amygdaloides, Lilium bulbiferum e, nelle praterie dello Sterraturo, numerose orchidee quali, tra le altre, Orchis simia, Ophiris apifera, Ophiris lucana, Ophiris sphegodes. Fanno da cornice al Lago Laudemio sul il massiccio calcareo del Monte Sirino – Papa estese fustaie di faggio che si mescolano agli ontani napoletani (Alnus cordata) delle sponde lacustri. L’area annovera rari endemismi floristici quali Vicia sirinica e Astragalus sirinicus.


Nella fascia collinare fino ai 500 m domina la vegetazione mediterranea che racchiude l’orizzonte delle latifoglie eliofile, dominata dal Leccio. In relazione all’altitudine e all’esposizione la Lecceta lascia il posto a popolamenti misti di cerro e roverella, accompagnati sovente da altre specie decidue quali il Quercus fraineto, l’Acer obtusatum, Fraxinus ornus, Alnus cordata, Ostrya carpinifolia e Castanea sativa, il ciavardello (Sorbus torminalis) e sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia).


Tra gli arbusti frequente è il Pungitopo, l’asparago selvatico, il biancospino, il ligustro, il cotognastro, il corniolo. Laddove la morfologia si addolcisce, il leccio si innalza formando boschetti ricchi di ginepri; diffusi nuclei di lentischi (Pistacia lentiscus), terebinti (Pistacia terebinthus) e filliree (Phyllirea latifoglia) arricchiscono il quadro della flora mediterranea che, in zone più aride, cede il posto ai cisti (Cistus salvifolia e C. monspeliensis) e alla ginestra odorosa (Spartium jungeum). Interessante è la cerreta della Foresta demaniale regionale Fieghi-Cerreto ubicata a Piano dei Campi ai piedi del Monte Raparo. Il Lago del Pertusillo è contornato di boschi termofili di Roverella, ricchi di funghi e tartufi. Querce, Lecci, nuclei di lentisco, ginepri, filliree, fino ai cisti e alla ginestra, arricchiscono i bordi della vallata formando un denso tappeto verde. Al di sotto scorre nel suo contorto alveo, il fiume Agri, le cui acque bagnano il bosco di pioppi, salici e viburni che in primavera offrono una candida spettacolare fioritura.


ottobre 07, 2019

La fauna del parco appennino-lucano, vasto sistema di aree protette.

L’areale del Parco influenza ed è influenzato dalle comunità faunistiche dei parchi confinanti e garantisce gli scambi genetici tra le popolazioni ospitate in questo vasto sistema di aree protette.


La variabilità ambientale trova riscontro in una buona diversità faunistica.


Gli ecosistemi acquatici sono ricchi di Anfibi e Crostacei. Tra gli Anfibi occorre ricordare la presenza diffusa del Tritone italiano (Lissotriton italicus) dell’Ululone dal ventre giallo (Bombina pachypus), della Salamandrina dagli occhiali (Salamandrina tergiditata) e di Hyla Intermedia.


I crostacei più importanti sono: il Granchio (Potamon fluvialis fluvialis) ed il Gambero (Austropotamobius pallipes); quest’ultimo, tra l’altro, rappresenta un importante indicatore della qualità delle acque.


Questi Crostacei assieme alla ricca Ittiofauna presente nel Lago del Pertusillo costituiscono un’importante comunità acquatica e rappresentano un’indispensabile fonte alimentare per specie rare e significative come la Lontra (Lutra lutra).


Assieme a Ciprinidi quali il Cavedano (Leuciscus cephalus) e la Rovella (Rutilius rubio), sono presenti nelle acque del lago sia la Trota fario (Salmo trutta fario) che la Trota iridea (Oncorhynchus mykiss), l’Alborella (Alburnus alburnus alborella), la Carpa (Cyprinus carpio) e molte altre specie.

Fiumi ed ambienti umidi rappresentano l’ambiente ideale anche per diverse specie di uccelli frequentatori delle acque interne alcuni dei quali migratori, come la Cicogna nera (Ciconia nigra) che è una specie nidificante e la Cicogna bianca (Ciconia ciconia). Sempre tra i trampolieri sono frequentatori del lago e dei pantani: l’Airone bianco maggiore (Egretta alba), l’Airone rosso (Ardea purpurea) ed il più comune Airone cenerino (Ardea cinerea); specie come la Garzetta (Egretta garzetta), la Spatola (Platalea leucorodia) ed il Cavaliere d’Italia (Himantopus himantopus) sono facilmente avvistabili così come la Nitticora (Nycticorax nycticorax). Altra presenza degna di nota è quella del Capovaccaio (Neophron percnopterus), specie nidificante nel territorio del Parco.

Gli ambienti aperti in quota, oltre i 1500 metri, sono il dominio dei grandi uccelli rapaci che vedono da qualche anno il ritorno di individui erratici di Aquila reale (Aquila chrysaetos), la presenza stabile del Falco pellegrino (Falco peregrinus) e del Corvo imperiale (Corvus corax). Poco più in basso, in boschi vetusti è segnalata anche la presenza del Gufo Reale (Bubo bubo), mentre nelle zone collinari sono particolarmente abbondanti il Nibbio reale (Milvus milvus) e la Poiana (Buteo buteo). Negli ambienti umidi è possibile avvistare il Nibbio bruno (Milvus migrans) ed il Falco di palude (Circus aeruginosus).

Tra i Rettili sono presenti la Testuggine d’acqua (Hemys orbicularis) e la rara Testuggine di Hermann di terra (Testudo hermanni). Tra i serpenti di grosse dimensioni è frequente incontrare il Cervone (Elaphe quatuorlineata) ed il Saettone (Zamenis lineatus) e non è raro incapfarfallapare nella Vipera (Vipera aspis) frequentatrice di ambienti più caldi ed aridi. Molto interessanti sono le colonie di Luscengola (Chalcides chalcides) nei prati di alta quota ove è possibile scorgere anche l’Orbettino (Anguis fragilis), Sauri con arti ridotti o assenti.

I variegati ambienti terrestri sono il regno di numerose specie di piccoli e rari mammiferi carnivori come la Puzzola (Mustela puteorius) ed il Gatto selvatico (Felis silvestris). Il Lupo (Canis lupus) rappresenta senza dubbio il predatore terrestre al vertice della piramide alimentare che vede tra le sue prede preferite il Cinghiale (Sus scrofa), molto difusso nel Parco.

I prati montani e pedemontani, oltre a offrire rifugio all’Istrice (Hystrix cristata), sono gli ambienti elettivi della timida Lepre europea (Lepus capensis) che è preda della molto più comune Volpe (Vulpes vulpes).

Tra gli Insetti è degna di nota la presenza di Rosalia alpina un Coleottero che con la sua vivace colorazione fa percepire la propria presenza nelle foreste più mature lungo l’intera dorsale montana.

Avifauna

Chiotteri

Anfibi

Mammiferi