febbraio 29, 2012

Parchi faunistici lombardi, mete di ogni tipo per una gita fuori porta.

Nei dintorni di Milano, a pochi kilometri di distanza, è possibile trovare mete di ogni tipo per una gita fuori porta.

In questa sezione alcuni suggerimenti per passare una o piu' giornate piacevoli.

Tutti i Parchi Faunistici lombardi nelle vicinanze di Milano:
 Parco degli Aironi Cinerini
Gerenzano (VA)
tel. 02/96399107

E' un parco che si estende per circa 45 ettari nel Comune di Gerenzano,  un  paese di circa 10.000 abitanti nella provincia di Varese.

In questo parco si possono vedere aironi, falchi, cervi, daini, mufloni, cavalli e conigli.
Nel centro del parco vi è un laghetto di 35 metri di profondità, dove vivono diverse specie di pesci. Tutto attorno un sentiero di 5 Km, percorribile sia a piedi che in bicicletta, porta negli angoli più belli del Parco: una bellissima terrazza di legno, che sovrasta il laghetto, è lo scorcio più incantevole.

All'entrata vi è un bar, vi sono campi da tennis e vi è un parcheggio ben strutturato. L'area era precedentemente una discarica, recuperata grazie alla volontà comunale.

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Parco Arcadia
Bareggio (MI)

Il Parco si estende per circa 200.000 metri quadri all'interno del territorio di Bareggio.
È percorribile, a piedi o in bicicletta, attraverso sentieri sterrati e non che permettono di raggiungere tutte le varie parti del Parco. Lungo questi percorsi sono disposte panchine per il riposo, tavoli per pic-nic e fontanelle.

All'ingresso, la struttura di accoglienza, che ospita tra l'altro la sede dell'associazione Amici del Parco, comprende anche una sala didattica ed i servizi igienici. All'interno del Parco sono inoltre disponibili a tutti alcune strutture sportive:

- un percorso vita con attrezzi per gli amanti dello jogging
- un campo di calcio
- un'arena cementata per pattinatori grandi e piccoli.

Aperto nel periodo invernale (da ottobre a marzo) tutti i giorni dalle 8.00 alle 18.00 e nel periodo estivo (da aprile a settembre) tutti i giorni dalle 8.00 alle 22.00.


Parco faunistico "Le Cornelle"
Valbrembo (BG) - Via Cornelle
tel. 035/527640


Il parco faunistico Le Cornelle si propone non solo come zoo, ma anche come riserva per ospitare specie di animali in via di estinzione; ospita moltI animali a rischio di estinzione, come le Tigri Bianche, il Leopardo delle Nevi, la Gru della Manciuria, l'Ara Giacinto oltre ad oltre 100 specie di animali nel loro habitat naturale.

All'interno anche un ristorante, 4 bar e zone pic-nic sia all'aperto che coperte, una area parco giochi per i più piccoli e un suggestivo trenino che fà il giro del parco.

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Oasi Montorfano
Melegnano (MI)
tel. 02/5230386


E' un'oasi del WWF urbana attrezzata. L'oasi è un intervento di rinaturalizzazione in corso di un'area degradata alla confluenza tra il Lambro e la Vettabbia. Il progetto prevede il ripristino delle varie tipologie forestali caratteristiche del bosco ripariale di pianura.

Nell’Oasi di Montorfano le presenze più importanti sono il Gabbiano comune e la gallinella d’acqua, mentre per la flora: Populus nigra, Populus alba, Almus glutinosa, Salix alba, Salixtriandra, Salix cinerea, Salix purpure, Quercus robur, Carpinus betulus, Prunus padus, Prunus avium, Corylus avellana, Malus syluestris, Viburnum opulus, Crataegus oxyacantha, Evonimus europaeus, Cornus sanguinea, Sambucus nigra, Rhamnuscatharticus, Frangula alnus, Fraxnus spinosa, Cornus mas, Viburnum lantana, Berberis vulgaris.

L'oasi è sempre aperta.
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Oasi di Sant'Alessio
S. Alessio con Vialone (PV)
tel. 0382/94139

Nel Parco del Castello medioevale di Sant'Alessio vi è un'oasi naturalistica assolutamente da visitare.
Qui un gruppo di studiosi si dedica da quasi trent'anni alla reintroduzione in natura e alla protezione di specie autoctone quali falchi pellegrini, gheppi, gufi di varie specie, conigli selvatici, lepri, aironi, cicogne e molti altri.
 All'interno del parco vi è anche un piccolo bar e un'area pic-nic.
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Oasi di Vanzago
Località Tre Campane - Vanzago (MI)
tel. 02/9341761

Il Bosco WWF Oasi di Vanzago (oltre 143 ettari) si trova in Provincia di Milano ed il suo territorio è compreso nei Comuni di Vanzago, Pogliano Milanese ed Arluno.

L'ambiente della riserva naturale è quello tipico planiziale, detto del “pianalto asciutto”. L'ambiente è in buona parte frutto di un interevento di riqualificazione ambientale operato negli anni da Ulisse Cantoni, originario proprietario della tenuta, che volle farne lascito alla associazione ambientalista, affinché si perpetuasse nel tempo la sua conservazione.

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Osservatorio eco-faunistico Alpino
Aprica
tel. 0342.745550

L’Osservatorio eco-faunistico Alpino si trova in Valtellina a circa 170 km da Milano ed è una specie d’enclave super protetta, di circa 24 ettari, immersa nell’esteso Parco regionale delle Orobie Valtellinesi, sul versante fresco della media Valtellina. Qui si possono ammirare diversi degli animali tipici di questo prezioso ed intatto habitat naturale tra i quali camosci, stambecchi, caprioli, falchi, scoiattoli ed anche un bellissimo esemplare di 200 kili di orso bruno.

Parco ittico Paradiso
Frazione Zelo Buon Persico - Villa Pompeiana
tel. 02/9065714

Il Parco Ittico Paradiso si trova a pochi chilometri da Milano ed offre un'opportunità didattica per conoscere la natura ed in particolare fauna e flora degli ambienti d'acqua dolce. Il parco è esteso su 130.000 metri quadrati, è stato formato dal fiume Adda che, deviando in passato il suo corso, ha ritagliato un territorio ricco di sabbie e ghiaie, ma povero di humus e quindi poco interessante dal punto di vista agricolo.

 
Tenuta del Boscone
Camairago (Lodi) - Frazione Bosco Valentino — Cascina Isola
tel. 0377/700001

La Tenuta del Boscone si trova ad un'ora di auto da Milano ed è una riserva di oltre 300 ettari situata all'interno del Parco Regionale Adda Sud tra le province di Lodi e Cremona. Qui è possibile ammirare una vegetazione rigogliosa e una diversificata fauna locale vivono tra cui cervi, daini, mufloni, scoiattoli, cinghiali, aironi, falchi, garzette e nitticore.
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Parco Naturale Regionale del Beigua, un parco per la tutela della biodiversità.

Ventisei chilometri di crinali montuosi, a due passi dalla Riviera Ligure, che si sviluppano dal Colle del Giovo al Passo del Turchino con andamento parallelo alla costa, passando per le vette del M. Beigua (1287 m), della Cima Frattin (1145 m), del M. Rama (1148 m) del M. Argentea (1082 m) e del M. Reixa (1183 m) e che racchiudono praterie e preziose zone umide, fitte foreste di faggi, roveri e castagni, rupi scoscese e affioramenti rocciosi, pinete a Pino Marittimo e lembi di vegetazione mediterranea.

Un mosaico di ambienti in ragione del quale il gruppo montuoso del Beigua viene considerato una delle zone più ricche di biodiversità della Liguria: in funzione di tale ricchezza nel comprensorio del Parco sono stati proposti ben 3 Siti di Importanza Comunitaria.

La Comunità Europea, attraverso la proposta della Regione Liguria e del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, ha ulteriormente riconosciuto lo straordinario valore naturalistico del Parco del Beigua istituendo una Zona di Protezione Speciale che riveste una particolare importanza per gli uccelli migratori (l'area è riconosciuta come "Area Importante per l'Avifauna" secondo la classificazione del Bird Life International). Sono presenti oltre 80 specie nidificanti talune di grandissimo pregio come l'Aquila reale, il Biancone, il Codirossone, il Succiacapre e l'Averla piccola.

Lungo i suoi percorsi più impervi del Parco e nascosti alla vista dell'uomo transita regolarmente il lupo e dai suoi contrafforti affacciati sul mare non è inusuale scorgere le affusolate sagome delle balene transitare nello specchio acqueo di fronte a Varazze, Cogoleto e Arenzano.

Un comprensorio in cui nel giro di pochi chilometri si possono apprezzare fioriture tipiche della macchia mediterranea o imbattersi in singolari torbiere di alta quota, testimoni di epoche lontane in cui ghiaccio e rocce combattevano la loro battaglia quotidiana per modellare la superficie terrestre.

Un parco in cui è possibile scovare variopinte specie floristiche endemiche (Viola Bertolonii, Cerastium utriense, Asplenium cuneifolium, Daphne cneorum, Cheilantes marantae) e alcuni singolari inquilini appartenenti alla fauna minore (quali il colubro lacertino, il tritone alpestre, il tritone crestato, la rana temporaria, ecc.).

Un parco che annovera al suo interno tre importanti Foreste Demaniali Regionali ("Deiva" in Comune di Sassello, "Lerone" nei Comuni di Arenzano e Cogoleto, "Tiglieto" nei Comuni di Tiglieto, Masone e Campo Ligure) in cui vivono i tipici ungulati dell'Appennino ligure quali cinghiali, caprioli e daini.



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Il Cervino, completamente avvolto di mistero, presenta un aspetto così caratteristico che è sempre riconoscibile.

Il Cervino, completamente avvolto di mistero, si erge a 4.478 metri fra il Vallese ed il Piemonte.

Che lo si osservi da Zermatt o dall'Italia, presenta un aspetto così caratteristico che è sempre riconoscibile.

La sua prima ascensione nel 1860 è rimasta celebre perché fu realizzata dal giovane incisore inglese Edward Whymper, il quale cinque anni più tardi doveva essere uno dei so­pravvissuti del primo dramma del Cervino: la morte di quattro compagni di cordata dopo la loro vittoria sulle implacabili creste della vetta.


Gustave Dorè ha illustrato la caduta di questi uomini, precipitati da abisso in abisso nel ghiacciaio del Cervino, a 1500 metri più in basso. Nel 1871 il picco fu vinto da una donna, Lucy Walker, seguita qualche settimana più tardi dal­l'americana Meta Brevoort che attraversò la montagna da parte a parte, salendo da Zermatt e discendendo sul Breuil. Da allora tutte le creste del Cervino sono state esplorate, ivi compresa la diabolica parete nord.


Il toponimo in italiano deriva dal francese "Cervin", che deriva dal latino "Mons silvanus", cioè Monte boscoso. In effetti, nei secoli passati, in ragione del clima più mite che rendeva tra l'altro possibile la traversata dei colli alpini durante la maggior parte dell'anno, questo monte era ricoperto da foreste.


Questo "Optimus" climatico fu la ragione dell'importanza della Valle d'Aosta in epoca romana e della fondazione di Augusta Prætoria Salassorum (l'odierna Aosta). Seguendo il processo di corruzione della voce latina, da "Silvanus" si è arrivati a "Servin" (pron. "servèn"), in francese. Horace-Bénédict de Saussure, che fu tra i primi cartografi del Regno di Sardegna, però, sbagliò nella trascrizione, registrando il toponimo "Cervin", che in francese si pronuncia allo stesso modo. Il toponimo italiano è derivato di conseguenza, sottolineando un errato riferimento al cervo.


È situato nella Alpi Centrali, sullo spartiacque tra l'Italia e la Svizzera, lungo la catena delle Alpi Pennine dalla quale si erge isolato dal resto delle altre vette, sovrastando i paesi di Breuil-Cervinia in Italia e di Zermatt in Svizzera.


Presenta quattro pareti principali orientate secondo i punti cardinali: la parete nord guarda Zermatt in Svizzera, la parete est guarda il ghiacciaio del Gorner, la parete sud sovrasta Breuil-Cervinia in Italia e la parete ovest è rivolta verso il Dent d'Hérens. Queste pareti sono collegate da altrettante creste: la cresta sud-ovest detta Cresta del Leone; la cresta nord-ovest detta Cresta di Zmutt; la cresta nord-est detta Cresta dell'Hörnli e la cresta sud-est detta Cresta di Furggen.


La vetta è costituita da due cime distinte collegate da un sottile filo di cresta. La cima più alta viene chiamata Cima svizzera; quella più bassa (di soli due metri) si chiama Cima italiana. La frontiera italo-svizzera segue invece la cresta stessa, coincidente con la linea di displuvio, come sancito dalla Convenzione del 24 luglio 1941 tra la Confederazione Svizzera e il Regno d’Italia.


Tale convenzione sancisce il principio della linea di displuvio come confine naturale e indica in maniera specifica in quali tratti si abbandona tale criterio. Il Cervino non ne fa parte.


Le due cime sono quindi condivise tra i due stati.


Dopo la prima storica conquista il Cervino è stato teatro di tante imprese alpinistiche lungo le sue pareti e creste. Tra le altre sono degne di nota: Albert Mummery, 1879 - prima salita della cresta di Zmutt (con le guide Alexander Burgener, Augustin Gentinetta e Johann Petrus), Walter Bonatti, 1965 - prima salita invernale della parete Nord (in solitaria) e Hans Kammerlander, 1992 - salita delle quattro creste in 24 ore.







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Natura, storia e tradizione in una delle zone più suggestive dell'Appennino ligure.

L'opera dell'uomo e la natura si fondono in uno spettacolo senza uguali durante il periodo delle fioriture che caratterizzano la vetta del Monte Antola e i pascoli montani di cui questo territorio è custode.

L'architettura di quest'area con il suo magnifico Castello della Pietra, costruito tra due inconquistabili torrioni, e i suoi antichi borghi rappresenta una testimonianza di come questo territorio è stato abitato fino al secolo scorso grazie anche alla presenza di storiche vie di comunicazione dal mare alla pianura padana. La vicinanza con la città di Genova rende questo Parco ideale per chi vuole abbinare il mare con la montagna.


Traversata da ovest ad est del Parco dell'Antola.


  • Partenza: Vobbietta (323 m)
  • Arrivo: Gorreto (522 m)
  • Tempo di percorrenza: 17 ore
  • Segnavia: segnato F.I.E. (colore giallo)
Il percorso di crinale non presenta particolari difficoltà, tuttavia è consigliabile percorrerlo a tappe, suddivise in più giorni; attraversa da ovest ad est il Parco dell'Antola e collega l'Alta Valle Scrivia con l'Alta Val Trebbia.
Vobbietta è il punto di partenza dell'itinerario; nell'alternarsi di castagneti, boschi misti e prati incolti, si raggiunge il Bric delle Camere a quota 1016 m; in corrispondenza del Passo di Costa Salata (il valico un tempo era attraversato da un'antica Via del Sale), il sentiero incrocia la strada provinciale 145, si prosegue giungendo così in una radura su un colle a 1177 m., presso la Cappelletta di S. Fermo.

Dal Passo di S. Clemente si arriva alle pendici nord-est del Monte Buio (m. 1400 s.l.m.); oltrepassato il crinale si scende sul versante sud fino all'incrocio con i sentieri provenienti da Tonno e da Crocefieschi.


Giunti in prossimità della vecchia casa Musante si può proseguire per la vetta caratterizzata, nei periodi primaverili-estivi, dalla presenza di una ricca flora tra cui spiccano orchidee, genziane, narcisi, botton d'oro; dalla cima dell'Antola si scende gradualmente ammirando suggestivi scorci panoramici sul versante ligure e su quello piemontese.


Si prosegue fino a Casa del Romano dove è possibile ristorarsi e pernottare; si procede poi per Capanne di Carrega fino alle pendici del Monte Carmo, si raggiungono il Monte Pecoraia, il Monte Zovallo fino al Passo della Maddalena; di qui l'itinerario, sfiorando il Monte Busasca, scende lungo una faggeta giungendo rapidamente a Gorreto.


Anello del Rifugio.



  • Tempo di percorrenza: 4 ore
  • Lunghezza: 6,5 km
  • Segnavia: segnato due cerchi gialli pieni, tre pallini gialli
Crocevia di numerosi sentieri e antiche mulattiere tra le valli Scrivia, Trebbia e Borbera, la vetta del Monte Antola (1597 m) rappresenta un importante nodo nella rete escursionistica lungo l'Appennino ligure.

La frequentazione umana di questa montagna ha origini antichissime: dai pastori con le proprie mandrie ai commercianti diretti verso la pianura, dai viandanti ai semplici raccoglitori di erbe aromatiche, agli escursionisti di oggi, attratti dall'indiscussa valenza paesaggistica e naturalistica di questo territorio.


Con panorami che spaziano dall'arco alpino al mar ligure, l'itinerario ad anello attorno alla vetta del Monte Antola attraversa, dunque, uno dei punti di maggior interesse dell'area protetta e permette di scoprire i più rilevanti habitat del SIC "Parco dell'Antola".



Torriglia (845 mt) - Monte Antola (1597 mt).



  • Partenza: Torriglia (759 m)
  • Arrivo: Monte Antola (1597 m)
  • Tempo di percorrenza: 3 ore
  • Segnavia: segnato F.I.E. (colore giallo)
Da Torriglia (759 mt.) si sale a Donetta, raggiungibile anche mediante una carrozzabile. Da qui si accede al Passo dei Colletti, si percorre una serie di tratti pianeggianti alternati a ripide salite e si giunge attraverso estese faggete sulla vetta del Monte Antola.

Al Passo dei Colletti si può accedere anche attraverso un'antica mulattiera a partire dalla località i Buoni di Pentema situata a 1200 m sul livello del mare. In primavera si possono ammirare le bellissime fioriture dei maggiociondoli (Laburnum anagyroides) e durante tutto l'anno si può godere di una magnifica veduta sul lago del Brugneto.


Tra gli altri si attraversano i crinali del m.te Prela dal quale hanno origine le sorgenti dei torrenti Scrivia e Trebbia, le cui acque si allontanano in direzione opposta fino ad incontrarsi nel lontano Po. Il sentiero coincide con un breve tratto dell'itinerario europeo E7 che collega il Portogallo con la Romania, attraverso molteplici tappe intermedie, site in vari Stati europei.



Casa del Romano (1390 mt) - Monte Antola (1597 mt).



  • Partenza: Casa del Romano (1390 m)
  • Arrivo: Monte Antola (1597 m)
  • Tempo di percorrenza: 2 ore
  • Segnavia: segnato F.I.E. (colore giallo)
Il percorso è un tratto parziale del sentiero di crinale che si snoda lungo le maggiori vette del Parco (m.te Buio, m.te Carmo e m.te Antola). Il tracciato è ideale per praticare non solo escursionismo, ma anche mountain bike, equitazione e passeggiate invernali con racchette o sci.
Di notevole interesse, per rarità e bellezza, sono le fioriture primaverili-estive: narcisi (Narcissus poeticus), gigli (Lilium bulbiferum e martagon), genziane (Gentiana lutea e ligustica), orchidee (Orchis mascula e sambucina, Nigritella nigra,..) e l'arnica (Arnica montana), pianta utilizzata da sempre nella medicina popolare.

Crocefieschi - Monte Antola.



  • Partenza: Crocefieschi
  • Arrivo: Monte Antola (1597 m)
  • Tempo di percorrenza: 4 ore 15 minuti
  • Segnavia: segnato F.I.E. (colore giallo)
Dal centro di Crocefieschi si percorre la via che conduce al cimitero, punto di partenza dell'itinerario, si sale alle Cappellette di S.Rocco e dell'Assunta, proseguendo per il Passo dell'Incisa, uno dei punti più panoramici insieme al M. Rinudo e si procede lungo il crinale tra la Val Vobbia e la Valbrevenna che attraverso pascoli ed arbusteti arriva alle pendici del M. Buio per poi deviare verso sud est fino alla Bocchetta di Tonno sullo spartiacque tra Val Brevenna e Val Borbera; continuando sempre verso sud est si raggiunge il Rifugio dell'Antola per poi salire sulla vetta.

fonte: Parco Antola
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